L’8 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna, un’occasione per ripercorrere le conquiste e i diritti ottenuti, ma anche per ricordare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto.
FATTI E CIFRE
Le donne nel Servizio Sanitario Nazionale
In Italia i dati al 31 dicembre 2020, del Conto Annuale Igop – Ragioneria Generale dello Stato, evidenziano che sono oltre 442mila le donne che lavorano con contratto a tempo indeterminato nel Servizio sanitario nazionale, quasi il 69% del personale del Servizio sanitario nazionale.
La presenza femminile si sta facendo sempre più importante in tutte le categorie professionali inclusa quella medica. Tale trend è destinato a crescere considerata la prevalenza del genere femminile nelle classi di età più giovani.
Nel corso dell’anno 2020, tra il personale a tempo indeterminato e personale dirigente assunto in servizio, le donne sono state 35.411, pari al 70,1% del totale degli assunti.
Consulta anche la monografica “Le donne nel Servizio sanitario nazionale – 2019”
La violenza sulle donne che lavorano nella sanità e nel sociale
Le donne, purtroppo, sono più degli uomini, vittime di aggressioni. Anche nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, in particolare nelle postazioni di Guardie mediche e nei Pronto soccorso.
Per contrastare questo fenomeno inaccettabile il 14 agosto 2020 il Parlamento ha approvato la Legge n.113 che dispone misure di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni. Inoltre è stata istituita per il 12 marzo di ogni anno la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.
La violenza sulle donne nella vita privata
La violenza sulle donne non riguarda solo il posto di lavoro ma anche la vita privata.
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3.
In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici.
I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale aggiornato al 6 marzo 2022 evidenzia che:
- dal 1 gennaio al 6 marzo 2022 gli omicidi con vittime femminili sono stati 13
- dei 20 omicidi commessi in ambito familiare/affettivo nel periodo 1 gennaio – 6 marzo 2022 le vittime femminili sono state 12
- degli 8 omicidi commessi da partner o ex partner le vittime femminili sono state 8 nel periodo 1 gennaio – 6 marzo 2022
- nel 2021 sono stati 119 gli omicidi con vittime di sesso femminile, a fronte dei 117 dello stesso periodo del 2020
Nel terzo trimestre 2021 i dati Istat sulle chiamate al numero antiviolenza 1522 (promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio) hanno evidenziato che:
- anche se in maniera contenuta il numero delle chiamate valide, sia telefoniche sia via chat, è diminuito rispetto al precedente trimestre, (8.217 chiamate valide -3,4%) mentre per le vittime si è registrata una diminuzione più evidente, si passa da 4.697 a 4.100 vittime (-12,7%).
- resta pressoché costante la quota delle richieste di aiuto tramite chat, che costituiscono il 14,5% delle modalità di contatto (erano pari a circa al 15% nel secondo trimestre del 2021).
- In confronto al terzo trimestre 2020 (6.144 chiamate valide e 4.125 vittime) si registra un incremento delle chiamate valide e una lieve diminuzione delle vittime (+34% e -9% rispettivamente).
Il ministero della Salute nel 2017 ha approvato le Linee guida nazionali per Asl e aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza. Salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. È previsto inoltre che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un’area separata dalla sala d’attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza.
Il 24 febbraio 2022 nell’ambito delle iniziative finanziate dal Ministero della Salute – CCM 2021, è stato lanciato inoltre il Progetto IPAZIA CCM 2021 “Strategie di prevenzione della violenza sulle donne e sui minori”. Il progetto attraverso la formazione di operatrici e operatori di area sanitaria e socio-sanitaria, con particolare riguardo agli effetti del Covid-19, ha l’obiettivo di rafforzare i servizi di assistenza e supporto a donne e minori vittime di violenza.
In occasione della ricorrenza dell’8 marzo, l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) attiverà uno spazio di tele-consulenza per gli operatori sanitari e socio-sanitari impegnati nella presa in carico di donne straniere che subiscono, hanno subito violenza o sono state vittime di tratta.
La sfida della medicina di genere
Il concetto di Medicina di Genere nasce dall’idea che le differenze tra uomini e donne in termini di salute siano legate non solo alla loro caratterizzazione biologica e alla funzione riproduttiva, ma anche a fattori ambientali, sociali, culturali e relazionali definiti dal termine “genere”, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nella quale il “genere” è inteso come il risultato di criteri costruiti su parametri sociali relativi al comportamento, alle azioni e ai ruoli attribuiti a un sesso e come elemento portante per la promozione della salute.
L’esigenza di questo nuovo punto di vista nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze associate al genere, con il fine ultimo di garantire ad ogni persona, la migliore cura, rafforzando il concetto di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle cure”.
Questo cambio di prospettiva tiene in considerazione che l’attenzione all’universo femminile non va circoscritta alle patologie esclusivamente femminili che colpiscono mammella, utero e ovaie, ma deve essere prevista e sostenuta ovunque, in ogni ambito e settore.
Anche il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 persegue l’approccio di genere come un cambio di prospettiva e culturale affinché la valutazione delle variabili biologiche, ambientali e sociali, dalle quali possono dipendere differenze dello stato di salute diventi una pratica ordinaria al fine di migliorare l’appropriatezza degli interventi di prevenzione e contribuire a rafforzare la “centralità della persona”.
Questi aspetti sono emersi in tutta la loro importanza anche in corso di pandemia da COVID-19. Le statistiche infatti rilevano che l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne, per spiegare i quali sono state chiamate in causa differenze di tipo ormonale, genetico, relative all’efficacia della risposta immunitaria e agli stili di vita.
In Italia con Decreto del ministro della salute del 13 giugno 2019 è stato adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere, che ha l’obiettivo di sostenere e garantire la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione ad ogni persona con un approccio che tenga conto delle differenze di genere in tutte le fasi della vita e in tutti gli ambienti di vita e di lavoro.
Inoltre, con Decreto del Ministero della Salute del 22 settembre 2020 è stato istituito, presso l’Istituto Superiore di Sanità, l’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere, allo scopo di monitorare l’attuazione delle azioni di promozione, applicazione e sostegno alla Medicina di Genere nel nostro Paese, previste dal Piano.
Durante la pandemia da Covid-19 si è avvertita l’esigenza di tutelare i percorsi assistenziali continuando a garantire appropriatezza e qualità all’assistenza e alla cura della donna. Pertanto, si è provveduto alla riorganizzazione dei percorsi assistenziali per la prevenzione. Si è rafforzata la collaborazione con esperti, associazioni, famiglie, per il raggiungimento di obiettivi prioritari posti a garanzia della salute della donna in tutte le fasi della vita.
Un accesso gratuito e diretto alle cure è assicurato anche attraverso il consultorio familiare, una struttura sanitaria istituita dalla legge n.405/1975, unica al mondo nella sua programmazione. I consultori familiari rappresentano un efficace sistema di riferimento per tutte le donne.
La prevenzione al femminile nel SSN: gli stili di vita
L’aspettativa di vita delle donne è migliorata negli anni, ma per far sì che l’invecchiamento si accompagni a una buona qualità della vita è importante mantenere comportamenti sani per tutta la durata della stessa.
In particolare è fondamentale:
- seguire una corretta alimentazione
- praticare regolare attività fisica
- abolire il fumo e il consumo di altri prodotti con nicotina
- evitare l’uso rischioso e dannoso di alcol
Questi comportamenti possono, infatti, prevenire e ridurre la comparsa e la progressione di tante patologie (malattie cardiovascolari, respiratorie, diabete, tumori, forme di depressione o demenza) e consentire di invecchiare con una qualità di vita e una salute migliori.
Il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 ha tra gli obiettivi strategici quello di favorire l’adozione consapevole di uno stile di vita sano e attivo in tutte le età, promuovendo la salute riproduttiva e pre-concezionale della donna, della coppia e dei bambini fin dai primi 1000 giorni, e nei setting di vita e di lavoro, attraverso interventi intersettoriali per creare ambienti favorevoli alla salute e azioni per la promozione di comportamenti salutari, anche con l’offerta di counselling individuale in contesti opportunistici. Secondo l’approccio intersettoriale del Programma nazionale “Guadagnare Salute”, anche il Livello Essenziale di Assistenza (LEA) “Prevenzione collettiva e sanità pubblica” (Allegato 1 del DPCM 12.01.2017) riconosce l’importanza dell’empowerment individuale e collettivo e della costruzione di reti e alleanze con altri soggetti e prevede l’offerta di counselling, quale prestazione individuale, da erogare per la promozione di uno stile di vita sano e attivo.
Con l’obiettivo di contribuire a garantire salute e benessere a tutte le età, prevenire le malattie non trasmissibili e migliorare la qualità della vita delle persone con diverse patologie, con Accordo Stato-Regioni del 3 novembre 2021 sono state approvate le “Linee di indirizzo sull’attività fisica. Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce d’età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie” che in linea con il “Piano d’azione globale OMS sull’attività fisica 2018-2030” aggiornano parte delle Linee di indirizzo che erano state approvate con Accordo Stato-Regioni del 7 marzo 2019. Le linee di indirizzo evidenziano che una vita attiva è il modo migliore per prevenire molte patologie. Fare movimento tutti i giorni, infatti, riduce il rischio di ammalarsi, migliora il benessere psicologico e influisce positivamente sui rapporti sociali.
Nella donna i benefici per la salute derivanti dall’attività fisica comprendono un minor rischio di contrarre malattie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione arteriosa, alcune forme di tumore, come quello al seno e al colon, e il miglioramento della mineralizzazione ossea in età giovanile, che contribuisce alla prevenzione dell’osteoporosi. L’attività fisica, inoltre, è essenziale ai fini del controllo del peso corporeo, ha effetti positivi sulla salute mentale (riduce il rischio di depressione e di demenza, di stress e ansia) migliora la qualità del sonno e l’autostima. Uno stile di vita attivo durante la gravidanza contribuisce al benessere del nascituro e nel post-partum contribuisce a ridurre depressione e ansia, a migliorare la funzionalità cardiorespiratoria. L’influenza dello stile di vita dei genitori (fin dalla fase pre-concezionale e poi nella gestazione) e del contesto ambientale nella primissima infanzia ha, altresì, un ruolo chiave nel determinare lo stato di salute negli anni a venire. In età avanzata l’attività fisica è importante per mantenere la massa muscolare e un buon equilibrio, prevenendo in tal modo le cadute; inoltre aiuta a conservare la capacità di svolgere le normali occupazioni della vita quotidiana e quindi l’autosufficienza e favorisce la partecipazione e l’integrazione sociale.
Nelle donne con carcinoma mammario, l’attività fisica praticata regolarmente, a qualunque età e indipendentemente dal peso corporeo, è in grado di ridurre la mortalità e il rischio di recidive. Lo svolgimento di una regolare attività fisica modula positivamente il sistema immunitario.
La prevenzione dei tumori: gli screening, la vaccinazione anti Hpv
Anche la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori consentono di rafforzare la salute delle donne. Accanto alle azioni intersettoriali di promozione della salute (sana alimentazione, attività fisica, astensione dal tabacco e dal consumo dannoso e rischioso di alcol), obiettivi fondamentali del Piano Nazionale di Prevenzione, è necessario il miglioramento della partecipazione agli screening oncologici erogati dal Servizio Sanitario Nazionale, la cui offerta e adesione può essere considerata un fattore protettivo per la mortalità e morbilità dovuta alle tre patologie oncologiche attualmente oggetto di screening: cancro del collo dell’utero, cancro del seno e cancro del colon-retto. Il PNP prevede anche l’implementazione di percorsi diagnostico terapeutici, integrati con le attività in essere, per le donne ad alto rischio di cancro alla mammella per le mutazioni genetiche BRCA1 e BRCA2), per consentire la piena realizzazione di quanto previsto dai LEA.
Per la prevenzione del cancro della cervice uterina è necessaria anche la vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) che in Italia è offerta gratuitamente e attivamente alle bambine e ai bambini nel dodicesimo anno di vita (undici anni compiuti, prima dell’inizio dell’attività sessuale). La vaccinazione a quest’età consente infatti di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei tipi di HPV contenuti nei vaccini.
Si stima infatti che l’HPV sia responsabile di:
- quasi il 100% dei tumori della cervice uterina
- dell’88% dei tumori anali
- del 78% dei tumori vaginali
- del 50% dei tumori del pene
- del 25% dei tumori vulvari.
Anche il “Piano europeo per sconfiggere il cancro” (Europe’s Beating Cancer Plan), presentato dalla Commissione Europea il 3 febbraio 2021, e sostenuto dall’Italia, rafforza l’impegno per migliorare prevenzione, diagnosi precoce, cura dei tumori, investendo anche in ricerca e innovazione. Il Piano ha tra gli obiettivi quello di vaccinare almeno il 90% della popolazione femminile target dell’UE e aumentare significativamente la vaccinazione dei ragazzi entro il 2030. In Italia, in generale, la copertura vaccinale media è lontana dagli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, il che conferma la necessità di perseguire questo obiettivo.
Altre attività e progetti del ministero della Salute
- La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto negativo sulle malattie croniche non trasmissibili e anche sui programmi di screening. Per individuare soluzioni efficaci per contrastare gli effetti negativi della pandemia, ottimizzare i piani di recupero degli screening e sviluppare strumenti e modelli di azione utili a migliorare l’adesione nei programmi di screening e l’efficienza di interventi di promozione della salute, nel 2021 il Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM) del ministero della Salute ha finanziato con 1.000.000,00 il Progetto “Sviluppo di strategie di promozione degli stili di vita e di interventi di recupero dei ritardi nei programmi di screening oncologici, per contrastare gli effetti dell’emergenza pandemica COVID-19 sulle malattie croniche non trasmissibili”.
- A tutela della salute delle donne, la legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 del 30 dicembre 2020, n. 178, all’art 1, commi 479 e 480, ha istituito un fondo, pari a 20 milioni di euro annui, destinato al rimborso di test genomici per il carcinoma mammario ormone-responsivo in stadio precoce e con Decreto del Ministro della salute 18 maggio 2021 sono state stabilite le modalità di accesso e i requisiti per l’erogazione delle risorse di tale fondo.