La notizia lascia quantomeno perplessi: “Danimarca. Il Governo trasferisce 300 detenuti in Kosovo” (1). Il pensiero, oltre ai detenuti Usa di oggi a Guantanamo (2), torna alle tradotte che nei secoli scorsi i vari Paesi europei (Francia e Regno Unito in testa) facevano verso i loro territori coloniali (3). Secoli scorsi su cui storia e civiltà avevano posto la parola “fine”… ma sembra che non sia così.
La versione 2021 è moderna. Un tempo erano territori conquistati con il colonialismo: militari, sacerdoti, imprenditori avventurieri che vi si trasferivano. Oggi denaro, business. Carceri all’epoca e carceri oggi. La differenza: un tempo le popolazioni inermi venivano sottomesse più o meno con violenza e non potevano dire nulla sulle colonie penali che venivano costruite sui loro territori, oggi i governi (democraticamente eletti come in Kosovo) di queste popolazioni aprono le porte delle loro carceri. Dato comune: la miseria di chi “accoglie” questi detenuti, colonie a suo tempo, Kosovo (sic!) oggi. Avevamo creduto che la miseria umana fosse stata superata, ma evidentemente quella economica ha il potere di farla tornare.
Perché il dato umano è terrificante. Non conosciamo le carceri del Kosovo, ma crediamo che non siano rinomate come quelle danesi (e scandinave in generale) per la loro umanità/civiltà nel trattare la popolazione detenuta… civiltà che però ci viene detto, nel caso danese, avere due serie, la A e la Z. Siccome il presupposto per essere nella categoria “Z” è di dover essere espulsi dalla Danimarca dopo aver scontato la pena, va da sé che il detenuto in categoria “A” è un privilegiato (4). Quindi il nostro regno scandinavo discrimina (razzismo?) rispetto alla cittadinanza dei detenuti. Crediamo che in Danimarca esistano anche i diritti dei detenuti che – ovviamente rispetto alla pena da scontare – hanno uno standard al di sotto del quale le leggi non dovrebbero consentire di andare. Non ci addentriamo nel sistema giuridico e carcerario danese, non ne abbiamo competenze e, sostanzialmente, ci interessa poco in questo caso. Siamo però interessati ai diritti umani stabiliti dagli accordi internazionali, anche per i detenuti, e ci domandiamo: i detenuti sono merci o esseri umani? Può la Danimarca trasferirli al pari di merci senza considerare i loro diritti comunque acquisiti in quanto giudicati su un territorio di un paese che fa parte dell’Unione Europea, e che ha sottoscritto tutti gli accordi possibili ed immaginabili contro le tratte degli esseri umani e i loro trattamenti in carcere?
Cercheremo risposte nelle sedi opportune. Intanto prendiamo atto, con dolore, che nel XXI secolo, l’evoluzione dei diritti e delle pene sta comportando il ritorno ai secoli passati.
ADUC – Associazione Diritti Utenti e Consumatori
NOTE
1 – https://www.aduc.it/notizia/governo+trasferisce+300+detenuti+kosovo_138420.php
2 – isola di Cuba, comunque giurisdizione Usa, una delle vergogne mondiali del sistema carcerario dei cosiddetti Paesi occidentali: https://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_prigionia_di_Guant%C3%A1namo
3 – immortalate anche da film tipo Papillon: https://it.wikipedia.org/wiki/Papillon_(film_1973) e di cui ancora oggi si possono visitare le testimonianze museali in Australia, Nuova Caledonia, Guyana francese, Corsica, etc.
4 – non si può definire altro che “privilegiato” un detenuto che dovrebbe scontare la pena in Danimarca piuttosto che in Kosovo…. (non ce ne voglia la repubblica balcanica, ma crediamo proprio di non sbagliarci).