I RISCHI DEL PONTE? TUTTI A CARICO DEL PUBBLICO

Detto e ribadito. Adesso ha, nuovamente, il crisma dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione. Il modo con cui il Governo “resuscita” un progetto potenzialmente meno efficiente delle alternative disponibili (parola degli esperti del Ministero) è un possibile regalo dello Stato ai privati.

Il “patto” tra Governo ed Eurolink (leggasi: WeBuild) è gravemente squilibrato a vantaggio del privato. Contrariamente a quanto chiesto dall’Autorità, lo Stato ripristina i rapporti contrattuali, ma Eurolink non rinuncia al contenzioso. Meglio, lo farà solo DOPO che il progetto sarà stato approvato, ossia quando non avrà più nulla da perdere. Il 15 Maggio scorso, tra l’altro, abbiamo assistito a un bel siparietto. Sappiamo che il Tribunale delle Imprese aveva respinto le pretese di Eurolink, giudicando legittima la “caducazione” dei contratti operata dal Governo Monti nel 2012 e infondate le pretese dei privati. Le ditte hanno chiesto l’anticipazione dell’udienza di appello e il 15 Maggio la società Stretto di Messina ha rinunciato al contenzioso, ma WeBuild no. A quel punto la Corte si è aggiornata a ottobre …2024, fra un anno e mezzo! Motivo? A quel punto il progetto sarà concluso e WeBuild potrà fare ciò che più le conviene: se il progetto è stato approvato, rinuncerà alla causa prendendosi la commessa; se il progetto è stato respinto manterrà la causa aspirando al risarcimento. Comodo, come dormire fra quattro guanciali!
E lo Stato? Lo Stato mette sul piatto 15 miliardi per un’opera terribilmente cotroversa, da molti esperti giudicata inutile e dannosa, dalla sicurezza incerta e azzardata, che ha alternative giudicate “potenzialmente preferibili” perfino dalle commissioni nominate dal Ministero delle Infrastrutture, e rinuncia a un contenzioso che in primo grado aveva già vinto, offrendo alla mano del privato tutti i jolly del mazzo. Un modo ben strano di tutelare l’interesse pubblico. Se lo Stato fosse stato la sua casa o la sua azienda, il buon padre di famiglia Matteo Salvini avrebbe rinunciato a una posizione di forza contrattuale (una vittoria in primo grado) offrendo tutto in cambio di niente? Ne dubitiamo fortemente.
Ma c’è un altro aspetto di “rischio” che la riesumazione dei contratti mantiene esclusivamente in carico al pubblico, esimendone del tutto il privato. È il rischio “finanziario” dell’operazione. Ne parleremo nella prossima puntata.

Comitato: “Invece del ponte – cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto”