di ANDREA FILLORAMO
Il sociologo Marco Marzano è un profondo conoscitore della Chiesa cattolica; di sé egli scrive: “da alcuni anni la Chiesa Cattolica è diventata il mio principale oggetto di ricerca e anche la mia grande passione intellettuale. Il mio metodo di lavoro è l’inchiesta sociale, i miei strumenti sono la penna, il taccuino e in qualche caso un piccolo registratore, ma soprattutto le mie “antenne” personali, la mia curiosità verso un mondo lontano da quelli che ho frequentato tanto a lungo nella mia vita.
Un universo, quello cattolico, ancora vivo seppur acciaccato da mille mali e bisognoso di urgentissime e radicali riforme. Io lo racconto a modo mio, cioè stando lontano dai palazzi, privilegiando quello che succede nelle sue periferie, nei cortili degli oratori, nei locali delle tantissime parrocchie italiane, nelle adunate dei nuovi movimenti. Con l’intenzione di raccontare ai lettori quel che molti di loro non vedono abitualmente e nemmeno immaginano. Con l’occhio dello studioso innamorato della ricerca della verità e la ferma volontà di dare voce a chi non ce l’ha, ai più deboli, ai dimenticati, agli ultimi”.
Il contenuto della sua più recente ricerca sta tutta in: “La casta dei casti. I preti, il sesso e l’amore (Bompiani, 2021): è questo un libro sociologico interessante, nato dai molti incontri che egli ha avuto con preti, ex preti, seminaristi, che suggerisco di leggere, anche per comprendere la realtà sociale alla quale i sacerdoti appartengono
Come nel titolo del libro, Marzano individua nel clero cattolico una vera e propria casta, cioè un gruppo sociale chiuso, separato, sacro, distinto dal resto dei credenti, la cui esistenza costituisce una determinata cultura, anzi un sistema, che favorisce l’esercizio della sessualità occulta ma molto attiva e, quindi, un terreno fertile per abusi e scandali sessuali.
A tal proposito dice Marzano: “È stata certamente la mia ricerca più difficile perché è stato complicatissimo trovare delle persone disposte a raccontare la verità, superare la barriera del silenzio e della riservatezza. Come racconto nel secondo capitolo del libro, la ricerca è iniziata dieci anni fa, quando ho incontrato i primi sacerdoti disposti a rivelarmi quello che era davvero loro successo negli anni del seminario e dopo. E insieme a loro ho iniziato a incontrare delle persone, uomini e donne, che avevano avuto delle relazioni, spesso molto deludenti, con dei sacerdoti. Mi si è spalancato dinanzi un mondo segreto che ho poi deciso di esplorare in modo più sistematico negli ultimi quattro anni, andando a “pescare” sacerdoti ed ex sacerdoti da intervistare ad ogni latitudine della Penisola, da nord a sud, con la determinazione di un mastino, convinto di essere sulle tracce di un tema decisivo per capire la natura e il funzionamento della Chiesa Cattolica”.
Per far ciò, L’Autore guarda, innanzitutto, all’interno dei seminari che svolgono, a suo parere, un ruolo decisivo nella trasmissione e nel consolidamento di questo sistema.
I Seminari, quindi, diventano le “fabbriche del clero”, dove i futuri presbiteri sono formati ed educati a sentirsi di appartenere ad un’associazione di uomini dediti totalmente a Dio, capaci, di controllare gli istinti più naturali, le emozioni più vere, i desideri più reconditi e, quindi, a mortificare la carne, reprimendo e controllando ogni pulsione, a percepirsi così superiori agli altri, tanto da impegnarsi o a essere indotti ad impegnarsi al celibato, che per la Chiesa è l’elemento centrale capace di mantenere salda l’intera struttura ecclesiastica e a costruire la sua sacralità.
Aggiungo, commentando: poco o per nulla conta per la Chiesa, che l’obbligo della castità sia disumano, che la facoltà di amare e di essere amati che, come scrive Pierre Teilhard de Chardin, lo scienziato gesuita che tenta di conciliare evoluzionismo e teologia cristiana, la sessualità sia “Amore-energia” che non è, quindi, solo sentimento e manifestazione umana, ma “proprietà generale di ogni Vita”, forza cosmica che produce il mondo dalle sue parti.
Quel che conta, secondo Marzano, è che i seminaristi e i preti si rendano conto che l’obbligo del celibato e della castità, in quanto cuore pulsante del sistema, non deve essere messo ufficialmente in discussione.
Per tal motivo, a parere dell’autore, “il seminario diventa il luogo dove anche i più ingenui tra i candidati al sacerdozio apprendono, lentamente ma inesorabilmente, le arti della doppiezza e della dissimulazione. Da ciò l’ipocrisia sistematica, effetto collaterale della “cultura celibataria. Ciò che infatti non viene tollerata non è tanto la violazione delle regole (per esempio quella della castità: seminaristi e preti praticano molto sesso) quanto la messa in discussione pubblica di quelle regole”.
Aggiunge Marzano: “Chi guida la Chiesa sa benissimo, per esperienza anche personale, che la regola della castità non può essere davvero rispettata. Quel che invece la stragrande maggioranza dei sacerdoti capisce con il passare del tempo è che a Dio della loro castità non importa nulla e che la Chiesa ne fa un uso essenzialmente strumentale e cinico, per conservare il proprio potere. Pur essendo giunti a questa conclusione, i presbiteri cattolici sanno benissimo che se rendessero pubblica questa verità si metterebbero nei guai. E quindi rinunciano a farlo. È la stessa dinamica che troviamo nei regimi totalitari, proprio identica”.
Nessuno ci obbliga o ci può obbligare di adottare quelli che sono i punti di vista di Marzano che potrebbero essere discutibili, ma ricordiamo che l’Autore, in quanto serio ricercatore sociale si è saputo immergere, a punta di piedi, in un determinato ambito d’analisi estremamente difficile, caratterizzato dall’autoreferenzialità, dalla segretezza, dalla sfera propria intima e personale, com’è quello dei preti, senza farsi trasportare da luoghi comuni, da pregiudizi, dai propri modi di pensare, da scandalismi di ogni genere, cioè da tendenze interessate a suscitare – come spesso accade – reazioni nell’opinione pubblica propria di certa stampa, ma ha mantenuto un rigore teorico-metodologico che nessuno può mettere in discussione.
Sono certo che la Chiesa, costretta dalla crisi delle vocazioni, rivitalizzerà la tradizione ecclesiastica e la stessa spiritualità cattolica dando la possibilità a uomini sposati senz’altro più maturi di tanti che attualmente sono nei seminari o esercitano il ministero, di accedere al presbiterato. Non si può, infatti, ancora per molto tempo eludere la domanda se è più gradito un sacerdozio celibatario ma impuro oppure un sacerdozio non celibatario ma spiritualmente fecondo.