Dagli effetti del Covid sulla funzionalità polmonare ai benefici del moto nella fibrosi cistica. Le ricerche di sei giovani ricercatori nella prima giornata del X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine in corso a Padova…
Padova – Due persone su tre, tra quante ricevono dal proprio medico il consiglio di svolgere attività fisica, incontrano ostacoli che impediscono loro di fare moto con costanza. L’ostacolo più grande per un terzo di loro è l’assenza di sufficiente tempo nel corso della giornata, per un 8% le difficoltà sono soprattutto legate all’ambiente, per esempio la difficoltà a raggiungere il luogo dove svolgere l’attività fisica o le condizioni meteo; c’è poi chi perde la motivazione (quasi il 7%) e quanti hanno una condizione di salute che rende difficoltoso mantenersi in movimento.
Sono questi i risultati di una metanalisi presentata nel corso del X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) in corso da oggi fino a sabato 29 ottobre a Padova. L’evento è organizzato da Exercise is Medicine – EIM®️ Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità.
La ricerca, condotta da Giovanni Morgana, medico dell’Università di Perugia, è stato uno dei sei studi protagonisti della della sessione dedicata ai giovani ricercatori.
Giulia Foccardi, dell’Università di Padova, ha presentato una ricerca sulla riduzione della capacità di esercizio nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica. Lo studio ha sottolineato la necessità di un’attenta valutazione funzionale in questi pazienti in cui l’attività fisica può esporre a un aumento del rischio di morte improvvisa a causa della patologia cardiaca, ma nei quali allo stesso tempo è necessario evitare i rischi legati alla sedentarietà.
Spazio anche per il Covid: una ricerca condotta da Lorenzo Mordeglia dell’Università di Perugia, ha mostrato come oltre la metà dei pazienti che hanno avuto una polmonite da Covid presenti danni polmonari a 5 mesi dall’infezione. Il rischio è più alto per chi è stato in terapia intensiva e intubato.
Una ricerca condotta da Thomas Paul Yvert, dell’Universidad Politécnica de Madrid, si è concentrata invece sugli effetti dell’attività fisica sulla proteina Klotho nei pazienti con fibrosi cistica. La proteina nelle persone sane è considerata legata alla longevità e cresce in funzione dell’attività fisica. Ciò non avviene nelle persone con fibrosi cistica, nonostante l’esercizio fisico sia associato a una riduzione dei ricoveri e delle recrudescenze della malattia.
Un progetto presentato da Ilenia Fracca (Vicenza) ha mostrato le difficoltà con cui si scontrano gli interventi di promozione della salute all’interno dei luoghi di lavoro, dove probabilmente l’informazione sui benefici dell’attività fisica e la disponibilità di spazi aziendali dedicati non è sufficiente, in assenza di interventi su misura del singolo lavoratore.
Da Marcela Gonzales-Gross, dell’Universidad Politécnica de Madrid è arrivato, invece, uno studio che mostra le difficoltà che incontra la prescrizione dell’attività fisica ai pazienti con malattie croniche nelle cure primarie. Nonostante la consapevolezza dell’utilità del moto, i livelli di prescrizione restano bassi e soprattutto è scarsa la collaborazione tra professionisti.
La European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) è partner di Exercise is Medicine (EIM), l’iniziativa sanitaria globale gestita dall’American College of Sports Medicine (ACSM) che si prefigge di rendere la valutazione e la promozione dell’attività fisica uno standard nell’assistenza sanitaria.
“Exercise is Medicine” si impegna a promuovere lo sport per il mantenimento di una salute ottimale, considerandolo parte integrante nella prevenzione e nel trattamento di molte condizioni mediche. L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per l’anniversario degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, è principalmente (ma non esclusivamente) rivolta a medici professionisti dell’ambito sanitario e a chinesiologi.