Palermo – “Paradossalmente i soldi in cassa ci sono, ma mancano le pratiche”. Lo dichiara Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che spiega: “Abbiamo pazientemente ascoltato per un anno dal governo regionale uscente e dal tavolo tecnico appositamente costituito tutte le giustificazioni amministrative e abbiamo atteso l’espletamento degli iter mancanti, ma riguardo al pagamento delle fatture delle imprese edili da parte di numerosi dipartimenti regionali, a oggi neanche l’ultima delle scadenze promesse è stata mantenuta.
Il termine per la chiusura del riaccertamento globale, dopo svariate posticipazioni, è stato prima fissato al 10 settembre, poi al 20 settembre e a oggi non abbiamo alcun segnale che quest’ultima data venga rispettata. I burocrati hanno persino ignorato i richiami, le minacce e i procedimenti disciplinari adottati dal governo uscente. Adesso basta. Se è vero quello che ci è stato più volte spiegato e quello che è stato scritto in decreti, circolari e direttive, dobbiamo concludere che quando all’arrivo delle prossime maxi-bollette non potremo pagarle e saremo colti da malore o daremo di matto, la colpa non sarà solo di Putin o degli speculatori dell’energia, ma anche di burocrati regionali che non completano il riaccertamento dei residui senza che ne comprendiamo il motivo e che, di conseguenza, tengono in ostaggio i nostri soldi”.
Il presidente di Ance Sicilia annuncia: “Abbiamo avviato le pratiche legali contro l’indecoroso e inaccettabile malcostume dei mancati pagamenti alle imprese. Sappiano, i responsabili di ciò, che siamo pronti a denunciarli, a uno a uno, ritenendoli personalmente responsabili di tutte le conseguenze civili e penali di tali comportamenti omissivi in questa particolare fase di grave crisi, nell’auspicio che in questa terra almeno i finanzieri e i magistrati possano imporsi. Oggi si ha come la sensazione che il demone dell’anarchia si sia impossessato della macchina amministrativa regionale”.
“Ribadendo che nella macchina amministrativa regionale ci sono casi e casi, giustificabili e non, e che vanno distinte le eccellenze dalle carenze – osserva Cutrone – , dobbiamo però rilevare che nella storia della Regione siciliana, ad occhi esterni, non era mai accaduto che una tale molteplicità di burocrati operasse non rispondendo più alle leggi e all’autorità che impongono termini precisi, in una sorta di ‘ammutinamento’. In epoca antica gli ammutinamenti navali si risolvevano quanto meno con la sostituzione degli equipaggi. Qui, al contrario, sembrerebbe che, mentre la nave affonda, dirigenti e burocrati invece di lavorare siano impegnati a fare campagna elettorale e presenzialismo a sostegno di coloro che presumono saranno i vincitori. Se fosse vero, lo farebbero, probabilmente, sperando di ingraziarseli e assicurarsi comode posizioni, ottenere conferme o nuovi incarichi. Il danno risultante alle nostre imprese che rischiano di chiudere è, di fatto, incalcolabile anche per le conseguenze sociali, basti pensare ai lavoratori coinvolti. Questo modo di fare, ripeto, se fosse confermato, ci scoraggia ulteriormente per il futuro, perché significherebbe che coloro che andranno a governare la Sicilia non avrebbero alcuna autorità sulla macchina amministrativa, ma rischierebbero di trovarsi ingabbiati in un torbido sistema di scambi di favori e di clientele dall’effetto letale per le imprese e i lavoratori”.
“In tutto questo – prosegue Cutrone – al rientro dalle ferie non c’è neppure stato quell’atteso e sperato ‘colpo di reni’ dell’attività regionale che avevo ironicamente e criticamente sollecitato alludendo strumentalmente al fatto che ‘dopo il rientro dalle ferie alla macchina burocratica serve un po’ di tempo…’, senza alcun effetto”.
“In questi giorni – sottolinea Cutrone – , quando andiamo a chiedere conto dei nostri pagamenti, riscontriamo che diversi uffici degli assessorati sono ancora vuoti o bloccati in assenza di direttive. Se qualcuno di noi potesse verificare, probabilmente scoprirebbe che pochi fogli di carta si sono spostati rispetto a dove si trovavano a luglio”.
“Vogliamo segnalare – conclude Cutrone – questo scandalo alle istituzioni nazionali, assieme alla richiesta di un intervento capace di ripristinare l’autorità costituita e un sistema di regole che ormai sembra essere stato sovvertito”.