Novemila visitatori in dodici città, grandi e piccole, un centinaio di luoghi aperti (ma diventeranno molti di più nei prossimi due weekend), le passeggiate pressoché esaurite ovunque, e questo nonostante sabato il famoso pubblico de Le Vie dei Tesori si sia mosso quasi ovunque sotto l’acqua.
Primo weekend di festival e ovunque una buona affluenza, ottima performance per la “debuttante” Enna e per l’inattesa Carini; confermato il successo di Bagheria, che l’anno scorso era stato l’exploit; la sicurezza di Trapani e Marsala, il pubblico è ritornato a Messina e ha premiato l’esordio di Termini Imerese. Le Vie dei Tesori, con il supporto di Unicredit come main sponsor, archivia il suo primo weekend registrando ovunque interesse e curiosità, ma anche un grandissimo rispetto per i luoghi e attenzione per le norme di sicurezza: numeri contingentati – e calibrati su ogni singolo luogo -, norme anti Covid osservate in ogni sito, mascherine e prenotazione caldamente consigliata. Età eterogenea, giovani accolti ovunque anche da coetanei della stessa età, pubblico soprattutto siciliano in breve trasferta, ma anche coppie di turisti curiosi soprattutto a Enna, Caltagirone e nelle cittadine a far da corolla a Palermo.
La fanno come sempre da padrone le “trapanesi”: Trapani e Marsala hanno ampiamente superato quota mille, tallonate da Mazara, coupon unico per tutte: hanno funzionato soprattutto le esperienze, a Trapani la gente ha seguito con attenzione la preparazione del couscous, domenica è salita in barca per la Torre della Colombaia e ha visitato i luoghi, riservando un’attenzione particolare alla Chiesa delle Anime sante del Purgatorio che custodisce i venti gruppi scultorei dei “Misteri” della Settimana Santa. A Marsala, si è riversata allo Stagnone, ma ha soprattutto riempito le cantine, ripercorrendo la “strada” del vino dolce, dalle uve alla raccolta, nelle botti antiche, sulle navi “vinaccere”: grande afflusso anche nelle aziende del nuovo progetto Terre dei Tesori che apre alle giovani realtà di qualità del territorio. Mazara un buon afflusso nei luoghi, grande interesse per le aziende sui grani antichi e la degustazione di olio del territorio.
Enna è stata un exploit ma era prevedibile: il pubblico si è armato di buon fiato ed è salito su torri e campanili, paragonando la vista che si otteneva sull’intera vallata; dal monastero delle Carmelitane Scalze e da San Marco Le Vergini si è creato un collegamento con la Prefettura, di certo il luogo più amato tanto che ad un certo punto, erano talmente tanti i visitatori che gli stessi funzionari hanno affiancato i giovani del festival e condotto le visite. A poco più di un’ora, Caltagirone ha aperto le chiese, invitato al laboratorio artigianale dove nascono i famosi e coloratissimi fischietti, ma si prepara al prossimo weekend quando l’attenzione sarà tutta per i sontuosi palazzi nobiliari.
Attorno a Palermo, è stata una vittoria dei piccoli centri a corolla del capoluogo: ottimo esordio per Carini dove i visitatori hanno riscoperto il famoso Castello della sfortunata baronessa, ma hanno anche raggiunto le catacombe di Villagrazia; Bagheria conferma l’interesse del pubblico che ha preferito visitare la collezione Guttuso a Villa Cattolica, ma non ha dimenticato i piccoli musei di charme, né la pittoresca e coloratissima bottega Ducato. Buon debutto per Termini Imerese che ha mostrato i resti del suo castello, di cui molti ignorano l’esistenza ma arrivati fin quassù, la vista è spettacolare; e l’ex collegio dei Gesuiti, poi tribunale, con le sue cappelle affrescate e dimenticate. Bene anche Monreale, che ha appena riaperto il percorso lungo il fiume Sant’Elia e ha scoperto foodlovers curiosi per l’antico forno Litria, oltre alle visite alle biblioteche secolari, “invase” da un numeroso gruppo familiare da Salemi.
Ha superato quota mille visitatori Messina che sabato ha dovuto fare i conti con il maltempo, ma si è ripresa domenica, aprendo le collezioni dell’Università e alcune chiese, tra cui quella di Gesù e Maria delle Trombe che conserva il venerato Bambinello delle Lacrime dinanzi cui la gente si è fermata in preghiera; visitatori anche alla casa-museo della poetessa dialettale Maria Costa e a Mili San Marco e, fuori porta, al museo etnografico di Gesso. E come sempre, il pubblico non ha mancato la visita al Forte San salvatore da dove si abbraccia lo Stretto.
A Caltanissetta, alla sua quinta partecipazione al festival, esaurita la passeggiata di “Ciaula scopre la luna” nell’ex miniera di Zolfo di Gabara, drammatizzata dal mimo Lino Pantano, grande curiosità per la cripta di san Domenico, appena allestita e aperta, e per il teatro Rosso di san Secondo, ex Bauffremont, con la sua quinta scenografica e il tetto apribile. A Noto il pubblico ha scoperto la basilica del Santissimo Salvatore che ha allestito un vero e proprio museo di tesori del Seminario vescovile. Ma grande attenzione anche per Noto antica, che rivive nella ricostruzione 3D.