Tornano in sciopero i magistrati onorari, dopo l’ennesima indifendibile retromarcia della politica italiana.
Il Governo di unità nazionale è ben coeso nel voltare le spalle a questa componente della magistratura, che ha lavorato per anni a testa bassa senza contributi e senza alcuna tutela assicurativa.
Questa ennesima protesta è un atto di resilienza che dedichiamo alle famiglie dei colleghi deceduti, anche di covid, senza il conforto di alcuna salvaguardia sanitaria.
Non hanno diritto di ammalarsi o di morire decorosamente i magistrati onorari, ma solo il dovere di svuotare nell’ombra gli archivi delle cause pendenti nei tribunali ordinari italiani.
La loro presenza dà fastidio, ecco tutto. La loro identità di persone perbene viene disconosciuta, finanche ritirando le tessere personali che li identificano, negando che siano lavoratori e privandoli di ogni elementare diritto, anche solo retributivo.
Neppure i moniti della UE hanno fermato questa macelleria giuridica, in cui la nostra amata Costituzione è usata come un pretestuoso controlimite, per impedire l’applicazione del diritto unionale, che vieta l’abuso del lavoro temporaneo e la discriminazione tra lavoratori precari e di ruolo.
Un triste epilogo ormai denunciato anche sui media stranieri, che rende marginali le infrazioni contestate alla Polonia: l’Italia sa fare di peggio.
È un altro lo Stato in cui crediamo, che difenderemo fino alla fine e che, in nome dei valori supremi della eguaglianza e della solidarietà sociale, con perseveranza, ricostruiremo!
Il Presidente
Raimondo Orrù