di ANDREA FILLORAMO
L’immigrazione suscita paura, induce cambiamenti nella politica e dà spazio al populismo di Destra, che pretende di ridurre o di fermare la mobilità di persone che magari sono vittime di violenza e di persecuzione o provengono da paesi dove c’è miseria o guerra.
Non si tiene conto che tutti gli immigrati, particolarmente le donne e i bambini, meritano assistenza umanitaria che non si può assolutamente negare. E’ intollerabile assistere ancora alle morti e alla strage degli innocenti che avviene fra le onde del mare.
Per una certa Destra l’accesso degli “estranei” nel proprio territorio, somiglia all‘entrata in una fortezza che protegge gelosamente la propria sicurezza e sovranità e che diffida aprioristicamente di qualsiasi immigrazione che sfugga al controllo dei guardiani del suo spazio, che nulla, quindi, fanno per legittimamente garantire, nei limiti del possibile, l’accoglienza e la loro dignitosa ricollocazione.
Tutti dovrebbero poter lasciare il loro paese d’origine liberamente, ma non esiste un equivalente diritto alla libera scelta di un paese ospitante.
Assistiamo in diretta a naufragi nel Mediterraneo e vediamo la fatica e la gioia delle persone che, salvate arrivano nel paese dei loro sogni, il quale si rivela in alcuni casi come un altro inferno.
Pochissime questioni di attualità hanno tanta forza polemica nella sfera pubblica quanto l’arrivo di migranti. La loro visibilità aumenta l’attenzione dei media e ne rafforza l’impressione.
Non sfuggiamo, infatti, a immagini trasmesse dai media che alimentano sia la visione della realtà sia la strutturazione dell’immaginario ideologicamente orientato sull’immigrazione di massa e sulla perdita del controllo.
“Nessuno è illegale” è uno slogan che si può leggere sugli striscioni di molte manifestazioni in favore dei migranti. Si tratta di dare uno status morale e legale a ogni persona umana che bussa alla tua porta.
L’etica cristiana va verso la direzione di uno sguardo costruttivo sull’immigrazione e, quindi, della tolleranza; essa non dispone, però, della formula magica per risolvere una volta per tutte un problema spinoso di difficile soluzione che spetta alla politica.
Ci sono gesti umanitari così ovvi che il ricorso a una razionalità religiosa. Si tratta di elementi di una “teologia della migrazione“, che riecheggia i discorsi di papa Francesco sullo stesso tema, un tema molto presente sin dalla sua prima visita a Lampedusa nel 2013.
L’accoglienza del migrante è presentata come un luogo di verifica della credibilità dell’atteggiamento del credente.
Diciamolo con chiarezza: i professionisti della comunicazione hanno una pesante responsabilità nella rappresentazione della crisi migratoria, la quale riflette solo una piccola parte della disuguaglianza globale e dell’ingiustizia che mettono in questione lo sciovinismo delle persone che hanno il privilegio di vivere in circostanze relativamente comode e pacifiche, anche se turbate da una crisi economica e dalla povertà che avanza non paragonabile, però, alla miseria assoluta di tanti migranti.
Una politica migratoria realistica deve mobilitare diversi registri di azioni: una concertazione europea che tenga conto dei contatti e della cooperazione in materia di emigrazione; una politica interna che assicuri il coordinamento delle procedure e delle questioni di pubblica sicurezza e una pacata discussione fra quanti credono veramente che il mondo appartiene a tutti. Nessun nazionalismo, che è un’ideologia che, per affermarsi, ha sempre avuto bisogno di un nemico esterno; nessun sovranismo, che è un fenomeno recente che ha bisogno di un nemico soprattutto interno, possono affermarsi in nome di un’ideale che va contro la storia.