E’ innegabile che l’avvento alla tecnologia e la contemporanea diffusione dei social abbiano avuto un impatto rivoluzionario sulle vite di ciascuno di noi. Ma come navigare senza farsi del male? E che pensare delle relazioni sociali nate nel web? Come viverle meglio?
Dallo smartworking alla spesa online, passando per i “primi appuntamenti”: quanti single hanno conosciuto persone nuove (e alcuni hanno anche finito per fidanzarcisi davvero) nello spazio chiuso della propria casa durante i vari mesi di lockdown? Non c’è una cifra ufficiale, ma tutte le principali app di dating hanno registrato cifre da capogiro in nuove iscrizioni e numero di accessi proprio in quel periodo. Ed è questo il nodo del presente saggio, il punto finale dei tre percorsi tracciati dagli autori: com’è cambiata, e come sta ancora cambiando, la nostra identità a cavallo tra reale e digitale. Che le interazioni virtuali siano ormai parte della quotidianità è un dato di fatto, ma non possiamo limitarci ad accettare passivamente questa situazione: occorre iniziare a pensarsi, e a ripensare alle proprie relazioni, alla luce di questo cambiamento di prospettiva. Occorre chiedersi quale è, e dove si situa, il confine tra la nostra vita online e quella offline, quali sono i meccanismi che lo regolano e come possiamo (perché è indubbio che dobbiamo) averne consapevolezza e comportarci di conseguenza.
Le risposte le troviamo nel libro di Rossella Dolce, Marvi Santamaria e Fiorenzo Pilla: Love, Sex e Web (Ed. Ledizioni).
Non è semplice la vita per chi è in cerca di sesso, amore e relazioni nell’universo digitale. E non è semplice neppure per chi vi vive un rapporto con solidi radici nel mondo fisico, ma si trova, quotidianamente, a dover fare i conti con le innumerevoli dating app, regole e interazioni che scandiscono le relazioni sentimentali contemporanee sul versante della Rete. Di questo complesso e articolato panorama (virtuale), gli autori analizzano gli elementi salienti, provando a fornire una risposta semplice, concreta ed esaustiva ai mille interrogativi che, dagli incontri digitali, al sesso virtuale fino ai miti e tabù tecnologici, ciascun utente della Rete si è trovato ad affrontare… fino al momento in cui, improvvisamente, tutto è cambiato…
Ne parliamo con Marvi Santamaria. Siciliana, Social Media Strategist e Content Creator, dopo 7 anni di carriera in agenzie digital a Milano in cui ha lavorato come Social Media Manager e Strategist per grossi brand, nel 2021 è diventata freelance. È founder della community sulle dating app Match and the City e del Festival delle Relazioni Digitali. Scrive per Vice e Mashable.
Marvi nel vostro libro Love, Sex e Web voi sostenete (giustamente) che non è semplice la vita per chi è in cerca di sesso, amore e relazioni nell’universo digitale. E quindi che soluzione proponete a quelli che ancora credono nell’amore con l’A maiuscola?
Ciò che abbiamo voluto fare nel nostro libro è dare le coordinate per destreggiarsi nell’usare i mezzi digitali per conoscere persone con qualsiasi finalità di conoscenza. Il concetto di base è che se conosciamo le regole del gioco, riusciamo a non subire ma anzi a usare il digitale a nostro favore e secondo i nostri desideri e attitudini.
Altro mito che abbiamo voluto sfatare è che non si possa trovare l’amore online: i social, il web, le dating app sono dei mezzi che si sono affiancati a quelli “tradizionali”, analogici, rendendo certamente il quadro più complesso ma non per questo negativo. Si può trovare l’amore anche online e lo dimostrano le tantissime coppie che si sono formate in questi anni online a livello globale. La nostra “soluzione” passa quindi per la conoscenza più approfondita del mezzo, che possa generare scelte più consapevoli.
Si dice che quando l’anima gemella che aspetti non arriva mai si finisce per fare sciocchezze e perdere i freni inibitori nelle chat. Vero o falso?
Dipende da cosa si intende per “fare sciocchezze”. Certo può accadere che se si è delusi a livello affettivo, ci si abbatte, e allora si possono fare cose non in linea coi propri reali desideri, in preda alla frustrazione. Lì diventa un rischio perchè ci allontaniamo da chi siamo veramente e cosa vogliamo; inoltre potremmo finire per incasellare le persone con cui interagiamo trattandole per etichette stereotipate o, peggio, deumanizzandole (fino a sfociare in pratiche negative come le dick pic o la condivisione non consensuale di materiale intimo, altrimenti detto “revenge porn”, che affrontiamo in “Love, Sex & Web”).
Riguardo al “perdere i freni inibitori in chat”, dipende qual è l’intento che muove la persona: se è per una sincera curiosità e voglia di esplorare, e viene fatto nel rispetto del consenso altrui, non c’è nulla di male (nel libro parliamo anche di sexting); se lo si fa in modo forzato, da noi stessi o altri, è un altro paio di maniche. Credo che l’antidoto per questo sia ascoltarsi molto, capire quali sono i nostri reali desideri e necessità in campo affettivo, e puntare in quella direzione. So che non è facile, perchè ci sono tanti fattori che possono condizionarci, ma è pur sempre l’inizio di un lavoro di consapevolezza.
A un certo punto del libro voi vi domandate: quale è, e dove si situa, il confine tra la nostra vita online e quella offline, quali sono i meccanismi che lo regolano e come possiamo (perché è indubbio che dobbiamo) averne consapevolezza e comportarci di conseguenza. Tutto questo, vi chiederete, non esula forse dal dating? Può darsi, ma di certo il dating è un ottimo punto di partenza per cominciare a rifletterci su. Che risposta che vi siete dati?
Come esprimiamo nel libro, il dating non esula dalle dinamiche online-offline, anzi ne è parte integrante. Per questo il dating online diventa un angolo da cui analizzare le nostre relazioni interpersonali e il nostro rapporto col digitale più in generale. Noi nel libro lo abbiamo appunto scelto come osservatorio per ricostruire l’evoluzione più recente portata anche dalla pandemia, che ha reso l’intreccio online-offline sempre più stretto, tant’è che da qualche tempo lo si definisce “onlife”. Quindi sì, il dating per noi è un ottimo punto di partenza per riflettere su questi temi.
Nella vita quotidiana tu ti occupi di Social Media Strategist e Content Creator: tradotto in parole semplici sei una professionista che spiega a quelli come me come navigare sui social senza lasciarci le penne?
Semplificando molto, potrei rispondere che c’è anche questo aspetto, ma provo a definire meglio.
Come Social Media Strategist freelance mi occupo di offrire consulenza a chi lavora con salute, salute mentale, cultura e sociale e vuole promuoversi online per divulgare il suo progetto o professione.
Al contempo, dato che io stessa comunico online, sia come professionista sia tramite la mia community “Match and the City” (https://www.instagram.com/matchandthecity/) in cui parlo di relazioni online e dating app, mi sta molto a cuore fare divulgazione sui temi del digitale. Il gap generazionale tra chi è nativo digitale e chi no è ancora forte e tangibile in Italia, dato che le generazioni precedenti sono cresciute in un periodo storico senza social e app (alcune senza Web).
In pratica chi oggi vuole iniziare a capire qualcosa del Web partendo da zero si ritrova spesso spaesato e senza strumenti (se non cercare quegli strumenti proprio sul web e social che gli sono ostici) oltre che aver maturato resistenze e timori nati proprio dall’ignoranza di certe dinamiche.
Per questo per me è importante divulgare sui temi del digitale, così da creare nuove consapevolezze e anche strumenti per sapersi muovere online con serenità e usando il digitale per migliorarci la vita, non il contrario.
Nel tuo blog sostieni che “non è cosa comunichi, ma come lo comunichi e ciò non comporta svilire il proprio lavoro. Ti mostrerò che qualsiasi argomento può essere divulgato sui social”. Hai sempre avuto la pazienza necessaria per la tua crescita?
La pazienza è effettivamente uno dei fattori che può venire a mancare durante un percorso di crescita di un business online, e ce ne vuole tanta! Io sono diventata freelance in pandemia, licenziandomi dall’indeterminato come molti e rientrando nel fenomeno mondiale delle “Grandi Dimissioni”, dopo 7 anni di carriera in digital agency a Milano. Da lì è iniziato un mio percorso di crescita del tutto nuovo che è tutt’oggi in atto. Capire che si tratta appunto di un percorso di costante evoluzione, che non c’è una meta finale da raggiungere in cui fermarsi per sempre, a me ha aiutato molto per mantenere alte pazienza, motivazione e tenacia lungo tutto il mio percorso professionale e di vita.
Qual è stata la tua “sliding door”? A che punto è la svolta?
Ho avuto diverse “sliding door” nella mia vita. Una è stata la scelta, dopo il percorso universitario in Sicilia, di trasferirmi a Milano per un Master in Università Cattolica in Marketing Digitale, dopo il quale ho iniziato a lavorare nello stesso ambito, seguendo le mie passioni.
L’altra mia svolta è più recente, quando nel 2021 mi sono licenziata per aprire partita IVA e diventare consulente freelance di comunicazione online.
So che per molti fare scelte e rivoluzionare la propria vita non è semplice, spesso perché si rimane impantanati nel dubbio di quali altri scenari possibili stiamo tenendo fuori rinunciandovi; finora ciò che a me ha aiutato nelle mie scelte di vita è stato cercare sempre di fermarmi e ascoltare i miei reali desideri. Non sono sostenitrice del “se vuoi, puoi”, lo trovo semplicistico perché siamo calati in un contesto sociale che in certi casi ci pone barriere e non tutti abbiamo gli stessi privilegi di partenza, ma avere una buona dose di capacità di auto-ascolto e di non farsi troppo condizionare dal contesto secondo me è un tassello fondamentale per fare scelte autentiche nella vita e non essere in balia di “sliding doors” che gli altri o la società costruiscono per noi, ingabbiandoci su percorsi prestabiliti.
Altro punto fondamentale che sostieni è “Credo nella possibilità di fare marketing in modo sostenibile, dominando il mezzo digitale senza farsi schiacciare dalle logiche dell’algoritmo”. Ci fai qualche esempio?
Questo concetto è simile a quello che ho espresso parlando di dating app e digitale in generale, ovvero: conoscere le regole del gioco per giocare senza subirle. Stessa cosa per me vale nel marketing, settore in cui ci è facile disperdersi e non riuscire a distinguere le strategie che si sposano al meglio con le nostre necessità di business, ma anche e soprattutto con le nostre attitudini personali. Quello che faccio con le mie consulenze è offrire al cliente che vuole comunicare online un metodo che sia vicino ai suoi valori, personalità e desideri, senza che debba snaturarsi per promuoversi online.
E se tutto quello che noi sogniamo (successo, amore, benessere, ricchezza, ecc) è solo un’illusione?
Credo che spesso ci facciamo illusioni su questi ambiti della vita, vedendoli quasi come miraggi.
A tal proposito penso giochi una parte importante il fatto che viviamo in una società della performance che ci vende molti paradisi possibili – che ci convinciamo di dover desiderare a tutti i costi per essere felici – ma al caro prezzo di dare tutto, rinunciare quasi a noi stessi a volte: penso ad esempio al burnout sul lavoro pur di fare carriera, all’incarnare ruoli prestabiliti nelle relazioni pur di sentirsi accettati, al perseguire l’arricchimento solo per dimostrare uno status e farsi validare dalla società, e così via… tutti condizionamenti esterni che purtroppo abbiamo introiettato.
Anche qui, la via che ho trovato io per non farsi trascinare da illusioni è quella della conoscenza che genera consapevolezza (e il non escludere di ricorrere alla psicoterapia laddove necessario, anche se purtroppo anche sulla salute mentale sussistono diversi pregiudizi, per questo è importante parlarne).