Questo è davvero un reperto archeologico. Questa era la squadra di calcio del Corriere della sera nell’era del grande Piero Ostellino. Io, il primo a sinistra con un cappotto blu, ero il “mister”…
di Nicola Forcignanò
La storia è abbastanza divertente e ve la racconto. Una mattina alla settimana avevamo preso l’abitudine di ritrovarci al centro sportivo del Corriere, vicino al cimitero di Musocco, per tirare quattro calci a un pallone e fingere così di fare dello sport.
Non potevamo invitare nessuno a giocare con noi, perché solo i dipendenti avevano l’accesso al centro. Così, per provare la nostra forza, decidemmo di sfidare a una partitella gli amici della Gazzetta dello sport, che facevano parte della stessa azienda.
Così, per pubblicizzare l'”evento”, nella speranza che qualche sciagurato venisse a vederci, appendemmo dei piccoli manifesti nei corridoi di via Solferino.
L’idea fu disastrosa.
Venni chiamato dal direttore che mi chiese di sapere il perché di questa sfida. Fu inutile cercare di spiegargli che non si trattava altro di una partitella goliardica tra colleghi.
Per sminuire l’appuntamento, aggiunsi pure che nemmeno avevamo una divisa. “Direttore, è solo un gioco…”. Mi interruppe subito: “Gioco un cazzo! – disse purtroppo molto serio Ostellino – Sappi, che se perdiamo contro la Gazzetta, io ti licenzio”. Poi, chiamò il segretario di redazione e gli ordinò di procurarci calzettoni, pantaloncini e magliette. In quel momento, diventammo una vera squadra. Senza esserne convinti.
E venne il giorno della grande partita. Il destino era segnato, era evidente. La Gazzetta schierò dei ragazzetti che non arrivavano a trent’anni, tutti presi dal ruolo. La mia squadra, al contrario, sembrava un “gerontocomio” di indisciplinati. Vittorio Feltri voleva fare l’ala destra, ma solo perché così poteva stare ai bordi del campo e accendersi una sigaretta. Il caro Da Rold non voleva avere un ruolo, ma lui era fatto così. Il buon Alfio Caruso proponeva schemi che manco il grande Brasile avrebbe potuto interpretare. Insomma, gli unici due capaci di giocare a pallone e anche correre erano Colombo e Perego. Un po’ poco per sperare.
Continuavo a pensare che si trattasse solo di un gioco, fino a quando un piccolo convoglio di auto blu accompagnate da macchine della polizia andò a parcheggiare ai bordi del campo: era tutto lo stato maggiore della Rizzoli – Corriere della sera, dall’amministratore delegato in giù. A quel punto fece il suo ingresso anche Piero Ostellino.
Il mio direttore rimase poco tempo, al terzo gol della Gazzetta, incazzato, diede ordine all’autista di riportarlo al giornale. Fu meglio così, perché riuscimmo a perdere 9 – 1. Si era risparmiato il peggio…
La mattina dopo, sulle pagine della cronaca milanese, uscì un trafiletto che annunciava: l’allenatore della squadra del Corriere, Nicola Forcignanò è stato sollevato dall’incarico…