CATANIA – La Metropolitana punto di partenza della programmazione per la mobilità sostenibile e per la nuova progettazione urbanistica di Catania. Questo il delicato tema al centro di “Trasporto pubblico e città costruita: occasioni urbanistiche”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della provincia etnea, da DICAr UniCT e dal CePSU di Catania.
Ad aprire i lavori a Palazzo della Cultura è stato il presidente dell’Ordine Mauro Scaccianoce, evidenziando subito la necessità di un nuovo piano urbanistico che sostituisca quello in vigore dal 1969. «Negli anni Catania ha fatto grandi passi in avanti sul piano della mobilità – ha spiegato – ma affinché la città venga messa a sistema occorre integrare il Piano Urbanistico della Mobilità Sostenibile a quello Generale, ancora in fase di stesura. È questo quello che faremo presente ai futuri candidati sindaci, che hanno il dovere di operare nell’interesse della collettività in termini di pianificazione e gestione del territorio. Uno sviluppo sostenibile per rendere più attrattivo il territorio sia dal punto di vista turistico, che di investimenti». Indispensabile per la programmazione la sinergia tra tecnici e Amministrazione, «mettendo allo stesso tavolo gli attori coinvolti – ha aggiunto Carmelo Maria Grasso, presidente CePSU (Centro Nazionale di Studi Urbanistici) Catania – un confronto fondamentale per raccogliere considerazioni, proposte e riflessioni che verranno sintetizzate in un documento finalizzato a mettere in rete azioni che portino ad un sostanziale cambiamento nei tempi più brevi. Siamo consapevoli – ha proseguito – che oggi la mobilità è l’elemento che incide maggiormente sulla qualità della vita: è impensabile non tenerne conto se vogliamo portare Catania a raggiungere gli standard europei».
Il compito di entrare nel vivo del confronto è stato affidato alla componente del CePSU Caterina Cannistrà, che ha lasciato spazio alla relazione del direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura UniCT Matteo Ignaccolo. Il confronto con altre realtà europee è stato testimonianza dell’«indissolubile legame tra assetto urbanistico e pianificazione della mobilità e dei trasporti. Per questo l’approvazione del PUMS sarà parte determinante per inquadrare le iniziative in corso, aprendo le porte a nuovi finanziamenti e consolidando quelli in essere». In questa prospettiva, Ignaccolo ha individuato quale “intervento bandiera” del PUMS il collegamento con il parcheggio di Santa Sofia. Un’opera che faciliterebbe e aumenterebbe l’accesso alla zona universitaria, rappresentando uno scambio modale per chi viene dal versante Etna Sud, favorendo l’utilizzo della metropolitana per l’accesso alla città. A questa si affianca la grande infrastruttura del nuovo raccordo autostradale ecosostenibile, indispensabile per alleggerire il flusso di veicoli sulla tangenziale di Catania. Il processo di ricucitura degli spazi urbani cambierebbe quindi gli equilibri e i criteri che hanno caratterizzato fino a oggi l’urbanistica della città di Catania, «condizionata da un Piano Generale di oltre 50 anni, la cui ossatura è basata sul trasporto privato – ha dichiarato il presidente del CeNSU Paolo La Greca – la nuova linea da seguire è il TOD (Transit Oriente Development), ovvero la costruzione attorno ai punti nevralgici del trasporto pubblico. Per questo dobbiamo farci carico della grande opportunità che ci offre la metropolitana, frutto del grande lavoro svolto dal Ministero dei Trasporti e da FCE, puntando alla rigenerazione delle aree dismesse, destinandole a nuovo uso».
La tavola rotonda – moderata dal direttore del quotidiano “La Sicilia” Antonello Piraneo – ha animato ulteriormente il dibattito, confermando le considerazioni fatte in apertura. Dagli interventi – a cui hanno preso parte il direttore FCE Salvo Fiore, il dirigente alla Produzione AMTS Salvatore Caprì, il direttore all’Urbanistica di Catania Biagio Bisignani, il direttore ai Lavori Pubblici di Catania Fabio Finocchiaro e il componente del CePSU Riccardo Privitera – è emersa infatti la crescente incidenza della metro nel trasporto pubblico. Un impatto destinato a crescere con il completamento delle prossime tratte, che dovrebbero consentire il collegamento fino ad Adrano. A contrastare l’utilizzo dei veicoli privati – quasi 70 per 100 persone – anche l’iniziativa Catania Tu-Go per incentivare la mobilità dolce. Tra le noti dolenti, però, l’utilizzo dei mezzi pubblici su gomma: un servizio da perfezionare, ma in cui la ancora bassa affluenza è figlia di anni di difficoltà. Così come la necessità di ottimizzare la linea ferroviaria della fascia ionica.
Sono queste le argomentazioni principali su cui lavoreranno tecnici e politica, definita a più riprese “assente”, complici il dissesto e il commissariamento. Un impegno da concretizzare non solo attraverso interventi efficaci, ma anche con azioni di sensibilizzazione che portino a un cambio culturale.