Sono ore decisive per le donne che subiscono violenza in Commissione 10a al Senato, dove si sta finalizzando il testo del DL Lavoro che sarà votato in Aula nei prossimi giorni. A poter fare la differenza sono quattro emendamenti presentati da maggioranza (Fratelli d’Italia) e opposizione (Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva) ma che al momento sembrano essere stati accantonati e non si conosce il loro destino finale.
Le modifiche richieste riguardano in particolare i requisiti per beneficiare dell’Assegno di inclusione, la misura di supporto al reddito che sostituirà il Reddito di cittadinanza. Se approvati, tali emendamenti consentirebbero alle donne supportate dai centri antiviolenza e dalle case rifugio, con figli/e a carico, di essere incluse nella platea beneficiaria della misura e di essere esentate dagli obblighi di attivazione sociale e lavorativa previsti.
“Accettare un rapporto di lavoro “senza limiti di distanza nell’ambito del territorio nazionale” o a “80 chilometri dal domicilio” potrebbe essere molto complesso e difficile per una donna accolta in una casa rifugio o ricollocata in altro territorio per sfuggire a una situazione di maltrattamenti e violenze. Inoltre, le donne con minori a carico, se costrette a trasferirsi, non potrebbero nemmeno più fare affidamento sulle proprie reti per gestire il lavoro di cura” dichiara Rossella Silvestre, Policy Expert di ActionAid.
Un’ulteriore modifica accantonata dalla Commissione 10a, ma fondamentale da apportare all’Assegno di inclusione, riguarda il calcolo dell’Isee: le donne devono essere riconosciute come nucleo distinto da quello del coniuge o del convivente autore di violenza indipendentemente dal fatto che questo abbia la medesima o separata residenza. Allo stato attuale, invece, il calcolo dell’Isee non riflette la reale situazione reddituale e patrimoniale della donna, perché comprensivo dei redditi dell’autore di violenza e questo ha conseguenze sull’impossibilità di accedere all’Assegno di inclusione.
È fondamentale quindi che gli emendamenti accantonati vengano votati in Senato. Se ciò non accadrà le donne che hanno subito violenza saranno escluse e verrà leso il loro diritto di accedere agli strumenti di welfare per ricostruirsi una nuova vita. Includere tali emendamenti nel futuro Assegno di inclusione si rende ancora più necessario dopo che il diritto delle donne ad essere adeguatamente supportate economicamente è stato molto indebolito dalla Legge di bilancio 2023, che ha stanziato solo 1,8 mln di euro per il Reddito di libertà, a fronte dei 12 milioni erogati tra il 2020 e il 2022. Quest’anno, quindi, saranno solo 385 donne, fra quelle inserite in percorsi di fuoriuscita dalla violenza, a poterne beneficiare mentre nel periodo 2020-2022 sono state circa 2.500. Numeri ancora molto lontani da quelli stimati dall’Istat (2022), secondo cui sono 21.000 le donne supportate dai centri antiviolenza che ogni anno avrebbero la necessità di ricorrere a misure di supporto economico.
“ActionAid chiede quindi alle senatrici e ai senatori che avranno il compito di votare questi emendamenti di porsi in un’ottica di grande responsabilità, a tutela dei diritti delle donne che stanno cercando faticosamente di uscire da una situazione di violenza domestica. Allo stesso tempo, hanno anche la possibilità di dimostrare che le istituzioni intendono fattivamente prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne in Italia” conclude Rossella Silvestre.