Sud e magia, il Sud e le sue donne, dai Sassi di Matera alla battaglia per l’ambiente contro il petrolio dei pozzi in Val d’Agri e le pale eoliche. Religione e anelito alla modernità nei paesini arcaici e ancora fermi a quando Carlo Levi li ha lasciati.
È in questo contesto invernale e inquietante, ma di straordinario fascino tra tempeste e gravine, che si snoda la fitta trama gialla di “Nero lucano” la cui protagonista è Viola Guarino, l’anatomopatologa forense con fama di strega e nipote di cumma’ Menghina – Mariarìt per i materani – la lamentatrice funebre più famosa e meglio pagata della regione. Chiamata per un sopralluogo sulla scena di un delitto, Viola si trova di fronte a un uomo con la testa spaccata, letteralmente, in due. È un ingegnere di origini lucane che da tempo abita al Nord, tornato al paese per affari.
Ma quali affari? La sua efficientissima segretaria – e forse amante – ne ha perso per ore le tracce proprio alla vigilia di un accordo milionario. E la moglie Leda, che detesta la Basilicata, si mostra vaga fino al punto di risultare sospetta. Le fin troppo sensibili «antenne» di Viola colgono una tensione erotica più torbida rispetto a un semplice triangolo extraconiugale. O forse si sta lasciando influenzare dal ritorno del sostituto procuratore Loris Ferrara, irresistibile e sfuggente come il giorno in cui si sono incontrati? Prima che riesca a fare ordine tra prove, intuizioni e sentimenti, però, si scopre un nuovo cadavere. C’è stata un’altra vittima, prima dell’ingegnere. L’assassino firma i suoi crimini seminando al suo passaggio tracce che non lasciano dubbi sul fatto che colpirà ancora. Sarà una corsa contro il tempo sulle tracce di un killer implacabile.
L’universo femminile domina questo romanzo in cui sulle donne del Sud aleggia il destino delle streghe della tradizione folkloristica. Spaventano se escono dagli schemi o se seguono il proprio istinto, e provocano paura e diffidenza negli altri. Come Viola, si portano dentro dolore estremo, e profondi sensi di colpa, ma conoscono la fatica, sanno sopportare pesi incredibili sulla testa come gli asini e troppo spesso vivono all’ombra dei loro uomini.
PIERA CARLOMAGNO è giornalista professionista e scrive su il «Mattino»; con l’ultimo romanzo “Una favolosa estate di morte”, edito da Rizzoli, ha vinto il Premio Romiti di «Ombre», sezione Emergenti, al Caffeina Festival di Viterbo. È direttrice artistica del SalerNoir Festival che nell’estate del 2021 giunge alla settima edizione. È laureata in cinese e ha tradotto un’opera teatrale del Premio Nobel Gao Xingjian.