Presentati, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, i risultati della ricerca realizzata dall’Eurispes dal titolo: “Il fenomeno degli NPL tra crisi pandemica e diritto dell’emergenza: analisi economica e giuridica”. Obiettivo dello studio è quello di analizzare l’evoluzione dei prestiti deteriorati per le banche italiane nell’ultimo decennio e il loro impatto sul quadro macroeconomico.
Il fenomeno degli NPL e UTP in Italia inizia ad assumere vaste proporzioni a partire dalla crisi finanziaria del 2007-09. Il picco si è avuto nella seconda metà del 2015. A partire da quel momento, anche a causa della spinta della normativa di vigilanza europea, il sistema bancario italiano ha ridotto la propria esposizione debitoria su crediti in sofferenza tramite cessione a terzi. Attualmente, tale incidenza si avvicina al 5% richiesto dalla regolamentazione europea. La riduzione dell’incidenza delle NPE (not performing exposures) ha comportato generalmente un costo, rappresentato dal minor realizzo sul credito rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere tramite azioni giudiziali. Gli effetti sono stati di alleggerimento dei bilanci bancari, ma nel contempo di aumento delle difficoltà delle imprese in crisi nel trattare con le banche o con i cessionari. Questo fenomeno rischia di tornare, perciò studiare l’andamento delle NPE potrebbe aiutare a governare nel migliore dei modi una fase che potrebbe riproporsi.
La ricerca muove dunque dall’analisi di volume, struttura e andamento delle NPE nel panorama italiano, con una particolare attenzione alla loro modalità di gestione e agli effetti sulle aziende debitrici. Dunque, una ricognizione funzionale rispetto all’individuazione di best practices e all’elaborazione degli strumenti più idonei a gestire il fenomeno nei prossimi anni.