In un recente articolo Antonio Socci sul quotidiano Libero, a proposito dell’acceso dibattito su fascismo e antifascismo, è categorico: è urgente che il confronto delle idee lasci i social e torni sui libri. Pertanto è un invito a leggere, a studiare testi per poter parlare ed esprimere giudizi. E’ una riflessione che avevo fatto anch’io assistendo a penosi dibattiti in tv. Forse bisogna accogliere l’invito di padre Livio a fare un po’ di digiuno televisivo e leggere nel frattempo buoni libri.
Comunque sia per parlare di un argomento così complesso come quello del movimento fascista è opportuno leggere qualche libro come quello di Oscar Sanguinetti, “Fascismo e Rivoluzione. Appunti per una lettura conservatrice”, (Cristianità, 2022, e. 10), pubblicato in occasione dei cento anni della marcia su Roma del 28 Ottobre scorso. Lo studio inizia con un invito alla lettura di Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica. Invernizzi precisa che questo sul fascismo sarà il primo di una serie di libri offerti ad amici e conoscenti “per aiutarli a capire qualcosa del passato e del presente in vista di ricostruire, almeno in tesi, un futuro migliore”. In pratica “comprendere per ricostruire”. Per Invernizzi si è scelto il tema del fascismo, perché molti dei primi militanti di Alleanza Cattolica provenivano da esperienze riconducibili alle tante anime ideologiche del Fascismo, e fra questi giovani anche il fondatore Giovanni Cantoni. Dopo la conversione, Cantoni favorirà l’uscita di molti giovani dalle frange neofasciste.“Egli comprese il vuoto dottrinale ed esistenziale nascosto dietro questi percorsi ideologici e ne indicò un altro, radicalmente diverso […] era la strada della conversione a Cristo”. Tuttavia il rischio esiste ancora che i giovani seguono ideologie che rappresentano false alternative, ideologie che spesso sono “una risposta sbagliata a una domanda vera”. Il libro è composto di nove capitoli, e non ha la pretesa come sostine l’autore, di fare la storia del fascismo, né tanto meno quella dell’Italia del periodo fascista. Seguendo il testo, si intuisce che cerca di individuare alcuni punti importanti del fenomeno, collegandoli in una prospettiva cattolica-conservatrice. Lo scopo sarà quello di individuare le luci e le ombre del fascismo.
Il primo tema è quello di individuare le radici del fascismo: Il Nazionalismo.
Certamente per comprendere il fascismo occorre ripartire dalla Rivoluzione Francese. I principi dell’Ottantanove saranno il crogiolo di idee dove nasce il nazionalismo moderno, che sarà l’ideologia-madre del fascismo. Mentre nel Medioevo un uomo doveva sentirsi principalmente cristiano e poi secondariamente un borgognone e soltanto in terzo luogo un francese. Adesso la situazione si è rovesciata, l’appartenenza alla propria nazione ha acquisito una posizione di assoluta preminenza. Qui Sanguinetti fa riferimento all’eroe martire vandeano Francois de Charette che ancora aveva un’idea di Patria molto diversa rispetto ai giacobini. Dopo la Rivoluzione francese si passa alla nazionalità “romantica” e libertaria, che ha portato ai principi e al diritto dell’auto-determinazione dei popoli che saranno “un efficace grimaldello capace di erodere e di abbattere le ultime costruzioni imperiali superstiti sul suolo europeo: l’impero asburgico, l’impero russo e l’impero ottomano”. Dopo la formazione degli Stati nazionali, nasce lo Stato liberale, che “pesa” molto di più rispetto a quello di “antico regime”, anche di un regime dispotico. Lo Stato liberale che è nato “per portare la libertà al popolo restringerà però l’accesso alla rappresentanza politica a un numero assai ridotto di cittadini, selezionati attraverso soglie elevate di censo”. Lo Stato liberale inoltre si dedica alla conquista di territori, senza badare ai costi umani, come si è visto nella grande guerra. E qui il testo fa il punto sull’interventismo, dove i partiti ed esponenti politici vedranno nella guerra, l’igiene del mondo, tra questi c’è una serie di nomi come Cesare Battisti, Salandra, Sidney Sonnino e tutti gli interventisti di “sinistra”, come il socialista Benito Mussolini, ma più di tutti è certamente Gabriele D’Annunzio. Molti di questi si arruoleranno come volontari e in tanti periranno nell’ecatombe. Poi ci sarà Versailles, dove saranno cancellati tre dei quattro imperi sovra-nazionali e si getteranno le basi per una prossima guerra.
Dopo la guerra nasce il fascismo con i fasci di combattimento fondati a Milano il 23 marzo 1919, con i numerosi scontri e raid squadristici, con spedizioni punitive, incendi e devastazioni. Ma il “laboratorio” politico “in cui incuberà il nuovo ordine politico sarà la città di Fiume, in Dalmazia”. Qui da settembre 1919 al dicembre 1920 affluiranno gruppi di volontari, ex combattenti, futuristi, avanguardisti letterari, avventurieri, ma anche diversi “poco di buono”. Tutti organizzati in una milizia, guidati dal “Vate d’Italia”, D’Annunzio. A suo tempo ho descritto questo esperimento politico facendo riferimento al brillante studio di Salvatore Calasso pubblicato dalla rivista Cristianità. Sanguinetti vede come precedente a Fiume, l’esperimento che venne fatto nella Città-Stato di Munster nel 1534 dagli anabattisti di Giovanni di Leida. Ben descritto nel libro di F. P. Reck-Malleczewen, “Il Re degli anabattisti. Storia di una rivoluzione moderna”.
Per descrivere il regime fascista, Sanguinetti si basa principalmente sullo storico che ha studiato più di tutti il fascismo, il reatino Renzo De Felice. Il libro cerca di individuare i tratti salienti del percorso che porterà alla dittatura di Mussolini, aiutato dai “poteri forti” del regno. “Il regime mussoliniano sarà una realtà multiforme e complessa”, che assomiglierà molto al bonapartismo. La dialettica relativistica di matrice idealistico-gentiliana, giustificava tutti i componenti del “fascio”: nazionalisti, conservatori borghesi, “reducisti”, futuristi, clericali. Lo Stato fascista diviene ben presto uno Stato etico e pedagogico “organizzatore della società. Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato.
Di conseguenza il Partito assume funzioni educative nei confronti degli italiani, in pratica, “dalla culla alla tomba”. E’ sempre presente l’esigenza di “fare gli italiani”, che il Risorgimento e l’Italia liberale non erano stati in grado di fare. Sanguinetti a questo proposito cita il professore Giovanni Orsina, che in un suo libro parla di “ortopedia politica” , un vizio comune a tutte le ideologie moderne che si sentono di essere moralmente superiori, vizio che successivamente erediteranno le forze progressiste e antifasciste, che apparentemente antitetiche al fascismo, ma in realtà sono fratelli.
Certo trattando del fascismo regime non si può sottacere il consenso che il regime saprà conquistarsi, sia da buona parte della popolazione che da parte della Chiesa, nel quadro del patto definito “clerico-fascista”. Particolare cura del fascismo alla storia della romanità, “il mito di Roma imperiale sarà l’idea legittimante della nuova Italia; la classicità greco-romana s’imporrà negli stili pubblici; il saluto ‘romano’ nel 1938 sostituirà la stretta di mano […]”.
Peraltro cosa curiosa, i gerarchi fascisti, saranno costretti da Mussolini, ex bersagliere, a sfilare a passo di corsa. Che però era una romanità “a freddo”, scrive Sanguinetti, che saltava decine di secoli di cristianità.
Con i fascisti al governo il Paese conoscerà un ritorno all’ordine e ingaggerà una dura lotta contro le cattive abitudini, “la poltrona e le pantofole son la rovina dell’uomo”.
Per quanto riguarda la fine del regime fascista per Sanguinetti, il fascismo si dissolverà a causa della sconfitta nella guerra. “Gli eventi dell’8 settembre 1943 evidenzieranno clamorosamente quanto superficiale fosse stata, nonostante un regime semi-totalitario, l’impronta lasciata dal fascismo sullo Stato liberale già di suo basato su paradigmi astratti e in stridente frizione con l’identità profonda del Paese e con la sua storia”.
Fascismo e Chiesa cattolica. Un rapporto che nonostante i Patti lateranensi del ’29, non sarà esente da tensioni, per esempio nel campo educativo. Lo Stato fascista tende a monopolizzare l’educazione nazionale, specialmente quella dei giovani. Anche se il clero in maggioranza sarà entusiasticamente sostenitore delle avventure del regime da quelle africane alla crociata anti-bolscevica.
Mentre per quanto riguarda il rapporto tra Fascismo e cultura. E’ qui che Sanguinetti fa percepire ai lettori che il fascismo è molto lontano da una prospettiva di destra. Basta dare un’occhiata al “grande fiume” dei filoni culturali a cui appartiene. Per cominciare da Sorel, per finire allo stesso Giovanni Gentile. Una componente importante sarà rappresentato dai futuristi e dalle avanguardie artistiche, dove dietro si staglia la figura del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Del resto Sanguinetti fa riferimento a tanti giovani intellettuali prima aderenti al fascismo, che ben presto getteranno la camicia nera alle ortiche per passare alle sponde sinistre, come Alicata, Lajolo, Guttuso, Lombardo Radice, Trombadori. Peraltro non si può ridurre il fascismo a un mero regime autoritario, tipo quello di Salazar in Portogallo. Ma non fu neanche un regime totalitario come quello sovietico o nazionalsocialista di Hitler. Noto che a questo proposito, Sanguinetti nelle indicazioni bibliografiche ha citato il documentato testo del professore americano Stanley Payne sul Fascismo. Libro che ho presentato nei siti internet dove collaboro.
Gli ultimi capitoli il libro di Sanguinetti si occupa del fascismo repubblicano e di quello dopo il Ventennio. Dopo l’8 settembre le tre anime del fascismo (cattolica di destra, liberale e sociale) si disperdono, rimane quella socialista, con Mussolini rimane, la “sinistra” dell’elite fascista. La Repubblica Sociale Italiana (RSI) è la prima estesa esperienza di repubblica italiana che si avvicina al primo Risorgimento: Roma, Venezia, Brescia. Qui il testo affronta i temi della guerra civile combattuta al Nord del Paese. La lotta partigiana, la guerra rivoluzionaria scatenata a freddo dai comunisti. Per questo tema sempre nelle indicazioni bibliografiche si fa riferimento oltre ai libri di Giampaolo Pansa ai tre volumi di Giorgio Pisanò, la “Storia della guerra civile in Italia”.
Ultimo tema il fascismo dopo il Ventennio. Intanto Sanguinetti afferma che la guerra civile non terminerà nell’aprile-maggio del 1945. Si protrae con i vari “tribunali del popolo” e con le squadre “rosse”, che vanno ad eseguire vendette più o meno legali contro i fascisti.
Mi avvio alla conclusione, “che senso ha riparlare di fascismo a cento anni dalla sua nascita e a settantasette dalla sua morte storica?” Si domanda l’autore del libro. Ce lo chiediamo anche noi. E’ utile per non cedere agli attacchi che attraverso i Media periodicamente le sinistre vetero, – e post-comuniste continuano a sferrare contro ogni fermento di opposizione e di rinascita della destra in Italia, brandendo come un bastone a scopo discriminatorio e intimidatorio il paradigma anti-fascista. Per uscire dalla “trappola” sinistra dell’antifascismo occorre sposare l’analisi ben documentata del libro del professore Sanguinetti.
DOMENICO BONVEGNA
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