di ANDREA FILLORAMO
Diceva Oscar Wilde, per bocca del suo straordinario personaggio Dorian Gray: “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”. In pubblicità la citazione è quanto mai azzeccata, funziona senza dubbio alcuno. Basti pensare ai molti slogan, spesso orribili, che sono diventati dei tormentoni; eppure, essi ci entrano in testa e a quel punto l’associazione con il prodotto sponsorizzato diventa indelebile…
Lo scopo di farlo conoscere riesce perfettamente: lo si ricorda, è sulla bocca di tutti e riempie gli scaffali dei supermercati!
Comprendo che questa citazione dell’aforisma di Wilde, alla quale si accompagna una semplice considerazione, può indurre qualcuno ad accusarmi di “lesa maestà” e l’accusa, se ben si osserva, forse la merito, se, senza fare voli pindarici, rifletto a quanto sta avvenendo in occasione della morte della quasi centenaria Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e altri reami del Commonwealth, un personaggio decorativo che così sarà consegnato alla Storia.
Quanto avviene in Inghilterra, infatti, al di là del dovuto cordoglio per la dipartita di qualsiasi essere umano, viene enfatizzato dai media a reti unificate come un prodotto “nobile” da pubblicizzare, la cui particolarità consiste nell’anacronismo di un personaggio di altri tempi al quale gli inglesi del futuro, attraverso le immagini di repertorio, se la ricorderanno, non tanto per qualche merito che, in 70 di regno occorre riconoscerle, ma, come una donna, ritualmente affacciata al balcone della residenza londinese circondata dai membri della famiglia reale, piccola, quasi surreale, con indosso un soprabito color pastello, con l’immancabile cappellino in testa molto simile a una statuina vintage di Wedgwood, che è un vecchio soprammobile in bella vista che è costato molto ai sudditi.
Da rammentare che solo nell’anno 2021, il denaro dei contribuenti speso per la Famiglia Reale è stato pari a 102,4 milioni di sterline (all’incirca 118 milioni di euro). Se poi si divide la spesa per il numero dei contribuenti britannici, si scopre che a ogni suddito del Regno Unito la monarchia è costata, all’incirca, 1,29 sterline all’anno.
Qualcuno potrà dire: “contenti gli inglesi contenti tutti”. Se non tutti gli inglesi che soffrono anche loro la crisi economica, saranno sicuramente contenti gli eredi della Regina, il cui patrimonio si aggira attorno a 520 milioni di dollari oltre i tesori e le svariate proprietà in giro per il Regno Unito, tra cui il castello di Balmoral in Scozia. A giovare di questa eredità sarà sicuramente l’anziano Carlo, il nuovo re, che ha giurato di fare in modo di assomigliare alla madre, oltre che William e nipoti.
Già diversi anni fa lo scrittore irlandese Patrick Freyne ha pubblicato un editoriale sull’Irish Times e ha parlato ironicamente della Regina, ricordando quanto il concetto stesso di monarchia sia anacronistico e come gli irlandesi vivano il rapporto con i loro vicini sudditi della Regina Elisabetta.
Egli, fra l’altro, così scrive: “Confinare con una monarchia è come avere un vicino di casa molto appassionato di clown. Uno che ha la casa coperta di murales di clown, che ha messo pupazzi a forma di clown a ogni finestra e che ha un desidero insaziabile di parlare di clown, discutere di clown, ascoltare storie di clown. Ecco: per gli irlandesi confinare con una monarchia è un po’ come avere un vicino di casa molto appassionato di clown dopo che un clown ha ucciso tuo nonno. In più, una monarchia è roba da storie per bambini. Avere una regina come capo di Stato è come avere come capo di Stato un pirata, una sirena o un Ewok. Ha senso? Le api hanno regine, ma le api regina almeno depongono tutte le uova dell’alveare. La regina britannica ha deposto solo quattro uova e una di queste è diventata quell’essere inquietante del Principe Andrew: niente che meriti un applauso”.
Da giorni ha iniziato a regnare Carlo III un re-nonno, che inizia il suo regno ben oltre l’età della pensione: un’immagine che non trasmette vitalità. E un dato che inevitabilmente significa un regno piuttosto breve, perlomeno rispetto a quello di sua madre.
Che non sia questo l’inizio del declino di una monarchia di altri tempi?