Caro direttore,
in un mondo ideale, i rappresentanti del popolo – di un popolo libero e in grado di autodeterminarsi – dovrebbero fare gli interessi della collettività, ma nel mondo in cui viviamo – non solo quindi a Messina – i pupi non fanno altro che gli interessi dei loro pupari.
Se non fosse così, non saremmo in guerra, non saremmo in mano agli speculatori, non dovremmo lottare per avere un lavoro, non dovremmo lamentarci delle città sporche e piene di buche, non saremmo in mano alla criminalità e, a Messina, la Vara non verrebbe gestita come è da sempre gestita…
Lettera firmata
Se diamo uno sguardo ai nostri personalissimi appunti ci rendiamo conto che molti sono i conflitti tuttora accesi (forse mai si spegneranno). La gestione del potere, del Comune, della città fa gola ai soliti noti. Sono probabilmente conflitti politici eterni: fra giovani e vecchi leoni; fra uomini e donne di salotto. Ma il confronto più antico, ormai cronico, è quello fra potere e un certo tipo di giornalismo. In coincidenza forse casuale con la campagna elettorale per le Amministrative, questo conflitto ha espresso un’ulteriore, improvvisa fiammata. Metto intanto le mani avanti: sono curioso di vedere all’opera Federico Basile. Per ora la critica con lui è stata morbida. E’ giusto dargli tempo ma non alibi. E’ abbastanza grandicello per camminare sulle proprie gambe.
Non sono uno comodo, non sono uno semplice e forse, anzi sicuramente, non sono quel tipo di giornalista che garba al potere. Probabilmente per loro non sono un giornalista! Non sono quello che loro desiderano che io sia e quindi dico, a ragione veduta, che i “giornalisti” hanno torto: hanno sempre ragione i politici. Hanno ragione quando affermano – lo ripetono in verità da tempo immemorabile – che il guaio di questa città è non avere una informazione degna di questo nome. Lo dicono loro, non io, per capirci… e aggiungono pure che i giornalisti sono arroganti, servili e invidiosi. Da un lato. E dall’altro, però li invitano ai convegni, alle celebrazioni, alle kermesse elettorali e persino nelle cene dei vip. In una frase: occhi feroci, denti voraci e tanto di occhiali.
Visto che ai loro occhi non sono un giornalista (!) sono ben felice di non partecipare a questi eventi fermo restando – beninteso – che chi fa giornalismo ha sempre ragione, i politici sempre torto. Quello venuto fuori dalle urne il 12 giugno che Consiglio comunale sarà? Lo scopriremo presto, lo scopriremo solo esercitando la professione in maniera etica. Però ovviamente questo è il pensiero di un non giornalista, come lo intendono loro. Ovvero, con il potere non c’intenderemo mai. Noialtri non frequentiamo i salotti, non partecipiamo alle celebrazioni, non sediamo in certe tavolate. I politici di Messina sono quel che sono. L’ho detto e lo confermo da semplice cittadino che per l’articolo 21 della Costituzione ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.