messinAccomuna: Nulla la determina di De Luca sulla TARI

Messina – De Luca deve avere un disperato bisogno di soldi per attività legate ai rifiuti, e presume spesso di saperla lunga. E, si sa: il bisogno aguzza l’ingegno, …ma la presunzione fomenta l’imprudenza (e l’impudenza)! Per lui i messinesi dovrebbero pagare 6 milioni in virtù di una determina sindacale nulla, oppure rischiano una riduzione del servizio per tutto il resto del 2021, visto che MessinaServizi fino al 31 dicembre vuol far pagare allo Stato 120 lavoratori per… starsene a casa! Sono bluff di un pokerista senza carte in mano.

La vicenda è nota. Il Consiglio respinge per due volte la proposta di aumento della TARI. Il Sindaco, anziché impugnare la bocciatura al TAR, ne dichiara lui la nullità, arrogandosi il potere di decidere le tariffe con una sua determina che invia all’Autorità di Regolazione sull’Energia, i Rifiuti e l’Ambiente (ARERA); nel frattempo mette a riposo 120 lavoratori fino a dicembre, attivando impropriamente il “Fondo Integrazione Stipendi”.

La determina è nulla, perché in abuso di potere. La legge 147/2013 dice: “Il consiglio comunale deve approvare entro il termine fissato… il piano tariffario TARI”, e il Sindaco non può compiere un atto del Consiglio. Per questo la Segretaria Generale scrive nel suo parere: “Si ravvisa nella determina sindacale una incompetenza funzionale dell’organo adottante”. Significa: nullità radicale dell’atto.

La determina contiene affermazioni false. Il Sindaco attribuisce al Fondo Crediti Dubbia Esigibilità (FCDE) la più gran parte dell’incremento della TARI. Scrive che il PEF 2021: “è gravato dei maggiori costi relativi a: … 3.963.270,00 riferibili all’incremento derivante da FCDE (Fondo Crediti Dubbia esigibilità) … pari al 7,92% rispetto al PEF 2020”. Questa affermazione (funzionale a eludere l’obbligo di non superare il PEF precedente) è falsa. Nel PEF 2020 il FCDE era già presente per l’importo di € 4.000.000,00; nel 2021 SCENDE a € 3.963.270,00. Non si tratta di un “maggior costo”, ma piuttosto di un MINOR COSTO, che dovrebbe ridurre la TARI per circa 37.000 Euro rispetto al 2020: altro che aumentarla di 6 milioni!

La determina è omissiva. Il differenziale tariffario è dovuto più che integralmente alla voce: “MSBC – corrispettivo della gestione del servizio”, che passa da € 35.216.904,00 a € 41.867.312,00, con un incremento di € 6.650.408. Poiché la TARI 2021 passa da € 48.405.850 a € 54.401.078,00, crescendo di € 5.995.228: tutto l’aumento (col 10% in più) è dovuto al costo del servizio. Il Sindaco vorrebbe destinare a MSBC ben il 12,4% in più rispetto al 2020, ma questo dato è sapientemente omesso nella determina.

La determina rappresenta una falsa applicazione di legge: pretende di applicare alla TARI norme di altri tributi. Scrive la Segretaria Generale: “la giurisprudenza citata nel provvedimento sindacale riguarda … un tributo, la TARSU, regolato da norme diverse che … per la TARI”: il Sindaco non può avvalersi di quella giurisprudenza per legittimare l’esproprio di competenze del Consiglio realizzato con la determina.

De Luca spera che l’ARERA (che non è un TAR) non si esprima sulla legittimità degli atti. E, magari, che i Consiglieri non facciano ricorso. Però questo provvedimento interessa tutti i cittadini, che hanno pieno titolo per impugnarlo. Al posto suo, non saremmo così presuntuosamente tranquilli e lo revocheremmo in autotutela. Anche perché i vizi evidenziati potrebbero non essere solamente amministrativi.

Alla prossima puntata il bluff sul ricorso al Fondo Integrazione Stipendi.

 

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