Da quando ho contribuito alla bella esperienza giovanile del “Campanile”, (1971-73) periodico parrocchiale della provincia messinese, ho sempre avuto presente la fondamentale e importante funzione che la Famiglia ha per il vero benessere della società. Infatti nel ciclostilato , gli articoli sulla famiglia avevano il primo posto.
Pertanto leggo con soddisfazione la notizia che il giornale online International Family News (IFN) ha pubblicato un servizio sull’importante iniziativa promossa dal governo ungherese. (Luca Volontè, Presidente dell’Ungheria promuove seriamente e con successo matrimoni, stabilità e impegno internazionale, 28.2.23, ifamnews.com). A proposito perchè la stampa italiana ha silenziato la notizia? Un titolo appropriato potrebbe essere: gli ungheresi hanno capito come si fa a migliorare la società civile.
Da circa dieci anni il governo ungherese sta lavorando per ridurre lo spopolamento, facendo delle politiche a favore della famiglia naturale e incentivando il matrimonio.
Nei giorni scorsi, la presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, per ampliare il gruppo di ‘Presidenti Amici della famiglia’, una iniziativa ungherese che raccoglie i presidenti della repubblica di vari paesi del mondo che si impegnano a promuovere la famiglia naturale fondata sul matrimonio, in visita a Lisbona ha invitato il Presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa a far parte di questo gruppo esclusivo di impegno serio e concreto. In futuro, gli esperti portoghesi e ungheresi potranno condividere le loro esperienze, ha detto, aggiungendo che inviterà il Presidente portoghese alla Rete dei Presidenti favorevoli alla famiglia e al Vertice sulla demografia che si terrà a Budapest a settembre.
Molti sono i Paesi devastati dagli effetti della distruzione della famiglia, in particolare dall’instabilità che provoca il divorzio, sui figli. La presidente del popolo magiaro Katalin Novak, insieme al marito, ha sponsorizzato un’intera settimana a favore della famiglia unita, con un significativo slogan: “Aggrappati all’amore”. Per l’occasione un istituto demografico, scrive Volontè, “ha presentato un’indagine che mostra dati incoraggianti per l’Ungheria, che possono servire da modello per l’intero continente. Su un campione di 1000 persone intervistate, il 97% ha affermato la propria convinzione che il matrimonio è qualcosa su cui si lavora “ogni giorno” e l’83% considera l’importanza di condividere una visione del mondo simile per il buon sviluppo del matrimonio. I dati dimostrano la volontà del governo di promuovere il matrimonio e la famiglia tradizionale e rappresentano un modello a cui aspirare: mentre sei ungheresi su dieci credono che i figli completino il matrimonio e che il matrimonio aumenti la felicità tra i coniugi, il 73% è convinto che il matrimonio offra anche sicurezza emotiva per uomini e donne”. Da questi dati emerge che gli ungheresi sono convinti che alla base di un matrimonio che funzioni ci debba essere “l’accettazione e il rispetto, una buona comunicazione, la qualità del tempo trascorso insieme, l’affetto, la disponibilità al compromesso, l’amore, il senso dell’umorismo, la divisione dei compiti e un insieme di valori condivisi”. Pertanto, per l’agenzia demografica l’Ungheria sta vivendo un vero e proprio “rinascimento matrimoniale”, anche se c’è ancora del lavoro da fare. Tanto che dal 2019 è stata superata la cifra di 64.000 matrimoni all’anno in un Paese di 9,7 milioni di abitanti. E sono tanti se si pensa che la Spagna nel 2021 ne aveva celebrati 148.000 matrimoni, poco più del doppio rispetto all’Ungheria, ma con una differenza notevole: l’Ungheria ha meno di 10 milioni di abitanti, un quinto dei quasi 50 milioni della Spagna. L’Ungheria rappresenta il più grande aumento del numero di matrimoni in Europa negli ultimi anni, essendo cresciuta di oltre l’80% rispetto al 2010.
In conclusione secondo Volontè, questi dati dimostrano che l’aumento e la stabilità dei matrimoni rappresentano la vera forza dell’Ungheria.
“Così, quasi il 75% dei bambini nati in Ungheria ha genitori sposati, mentre dieci anni fa la cifra era vicina al 50%. Questo dato è quasi opposto a quello del Portogallo, dove ogni 100 matrimoni 70 coppie divorziano. Seguono la Danimarca con il 68,5%, il Lussemburgo con il 67,5%, la Repubblica Ceca con il 64,1% e la Spagna con il 61,8%, secondo i dati del 2018. Secondo il ministro, grazie alle politiche attuate dal governo conservatore, le rotture matrimoniali sono in controtendenza e “il numero di divorzi è ai minimi da 60 anni”.
DOMENICO BONVEGNA
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