MESSINA – «Iavi di quannu nascia chi sugnu sicilianu. E fossi puru prima» (Sono siciliano da quando sono nato, e forse pure da prima) recita Nicola Calì ad apertura del sipario su “Sikaniae”, la pièce che ha fortemente voluto riportare in scena e di cui è protagonista assoluto. Il nuovo debutto dello spettacolo, presentato per la prima volta 16 anni fa e, di replica in replica, rappresentato fino a una decina di anni fa, è in calendario venerdì 17 giugno alle ore 21 al Teatro Annibale di Messina (informazioni e prenotazioni al 3515756222 e al botteghino del teatro).
Vera e propria dichiarazione d’amore alla Sicilia, “Sikaniae” guizza tra teatro e metateatro (tra le “maschere” rappresentate anche un capocomico prepotente che se la prende con i propri assistenti) e attraversa alcuni momenti emblematici della storia di Messina. E se nel prologo e nell’epilogo, scritti dallo stesso Calì, un cantastorie mischia attualità e passato, “macchiette” e personaggi, irrisione e autoironia, nelle tre scene centrali, che hanno la firma di Dario Tomasello, Nicola Calì diventa di volta in volta una vittima della terribile alluvione di Giampilieri (“’Na vuci senza luci”), il killer della giovanissima Graziella Campagna (“Città babba”) e un ridicolo molestatore ai tempi dei Vespri (“Per chi suoni le campane?”).
Il cast, impegnato in questi giorni nella serie finale di prove, vede il protagonista affiancato dal musicista Giacomo Farina che accompagnerà la messinscena con le sue percussioni, dalla “spalla” e aiutoregista Carlo Piciché e dall’attrice Rosemary Calderone, mentre nel dietro le quinte sono all’opera Alessandro Santoro assistente alla regia, Carmen Melania Spanò per la consulenza ai movimenti scenici, Daniela Cannata per scene e costumi, Wilma Salzillo al make up, Enrico Guerrera fotografo di compagnia.
L’obiettivo di “Sikaniae” – spiega Calì – è «raggiungere il cuore degli spettatori, coinvolgere il pubblico, che è il soggetto più importante e più imprevedibile di tutto lo spettacolo. Il soggetto a cui dedichiamo i nostri sforzi per creare una pièce capace di commuovere così come di far ridere e sorridere, di strizzare l’occhio alla cronaca ma anche alla storia e alle leggende, di denunciare e di ricordare. Una pièce fatta di tante sfumature, così come complessa è la Sicilia alla quale è dedicata».
Ph Enrico Guerrera