Lo specialista Andrea Ingegneri: “È cambiato l’approccio coi medici, la gente ha paura di essere toccata e di entrare in ambulatori e ospedali. Necessario invertire rotta e far ripartire la prevenzione” …
Grido d’allarme da parte del mondo della dermatologia per i preoccupanti registrati a causa della pandemia: melanoma, il tumore della pelle più pericoloso, segna un 20% in più soprattutto tra i giovani e gli uomini under 50, con circa 15mila casi l’anno; visite diminuite del 31%, idem per biopsie con -36% e diagnosi istologici -24%; anche le asportazioni chirurgiche in calo del 23% e gli inizi di nuove terapie indicano -20%.
“Numeri importanti che non vanno sottovalutati e di cui vedremo le dirette conseguente nei prossimi anni – spiega lo specialista dell’Università di Pisa Andrea Ingegneri – è cambiato l’approccio coi medici e soprattutto con noi dermatologi, la gente ha paura di recarsi in ambulatori e ospedali e teme di essere toccata, nonostante il pieno rispetto della normativa anti covid e delle normali regole igieniche che ogni professionista deve seguire scrupolosamente. Per noi esperti della pelle la manualità, le prime visite fisiche e il contatto col corpo è fondamentale per fare diagnosi precise nel caso di malattie con sintomi molto simili tra loro che non posso essere diagnosticate da remoto o al telefono”. I disagi causati dalla covid e dal rischio di contagio hanno comportato un forte disorientamento dei pazienti, anche di quelli affetti da patologie gravi e croniche che necessitano di essere seguiti e monitorati costantemente: la mancanza di visite di controllo, aggiornamento di piani terapeutici e l’interazione con l’utente creano un danno in termini di aderenza alla cura e quindi alla qualità della vita.
“I numeri parlano chiaro: malattie cutanee come psoriasi (che in Italia colpisce circa 1 milione e 500mila persone), dermatite atopica e melanoma – continua Ingegneri – sono in chiaro aumento attualmente stando ai dati. Chi è già in terapia rischia di peggiorare la propria condizione; chi invece non ha ancora scoperto una patologia perché non fa prevenzione rischia di intervenire troppo tardi, quando la situazione ha già conseguenze importanti”. Il melanoma, ad esempio, può essere individuato con facilità e si può debellare con un piccolo intervento chirurgico in cui viene esportato; per la dermatite atopica è possibile combatterla per tempo, prima che colpisca viso e corpo in modo drammatico (negli ultimi 12 mesi ben 35mila casi nuovi) e dunque evitare acutizzazioni grazie a farmaci preventivi.
Nell’ultimo congresso della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) è stato analizzato il modo in cui è cambiato l’approccio alle patologie croniche dermatologiche che in molti casi possono essere trattate anche tramite video visita a distanza, con la cosiddetta “teledermatologia”, così da agevolare chi ha difficoltà negli spostamenti e permettere i controlli, stabilendo con lo specialista eventuali modifiche su terapie già esistenti o confermare quelle in corso.
“Un confronto continuo con il proprio dermatologo di fiducia aiuta a non subire ulteriore stress e a sentirsi più sicuri e protetti – conclude Ingegneri – oggi tra l’altro abbiamo a disposizione strumenti diagnostici e macchinari di ultima generazione studiati per essere sempre meno invasivi e per avere una lettura avanzata e definita di immagini e dati raccolti. A esempio il microscopio confocale è in grado di migliorare la risoluzione dei campioni dermatologici raccolti e rendere più precisa e sicura la diagnosi evitando la biopsia ove possibile”.