«Tutelare e promuovere l’olivicoltura italiana di qualità, un patrimonio di cultivar, paesaggi e cultura del Mediterraneo che difende l’ambiente e la biodiversità. Con questo obiettivo 24 anni fa abbiamo pubblicato la prima edizione della Guida agli Extravergini di Slow Food, uno strumento indispensabile per rendere i consumatori consapevoli delle proprie scelte che si rivela ancor più utile oggi, che il settore vive un momento di estrema sofferenza, per via della crisi climatica e di processi di industrializzazione che privilegiano quantità a basso prezzo e bassa qualità. – ha dichiarato Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia in occasione della presentazione della 24esima edizione della guida edita da Slow Food Editore che si è tenuta oggi al Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli -.
Oltre alla Guida, Slow Food ha istituito già nel 2015 un progetto di tutela recentemente rinnovato nel nome e negli obiettivi: cuore del Presidio degli Olivi secolari è infatti la salvaguardia di questi olivi e il lavoro degli olivicoltori che si prendono cura di cultivar autoctone con il massimo rispetto del loro territorio, gestendoli senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici».
A confermare le difficoltà del settore anche la campagna olivicola 2022: la crisi climatica è qui e ora. «Scarsità di piogge, temperature elevate e recrudescenze della mosca dell’olivo hanno comportato una flessione della produzione italiana del 37% – ha affermato Francesca Baldereschi, curatrice della Guida agli Extravergini -. Osservatorio del patrimonio produttivo nazionale, la guida ci permette di valorizzare gli aspetti più positivi e affascinanti dell’olivicoltura italiana, come la presenza dei giovani produttori, portatori di una rinnovata coscienza ecologica e il costante aumento delle aziende bio. E poi la passione per l’infinita gamma di monovarietali, con cui i produttori educano e attraggono il consumatore più attento alla diversità, provando a strapparlo dall’idea di un prodotto standardizzato e globalizzato, solitamente a basso prezzo».
Come di consueto, la presentazione della guida è stata l’occasione per riconoscere il grande lavoro che gli olivicoltori compiono quotidianamente.
Dopo quattro anni dalla sua istituzione, il premio dedicato a Diego Soracco, attivista Slow Food e grande appassionato ed esperto di olio, per lunghi anni curatore della Guida agli Extravergini, torna nella sua amata Liguria, regione che ha sofferto più di altre gli effetti del cambiamento climatico. Il premio è stato consegnato da Federico Fusari, Direttore generale di Ricrea, a Chiara e Claudio dell’Azienda Pedro, che nel Savonese hanno deciso di percorrere la strada della biodiversità, producendo con coraggio oli monocultivar da varietà quasi dimenticate, per ricordare che di fronte alle difficoltà l’olivo ha sempre dimostrato di trovare la soluzione per resistere.
Nell’edizione 2023 la guida continua a raccontare, in collaborazione con BioDea, la ricchezza e vitalità del panorama olivicolo italiano, attraverso i ritratti di chi ogni giorno si impegna per raggiungere la massima qualità, tutelando il connubio tra biodiversità e paesaggio. Sono cinque quest’anno le menzioni speciali assegnate durante la presentazione da Francesco Barbagli, Ceo di Bio-Esperia, titolare del marchio BioDea: Peter Radovič, che nonostante la giovane età gestisce la fattoria di famiglia ad Aurisina, nel Carso, confermandosi un grande interprete della cultivar Bianchera; Marco Rizzo, punto di riferimento per la riscoperta e la valorizzazione delle cultivar locali del Cilento; Maria Grazia Barone e l’azienda Arcaverde, per il recupero varietale eroico della Spezzanese, una cultivar autoctona e unica del territorio calabrese; i Fratelli Giaimo, che sulle alte colline delle Madonie, in Sicilia, realizzano extravergini eccellenti dalle olivete delle antiche varietà Crastu; infine I Tre Filari, azienda agricola biologica di Recanati in cui Stefano e la sua famiglia danno vita a monovarietali di altissima qualità valorizzando le varietà autoctone marchigiane.
I numeri della guida
Giunta alla 24esima edizione, la guida recensisce 766 realtà tra frantoi, aziende agricole e oleifici, di cui 126 novità, e 1227 oli tra gli oltre 1600 assaggiati. Cresce il numero delle aziende – ben 531 gli oli segnalati – che certificano in biologico l’intera filiera e quello degli oli (175) del Presidio degli Olivi secolari. Non mancano i riconoscimenti classici: la Chiocciola indica le aziende (40) che si distinguono per il modo in cui interpretano i valori produttivi – organolettici, territoriali e ambientali – in sintonia con la filosofia Slow Food; il Grande Olio (81) è attribuito agli extravergini che si sono distinti per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchiano territorio e cultivar. A queste caratteristiche, il Grande Olio Slow (124), premia l’attività delle aziende che adottano pratiche agronomiche sostenibili per l’ambiente e per il lavoratore.
La guida, realizzata in collaborazione con Ricrea e Biodea, è disponibile sul sito di Slow Food Editore. Pagine: 448. Prezzo: 18 Euro.
La giornata si è aperta con i saluti istituzionali del delegato al Turismo per il Comune di Tivoli, Giovanni Cavallo, che ha dato il benvenuto mettendo in evidenza la cultura millenaria che lega il territorio all’olivicoltura, del presidente di Asa Tivoli, Francesco Girardi e del responsabile del Sito Villa Adriana Villae Tivoli, Sergio del Ferro.
A seguire il workshop sulla sostenibilità dedicato agli oltre 200 produttori presenti a Tivoli dal titolo Dalla natura per l’olivicoltura ambientalmente sostenibile a cura di BioDea. «L’ulivo è una specie eccezionale. Oltre a essere un punto di riferimento per la nostra storia e le nostre tradizioni, svolge un ruolo ecologico fondamentale nel sequestro del carbonio e nella difesa del dissesto idrogeologico – ha sottolineato Francesco Sottile, tecnico dei progetti biodiversità di Slow Food Italia -. Oggi è necessario evidenziare la relazione che deve unire olivicoltura, sostenibilità e agroecologia. Quest’ultima è capace di dare una prospettiva anche a un settore olivicolo sempre più in difficoltà ma non adeguatamente al centro delle politiche agricole italiane. Durante il convegno sono intervenuti Stefano Loppi dell’Università di Siena, e Francesco Barbagli, Ceo Bio-Esperia, che hanno presentato importanti soluzioni per chi vuole coltivare secondo il metodo agroecologico, sia per la qualità del prodotto che per la tutela ambientale. Luca Palazzoni, del Dipartimento di Economia Agraria dell’Università degli studi di Perugia, ha sottolineato l’importanza di guardare alla nuova Pac, un’opportunità per gli olivicoltori di accedere a misure mirate, anche di carattere ambientale.
La presentazione è stata organizzata grazie alla collaborazione di Slow Food Tivoli e Valle dell’Aniene e con il sostegno di Terme di Roma, Food Service e ASA Tivoli Spa.