Finalmente un servizio sulla guerra di difesa dell’Ucraina, che chiarisce quale dovrebbe essere la posizione di chi si definisce di destra o meglio conservatore. Lo ha scritto Stefano Magni su atlanticoquotidiano.it, (Perché la difesa dell’Ucraina è una causa di destra, 13.7.23) probabilmente, forse, non riuscirà a convincere quella frangia minoritaria che ancora si definisce di destra, magari cattolica, che si schiera apertamente contro la guerra in Ucraina e che probabilmente strizza l’occhio al dittatore Vladmir Putin.
Posizione che, forse, poteva avere qualche motivazione nei primi giorni del conflitto, quando ancora non era chiaro l’insano progetto putiniano. Per la verità ero caduto anch’io nel tranello, mantenendo una posizione neutrale. E per questo motivo tra l’altro ho perso l’amicizia di un noto esperto di temi geopolitici.
Tuttavia il giornalista mi sembra abbastanza convincente soprattutto per chi usa un poco il buon senso. Spesso la frase che viene sbattuta in faccia a una persona che da sempre si è sentita di condividere una politica di “destra” è la seguente: “Sostieni l’Ucraina? Ma non mi dire che sei diventato un Dem?!”.“Io sapevo che eri di destra, ma proprio non riesco a capire perché sull’Ucraina vai con la sinistra. Che delusione!”. Paradossalmente per Magni, in questo mondo ultra polarizzato, la causa dell’Ucraina è diventata di sinistra, addirittura per qualcuno è diventata, “la nuova religione della sinistra”. I Democratici sono abili nell’alimentare questa polarizzazione: “in pratica, affermano che chiunque sia contro di loro è complice di Putin”. E peraltro, secondo Magni, a destra non si fa nulla per smontare questo teorema. “Anzi, ormai si dà per scontato che a destra si debba stare, se non al fianco di Putin, almeno contro Zelensky, contro la Nato e soprattutto contro Biden”.
Invece Magni smonta questo mito, sostenendo che appoggiare l’Ucraina è una battaglia di destra. Per sostenere la sua tesi, Magni, porta almeno tre motivi: 1° è una difesa di uno Stato sovrano da un invasore, 2° è la difesa della Mitteleuropa cristiana da un regime post-comunista; 3° infine, è una battaglia di civiltà, in difesa dell’Occidente per come l’abbiamo sempre conosciuto.
La difesa della sovranità di uno Stato sovrano, è sacrosanto che dovrebbe accomunare tutte le anime della destra: liberali, cattolici, che ritengono che l’unica guerra giusta sia quella difensiva, i sovranisti difendono le frontiere e le tradizioni di una nazione. Insomma, non dovrebbero esserci dubbi da che parte stare.
Eppure… molti di queste frange politiche che si sentono di “destra”, ricorrono a trucchi concettuali e lessicali, che sembrano attinti dalla propaganda russa, per dire che l’Ucraina non è stata invasa dalla Russia. Anche se per la verità non possono dire il contrario, ma comunque dicono che “è una questione complessa” e nella complessità vale tutto”.
E tuttavia questi signori messi alle strette, spesso sostengono che questa è una guerra per procura e che Putin è l’unico grande attore internazionale che si oppone all’intero sistema liberale, soprattutto americano. Pertanto sei costretto a scegliere da che parte stare. “E devi scegliere una parte, specie in tempo di guerra”.
Per la verità questa tesi di Magni l’ho poco sentita, tuttavia mi convince in pieno. La difesa della Mittleuropa cristiana.
Infatti, oltre a difendere uno Stato sovrano invaso, quella dell’Ucraina è una battaglia per la Mitteleuropa cristiana contro un impero post-comunista. E’ un concetto che hanno chiaro in Polonia, “la nazione più cattolica d’Europa, governata dai successori di Solidarnosc, il primo responsabile del crollo dei regimi comunisti”. Tutti dalla Polonia ai paesi Baltici si identificano correttamente con l’Ucraina invasa. Sono disposti a sostenerla con tutte le loro forze, perché non vogliono correre il rischio di finire di nuovo sotto il Cremlino e la stella rossa.
Per Magni gli ucraini si battono come leoni, fino all’ultimo uomo perché hanno riscoperto la loro storia. Una storia di cui fa parte anche il genocidio per fame, ordinato da Stalin, l’Holodomor (quasi 6 milioni di morti dal 1932 al 1933) di cui si è potuta celebrare la memoria liberamente solo dopo che il Paese si è liberato, non solo dall’Urss, ma anche dal regime post-sovietico e pro-russo che ha governato ininterrottamente fino al 2004.
Pertanto, definire la Russia come un impero post-comunista non è un’esagerazione. “I valori cristiani, tanto sbandierati dalla propaganda di Mosca destinata ai conservatori occidentali, sono evidentemente solo un paravento”. E’ evidente, piuttosto, per Magni che esiste un certo revanscismo sovietico di Putin. Ci sono diverse prove, soprattutto quelle di simboli:“La stella rossa su tutti i mezzi militari, gli aerei e gli elicotteri, la bandiera “della vittoria” (del 1945) issata nelle città conquistate, sono lì da vedere. E dove arriva l’Armata tornano le statue di Lenin e la toponomastica sovietica, le ricorrenze sovietiche e i vecchi inni”. i russi puntano alla riparazione del “torto” subito nel 1991, con la dissoluzione dell’impero rosso. A questo punto, Putin, che ritiene la fine dell’Urss come “la più grande catastrofe geopolitica” della storia recente, vuole la sua rivincita.
Contro chi? Ovvio: contro chi ha sconfitto, pacificamente, il comunismo. Contro il blocco occidentale di Reagan e dei conservatori, contro i cattolici e il Papa polacco, contro i popoli che hanno conquistato la loro indipendenza da Mosca. Pertanto, stare dalla parte di Putin, per un conservatore, per uno di Destra è un tradimento della propria storia e un ripudio del proprio trionfo.
Stare dalla parte dell’Ucraina significa difendere l’Occidente. E siamo alla terza motivazione.
“Questa è innegabilmente una guerra di civiltà, – scrive Magni – anche se per ora resta localizzata a una sola nazione. Lo è perché lo dicono gli aggressori: sono ormai innumerevoli le dichiarazioni dei vertici russi contro l’Occidente. La guerra è vissuta dall’opinione pubblica russa come una lotta esistenziale contro l’America e l’Europa”.
Tra l’altro È un conflitto che ha anche una sua dimensione spirituale, come si legge chiaramente nelle prediche del patriarca Kirill contro la “degenerazione” occidentale, non molto differenti dalle parole che siamo soliti sentir pronunciare dagli ayatollah iraniani o dagli imam radicali sunniti. Certamente è vero che l’Occidente per certi versi è corrotto, ma non possiamo pretendere di convertirlo a cannonate con i tank di Putin. Sull’aspetto spirituale della guerra, ne parla convintamente in continuazione padre Livio Fanzaga il direttore di Radio Maria. E’ una guerra che riguarda tutta la nostra civiltà, “non solo perché gli ucraini sono sostenuti da (poche) armi americane ed europee”, ma soprattutto perché la causa stessa è da rintracciarsi nella fuga a Occidente del popolo Ucraino. Praticamente prima con la rivoluzione arancione del 2004 e poi ancora di più con quella del Maidan del 2013-14, la repubblica ex sovietica ha tentato di dare un taglio al suo passato comunista e all’abbraccio della Russia post-sovietica, per guardare al modello occidentale, fatto di democrazia, mercato libero e diritti individuali.
Di fronte a questa scelta occidentale, il regime post-sovietico russo si è sentito in dovere di intervenire con la forza, prima in Crimea, poi nel Donbass, infine invadendo tutto il Paese. E allora ribaltiamo la domanda: perché mai chi si definisce di destra dovrebbe schierarsi contro l’Ucraina?
DOMENICO BONVEGNA
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