Il fatto che un imprenditore abbia presentato ricorso al Tribunale amministrativo contro un bando di gara che prevedeva un punteggio extra per le imprese femminili, significa che la concorrenza delle donne imprenditrici, anche nella ristorazione, comincia a incidere e forse a dare fastidio. E non potrebbe essere altrimenti, visto che tutti gli studi dimostrano che le donne, quando sono messe in condizione di competere alla pari con gli uomini, non hanno nulla in meno, anzi.
Ciò nonostante, ci sembra ridicolo che, in un Paese che ancora deve ricorrere alle quote rosa per garantire alle donne un’adeguata rappresentanza nelle istituzioni, esista qualcuno pronto a ricorrere a un tribunale per bloccare un provvedimento che altro non vuole fare se non sostenere l’imprenditoria femminile. Una scelta che dimostra che la strada da fare, dal punto di vista culturale, è ancora molto lunga. In ogni caso, questa assurda decisione del Tar pugliese non ci spaventa: riusciremo a ritagliarci gli spazi che meritiamo anche senza punteggi extra nelle gare pubbliche e senza quote rosa.
Così Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, commenta la sentenza del Tar della Puglia che ha annullato un bando di gara indetto dall’amministrazione comunale di Salve, provincia di Lecce, in quanto prevedeva un punteggio extra per le imprese femminili. Fattispecie che, secondo il Tribunale, configura di fatto una discriminazione anti maschile.