Dodici giorni, dal 14 al 25 luglio, e un fitto programma di appuntamenti che spaziano tra teatro, musica, danza, cinema, letteratura, arte, fotografia. Torna a Roma il festival multidisciplinare Sempre più Fuori e, per la sua terza edizione, si sposta nel Municipio II tra due luoghi di incantevole bellezza: il Goethe-Institut e l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, solitamente aperta al pubblico in eccezionali occasioni.
Fuori dalle rigide divisioni tra i generi dello spettacolo, fuori dalla rete e da schermi e dispositivi digitali – come sottolinea il titolo – Sempre più Fuori segue una propria tessitura che prova a comporre un mosaico di formati e linguaggi in grado di coabitare gioiosamente gli spazi che li ospitano e generare pratiche di scambio tra i pubblici e non solo di consumo mordi e fuggi. Il programma, pensato per affiancare artisti e opere pluripremiate ad altre in crescita, indaga in particolar modo il rapporto tra “tradizione” e innovazione, laddove per tradizione si intendono opere (letterarie, performative, installative, musicali, fotografiche, cinematografiche) che negli anni sono diventate dei cult pur afferendo a un campo di sperimentazione e ricerca artistica.
Si parte così da evergreen contemporanei come gli spettacoli MDLSX di Motus oppure Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus del Teatro delle Ariette, Sex Machine di Giuliana Musso, Save the Last Dance for Me del coreografo Leone d’Oro Alessandro Sciarroni o ancora l’installazione Precipitazioni sparse, che l’artista Bruna Esposito ha presentato alla Biennale di Venezia 2005, per arrivare a formati multimediali di artisti emergenti quali SO HUMAN-La mia vita da pianta, la digital audio performance sui temi ambientali nel quartiere a cura di Arterie, Autoritratti in tre atti, la lecture performance dell’artista sordo Diana Anselmo del collettivo Al.Di.Qua. Artists., l’associazione di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo con corpi disabilitati, Every Burns, il concerto della compositrice e cantautrice R.Y.F, e This is a Male Nipple. Am I Censored Enough?, la mostra fotografica sulla censura del corpo femminile sui social di Irene Tomio.
In collaborazione con Biblioteche di Roma la presentazione poi del romanzo Premio Strega nel 2015 La ferocia di Nicola Lagioia, accanto a quella del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena, che ripercorre le storie del rapporto tra disabilità e arti performative della giovane ricercatrice Flavia Dalila D’Amico.
Sempre più fuori prevede anche la proiezione (sottotitolata per la comunità sorda) di un cult del cinema italiano come il memorabile ritratto di un’Italia di fine anni ’70, Le vacanze intelligenti, di Alberto Sordi; un dj-set di musica elettronica con Silvia Calderoni; il laboratorio riservato ai danzatori Save The Last dance for me e quello per studenti e abitanti del Municipio II Radio Frammenti; una visita guidata all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo in LIS, promossa negli appositi canali grazie all’ENS e alla collaborazione con l’associazione Al.Di.Qua. Artists., consulente in materia di accessibilità.
Infine in entrambe le location è previsto uno stand enogastronomico a cura dello storico ristorante di Centocelle La Cantina di Dante che propone piatti rivisitati della cucina romana.
Sempre più fuori, con la direzione artistica di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani, è un progetto di Cranpi in collaborazione con Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, Goethe-Institut, Biblioteche di Roma, con il patrocinio del Municipio II – Roma Capitale. Il progetto, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”.
Il programma giorno per giorno
Sempre più Fuori aprirà venerdì 14 luglio alle 19.00 negli spazi del Goethe-Institut di Roma che sarà la cornice di formati variegati a partire dal primo appuntamento dedicato alla letteratura in collaborazione con LETTERATURE – Festival Internazionale di Roma – a cura dell’Istituzione Biblioteche di Roma – e con Biblioteca Europea. L’ospite è Nicola Lagioia, scrittore Premio Strega 2015 per il romanzo La ferocia (Einaudi Editore), in cui racconta il crollo di una famiglia barese, del suo sistema di malaffare, mettendo in scena una galleria di personaggi spaventosi e realistici, circondati da un paesaggio naturale che crea uno sfondo metafisico alle vicende narrate.
Sabato 15 luglio, sempre al Goethe-Institut alle 19.00, Monica Ciarcelluti e Renzo Francabandera con la consulenza digitale di Michele Cremaschi (Arterie) presentano SO HUMAN-La mia vita da pianta, la digital performance immersiva site-specific che nasce da una residenza in loco del collettivo e indaga il rapporto tra uomo e ambiente attraverso un percorso multisensoriale. Il pubblico, munito di smartphone e auricolari, e attraverso un QR code fornito dall’organizzazione, potrà accedere alla passeggiata immersiva nei dintorni del Goethe-Institut. La performance si avvale della musica di Vincenzo Scorza, per dare accessibilità anche al pubblico non vedente in un cammino sonoro che attiva l’olfatto e il tatto in relazione alle specie vegetali dei parchi limitrofi.
Lunedì 17 luglio, ancora il Goethe-Institut è il luogo prescelto per una serie di eventi. Si parte nel tardo pomeriggio alle 19.00 con This is a male nipple. Am I censored enough?, la mostra fotografica di Irene Tomio incentrata sulla censura del corpo femminile al tempo dei social, visitabile fino al 25 luglio. Una serie di scatti che con ironia e deliberata provocazione vogliono affermare il diritto di tutte e di tutti a esprimere la propria identità libera, sottolineando il ridicolo paradosso dell’algoritmo censore e le policy discriminatorie dei social network che ancora oggi non rispettano gli standard internazionali sui diritti umani che promuovono inclusività e uguaglianza indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
A seguire, alle 20.00, ancora un appuntamento con i libri con la presentazione del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena (Bulzoni Editore) di Flavia Dalila D’Amico che indaga l’utilizzo della disabilità nello spettacolo dal vivo dalla fine dell’Ottocento a oggi. Un vasto intervallo cronologico in cui, a ben guardare, artisti e artiste con disabilità puntellano solo qualche breve momento, almeno fino ad oggi.
Alle 21.00 chiude la giornata la lecture performance Autoritratto in 3 atti dell’artista sordo Diana Anselmo, che indaga il tema dello sguardo, declinandolo sotto tre diversi punti di vista: quello proprio, quello subìto e quello riappropriato, tanto poetico quanto politico, uno sguardo collettivo, plurale e sovra-individuale.
Martedì 18 luglio al Goethe-Institut s’inaugura alle 19.00 la mostra/installazione Precipitazioni sparse di Bruna Esposito a cura di Zerynthia. L’opera è formata da bucce di cipolla bianche, dorate e rosse di Tropea (senza dominanti di colore), sparse al centro di un piedistallo di lastre di marmo. Le bucce sono quelle più esterne, secche, sottilissime e leggerissime, senza macchie o muffe, di volume tondeggiante. Ogni piccolo soffio d’aria in prossimità della piattaforma può far muovere le bucce, imprevedibilmente. La composizione è continuamente variabile, in maniera percettibile o quasi impercettibile. La mostra resta aperta al pubblico fino al 25 luglio.
Mercoledì 19 luglio ci si sposta all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo per il primo appuntamento teatrale in cartellone alle 21.00. Più che uno spettacolo, un caso: MDLSX di Motus, una tra le compagnie che più hanno contribuito a trasformare l’immaginario del teatro contemporaneo italiano. Dal debutto nel 2015 a oggi, MDLSX ha girato il mondo, accumulando non solo grandi applausi, ma una quantità di repliche decisamente insolita per una compagnia teatrale indipendente. Lo spettacolo, scritto in forma di monologo/vj set da Daniela Nicolò e Silvia Calderoni, per la regia di Enrico Casagrande e la stessa Nicolò, vede in scena la Calderoni che si avventura in uno scandaloso viaggio teatrale tra fiction e realtà, in cui collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie. Una performance dirompente che unisce musica, installazione, danza e recitazione alla volontà di sovvertire gli stereotipi sui generi e gli orientamenti sessuali. Il titolo viene da Middlesex, romanzo dello statunitense Jeffrey Eugenides, premio Pulitzer 2003 che narra la storia di un ermafrodito, nato maschio in corpo di donna, e delle sue peripezie. Motus mescola frammenti di manifesti queer e teorie sul genere per costruire un ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria.
In chiusura, alle 23.00, dj-set di Silvia Calderoni, una performance in cui il corpo dell’artista e la musica si fondono in un’unica esplosione di energia in un mash-up di elettronica, electropunk, 80’s, new wave e trash.
Giovedì 20 luglio alle 21.00 la giornata al Goethe-Institut è dedicata al cinema con la proiezione (sottotitolata per la comunità sorda) di un cult del cinema italiano come il memorabile ritratto di un’Italia di fine anni ’70, Le vacanze intelligenti, di Alberto Sordi.
Venerdì 21 luglio nel pomeriggio, alle 18.00, è prevista una visita guidata all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo in LIS, la lingua dei segni, promossa negli appositi canali grazie all’ENS e in collaborazione con l’associazione Al.Di.Qua. Artists., consulente in materia di accessibilità.
In serata, alle 20.30 sempre all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo il palco è per il Teatro delle Ariette che presenta Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus, spettacolo cult andato in scena per la prima volta nel 2012. In scena, Paola Berselli e Stefano Pasquini con Maurizio Ferraresi intrecciano vite passate e emozioni di oggi, grazie anche alla forza di uno dei testi fondamentali del Novecento, Lo straniero dello scrittore Premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Riduttivo chiamarlo spettacolo, Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus è una vera e propria immersione, con gli interpreti che mentre raccontano le vicende umane dei loro personaggi cucinano e servono a fine rappresentazione il cous cous. Si replica sabato 22.
Lunedì 24 luglio in Save The Last Dance for Me all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo Alessandro Sciarroni, artista e coreografo Leone d’Oro alla carriera per la Danza nel 2019, lavora assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese tradizionale in via di estinzione, la Polka chinata. Si tratta di una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900: fisicamente impegnativa, quasi acrobatica, prevede che i danzatori abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra. Il lavoro nasce in collaborazione con Giancarlo Stagni, un maestro di balli Filuzziani che ha ridato vita a questa antica tradizione grazie alla riscoperta e allo studio di alcuni video di documentazione risalenti agli anni ’60. Sciarroni scopre questa danza nel dicembre 2018 quando la danza era praticata in Italia solo da cinque persone in tutto. Per questa ragione, il progetto è composto da una performance eseguita dai due danzatori alle 19.30 ed è seguito dal laboratorio alle 20.30 rivolto a tutti per diffondere e ridare vita a questa tradizione popolare in via d’estinzione.
Chiude la serata alle 22.30, Every Burns, concerto di R.Y.F., acronimo di Restless Yellow Flowers, nome d’arte di Francesca Morello. Partendo dalla sua esperienza, R.Y.F. dà voce alla diversità, alla comunità queer, alle persone non binarie e a tutte le favolose creature della Terra. Nella sua musica sono mescolate sonorità blues, elettronica rock con effetti e riverberi vocali. Dal punto di vista sonoro, è una combinazione di dance e punk esplosive. Il suo quarto album, Everything Burns, è un equilibrio catartico di sofferenza e allegria, un disco electropunk intriso di sovversione queer e femminista. Ed è la sua prima incursione nella musica elettronica.
Martedì 25 luglio festeggia vent’anni, e chiude il festival alle 20.30 all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, lo spettacolo Sex machine. Un popolo di santi, poeti, navigatori e puttanieri di Giuliana Musso, autrice-interprete friulana creatrice di spettacoli che affrontano temi scomodi, inconsueti per il teatro. Con la regia di Massimo Somaglino, lo spettacolo è un affresco di una società contemporanea vista da una particolare angolazione, quella del sesso a pagamento. Sei personaggi, quattro uomini e due donne, formano un quadro di contemporanea umanità, complessa, multiforme, ridicola (sebbene mai parodistica). Hanno tutti in comune due cose: appartengono alla cultura del nord-est (terra di campanili e lap-dance) e trovano soddisfazione ai loro bisogni e ragione alle loro paure nel variegato e complesso mondo dei rapporti sessuali a pagamento. L’interazione tra i personaggi, la musica suonata dal vivo da Gianluigi Meggiorin e il pubblico in sala, direttamente coinvolto dagli interpreti, ha fatto di questo spettacolo un piccolo fenomeno teatrale in sospeso tra il cosiddetto “teatro civile”, e il cabaret.
Tutto il programma è affiancato da laboratori pensati per coinvolgere diverse generazioni, abilità e gruppi linguistici. Ad esempio, la speaker Maria Genovese di Radio Frammenti, in collaborazione con il Dipartimento di Storia Antropologia Religione Arte Spettacolo dell’Università Sapienza, propone una postazione radio, itinerante nei luoghi del festival per svolgere un laboratorio rivolto a studenti dell’Università Sapienza e persone del territorio che saranno coinvolte nel racconto della stessa rassegna. Tutti i contenuti saranno fruibili live sul posto e in podcast successivamente per informare anche il pubblico cieco. Inoltre, i danzatori della compagnia di Alessandro Sciarroni condurranno un laboratorio sulla Polka chinata, rivolto gratuitamente a tutti per preservare l’estinzione di questa danza e coinvolgere persone di differente età, i giovani conoscitori e amatori dell’estetica di Sciarroni, le generazioni più anziane in quanto potenzialmente interessate dal ballo popolare.