Roma – Immagina un lunghissimo Nastro Azzurro che sabato 25 febbraio colleghi l’Olimpico di Roma (o il tuo personalissimo “home stadium”) con Dublino. Siamo infatti in piena atmosfera “Sei Nazioni”: l’Italia, su 128 edizioni del torneo non ha mai vinto, l’Irlanda, invece, ha un palmarès di 22 vittorie.
Ma, nel rugby, lo spirito del terzo tempo è anche questo. Il vincitore è l’eroe “pubblico” e si gode podio e medaglie. Ma anche lo sconfitto è altrettanto eroe. Perché ce l’ha messa tutta. Per la sua tenacia (e l’Italia rugbistica in questa è campione). Perché, comunque vada, vale sempre il piacere della partita. Come andrà a finire quest’anno non lo sappiamo, ma per sabato prossimo il “Nastro Azzurro” più famoso del rugby, quello di Peroni, vuole unire Italia e Irlanda in un unico coro italoirlandese. In tal modo e nello spirito del terzo tempo, comunque vada, il trionfo del vincitore e l’orgoglio del perdente coincideranno e saranno alla base di un’unica e grande festa. Naturalmente “italoirlandese”. Vediamo come.
- Il primo suggerimento lo rubiamo a Margaret Mazzantini. Forse non tutti sanno, infatti, che la famosa scrittrice e sceneggiatrice è nata a Dublino da madre irlandese. E nel celeberrimo “Non ti muovere” che le valse lo Strega, cita più volte un “comfort food” che conosciamo bene (e che evidentemente lei ama alla follia). Gli arancini di riso. Che sanno di sole e di mare. E che sono perfetti da gustare davanti alla partita.
- Be dandy! C’erano un italiano e un irlandese. Vissuti nella stessa epoca, esteti, anticonformisti, eccessivi hanno segnato per sempre il gusto di un’epoca e la letteratura mondiale. L’irlandese era Oscar Wilde, l’italiano era Gabriele D’Annunzio. Entrambi erano i “dandy”. Icone di uno stile superborghese in cui eleganza fa rima con eccentricità. Gli elementi principali sono cinque: pochette particolarissima, colori contrastanti, calze coloratissime, gilet e grandi cappelli. Ci rendiamo conto che pochette, gilet e copricapo per lo stadio (sia quello capitolino, sia quello di casa) non vanno troppo d’accordo con il tifo da rugby. Ma in quanto a calzini e colori… sbizzarritevi! E, come Oscar e Gabriele hanno fatto per tutta la vita, perlomeno sabato “vivete ogni momento” con la massima intensità.
- Il cielo d’Irlanda. Anche se le bandiere italiana e irlandese differiscono per il colore arancio (su quella d’oltremanica) e il rosso (su quella nostrana), un colore accomuna i due Paesi. Il blu intenso del cielo. Quello d’Irlanda è stato celebrato, con ineguagliabile intensità, da Fiorella Mannoia in uno dei suoi più importanti successi che porta la firma di Ivano Fossati. Riscopriamolo e facciamolo diventare l’inno di questa giornata. D’altra parte c’è una cosa, oltre il cielo blu, che accomunerà italiani e irlandes:i: l’esperienza unica per Terzo Tempo Peroni Nastro Azzurro!
- Occhio alla sfortuna! Italiani e irlandesi sono incredibilmente scaramantici. In Irlanda il trifoglio, oltre che simbolo nazionale insieme alla famosa arpa, è pregno di magia e leggende che arrivano direttamente dal mondo celtico. In Italia, invece, ad assicurare buona sorte è il quadrifoglio. Che è un’anomalia del trifoglio bianco ed è proprio la sua rarità a conferirgli lo status di “portafortuna”. Ma anche in Irlanda, il trifoglio con una foglia in più, secondo la cultura druidica, allontana gli spiriti malvagi. Insomma, che sia uno o che sia l’altro, vero o dipinto su una maglietta, sabato prossimo facciamo in modo che questa pianta sia presente. E chi non è superstizioso ne goda comunque l’allegria di un primo segnale di primavera.
- Birra, che passione! Il terzo tempo senza la birra perderebbe di senso. E allora facciamo in modo che, in questa giornata di palla ovale, questa bevanda che accomuna tutte le culture e le nazioni del mondo non manchi nei nostri boccali. Noi, ovviamente, ci sentiamo di orientare la vostra scelta verso quella col Nastro dello stesso colore della nostra nazionale. Ma se deciderete di optare per quella dai toni più scuri e contrassegnata dall’arpa celtica andrà benissimo. Anzi, l’una non esclude l’altra. Per festeggiare sia quell’eventualità “che non succede, ma se succede…”, sia per ballare sottobraccio i trionfi del popolo di San Patrizio.
Da noi, per ora è tutto. E sia chiaro. Con questi suggerimenti non vogliamo assolutamente cadere nell’appropriazione culturale. Ma semplicemente celebrare due popolazioni che vedremo correre in campo dietro a un pallone ovale sabato prossimo. E celebrarne, con grande rispetto e ammirazione, le peculiarità. Tutte da conoscere, tutte da amare. E a questo punto, capirete, che vincere o perdere è solo un dettaglio narrativo. Esattamente come accade nel terzo tempo.