La gestione del Covid nelle aziende sanitarie del Lazio rischia di esplodere. Lo testimoniano le lettere che all’unisono i Segretari Aziendali Anaao Assomed delle Aziende ASL RM1, ASL RM2 ASL RM3, ASL RM4 e ASL RM5 del Lazio hanno inviato alle rispettive Direzioni generali per manifestare profonda preoccupazione per l’attuale situazione correlata alla gestione della pandemia da Sars-Cov-2.
In particolare – si legge nelle note – la recentissima apertura di reparti interdisciplinari a gestione internistica dei pazienti positivi al tampone per Sars-Cov-2, la cui dotazione di letti è stata saturata in poche ore, la numerosità di pazienti che accedono alle strutture ospedaliere aziendali per le più disparate patologie e che risultano contemporaneamente positivi al tampone per Sars-Cov-2, ha reso necessario l’individuazione di sezioni di ogni singolo reparto di degenza da dedicare al ricovero di questi pazienti.
Tale modello organizzativo, implementato in strutture con una logistica che non ha previsto all’origine spazi dedicati all’isolamento infettivo, comporta un riassetto dell’organizzazione interna dell’assistenza nei reparti che ricade ancora una volta sulle già esigue dotazioni organiche del personale sanitario che in questi ultimi anni ha già avuto l’onere di fronteggiare l’impatto della fase emergenziale della pandemia da Sars-Cov-2.
A una situazione di ormai critico stress psico-fisico contribuisce anche la necessità di gestire le legittime preoccupazioni dei pazienti negativi al tampone per Sars-Cov-2 e le possibili rivendicazioni di coloro che dovessero positivizzarsi durante il ricovero, malgrado l’adozione di tutte le strategie idonee a evitare la diffusione del contagio. Tale situazione, infine, rischia quotidianamente di essere ulteriormente esasperata dalla elevata probabilità che personale sanitario delle medesime esigue piante organiche risulti positivo al tampone per Sars-Cov-2, in un periodo caratterizzato dalla legittima richiesta di periodi di riposo per ferie.
Tale situazione di estrema criticità rischia di avere un impatto devastante non solo sulla tenuta dell’organizzazione dei reparti di degenza, ma anche sulla tenuta dell’offerta assistenziale ambulatoriale che negli ultimi mesi è stata orientata non solo ad assicurare i volumi di attività diagnostica standard, ma anche il recupero delle attività sospese in ragione del precedente stato di emergenza pandemica. Poiché quest’ultimo è stato attualmente revocato, le prestazioni di diagnostica ambulatoriale non sono state contratte, bensì confermate e implementate.
Tale quadro testimonia l’atteggiamento discrasico con il quale gli enti regolatori regionali stanno affrontando questa fase della pandemia da Sars-Cov-2 che, ufficialmente, non è emergenziale, ma che di fatto nei reparti di degenza ospedaliera lo è nuovamente diventata.
Oltretutto, alle molteplici dichiarazioni da parte dell’Assessorato che affermano il potenziamento della Sanità Pubblica e dei servizi offerti, corrisponde da parte della stessa il blocco assunzionale per i medici.
Il reclutamento di specialisti durante la prima ondata pandemica in realtà ha solo parzialmente sanato le profonde e ormai croniche carenze di personale e, pertanto, non può e non deve costituire un elemento sufficiente per prevedere che l’attuale evoluzione della gestione della pandemia possa essere fronteggiata con le attuali dotazioni organiche. Non è possibile accettare l’utilizzo reiterato e inappropriato nei turni dedicati, di team multidisciplinari con medici e chirurghi in servizio presso Unità Operative Complesse specialistiche, pur in assenza della proclamazione di uno stato di emergenza.
I Segretari Aziendali hanno chiesto alle rispettive Direzioni Generali di porre in atto tutti i provvedimenti idonei a garantire la necessaria serenità professionale ai dirigenti medici che, malgrado le criticità descritte, continuano a garantire gli standard assistenziali ai pazienti con dedizione e professionalità, proseguendo la campagna di reclutamento di nuovi professionisti in linea con i fabbisogni dell’azienda.
Il perdurare di tale situazione – concludono i Segretari Aziendali Anaao Assomed del Lazio – renderà necessaria la messa in atto di tutti i provvedimenti, fino alla proclamazione dello stato di agitazione, idonei alla tutela della sicurezza professionale dei dirigenti medici.