Sono 191,5 i miliardi previsti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, articolato in progetti e riforme. A questi si aggiungono ulteriori miliardi europei e nazionali. Un totale di 248 miliardi da utilizzare nei prossimi anni.
Cifra mai vista prima.
Le aree di intervento del Piano sono:
Transizione verde. Trasformazione digitale. Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Coesione sociale e territoriale. Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale. Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.
C’è un vincolo nell’accedere ai fondi del Piano: il rispetto degli impegni assunti. Non ci sono le condizionalità previste per il Meccanismo europeo di stabilità, che tanto ha spaventato i nostri governanti che, però, le avevano approvate in passato.
Gli obiettivi e i tempi sono definiti dal Piano e, in base al rispetto degli impegni, arriveranno i fondi che, ricordiamo, sono debito europeo, cioè garantito da tutti i Paesi europei con la emissione di titoli. Oltre alla Commissione europea sarà, quindi, ciascun Stato che vigilerà il rispetto degli impegni assunti dagli altri Paesi. Altrimenti, niente soldi.
Riusciremo? La chiamata di Draghi alla “virtù del carattere” della nostra classe politica e alle categorie che la esprimono lascia perplessi quanto alla risposta.
Vero è che il Presidente del Consiglio è Mario Draghi, che ha posto sul piatto della bilancia la sua credibilità e che le persone da lui scelte offrono garanzie del fare.
Non rimane che attendere.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc