di ANDREA FILLORAMO
Nell’insegnamento cristiano, purtroppo, si sono infilate delle idee che nulla, a mio parere, hanno a che vedere con il messaggio di Gesù. Fra queste quella che il sacerdozio sia riservato ai maschi, che alle donne, quindi, non sia possibile trasmettere quei poteri che nella tradizione cattolica sono propri ed esclusivi degli appartenenti al genere maschile.
Ritengo che l’esclusione al presbiterato sia più l’effetto di una cultura antica che, particolarmente, nell’ultimo secolo. anche se con notevoli difficoltà, sta per essere superata, che una dottrina che può trovare sostegno nel messaggio cristiano.
E’ più, quindi, una mentalità radicata nel popolo ebraico e da questi anche se in modo stemperato, trasmessa ai cristiani, che una dottrina certa e accertata attraverso le parole di Gesù. Nel mondo ebraico, infatti, la donna non era considerata proprio un essere umano, era qualcosa che era riuscita male al Padreterno. Addirittura, quando l’uomo si univa con sua moglie per concepire un figlio, pregava per quaranta giorni affinché nascesse un maschio. Se fosse nata una bambina avrebbe significato che l’uomo non era stato abbastanza virile, il seme dell’uomo, cioè, non era abbastanza maschio. Conseguentemente la donna sarebbe un maschio venuto male, un seme andato a male, e nella preghiera che ancor oggi gli ebrei recitano tre volte al giorno, l’uomo dice: “ti ringrazio, Signore, perché mi hai creato maschio”; la donna, invece. dice: “ti ringrazio perché mi hai creato secondo la tua volontà”.
Quindi la donna dagli ebrei era un essere subumano e comunque la più lontana da Dio. Negli elenchi ebraici, infatti, la donna veniva sempre dopo gli idioti e i bastardi; nei bottini di guerra veniva sempre dopo l’asino e la mucca. Questo per il semplice fatto che le donne per motivi fisiologici legati al processo fisico delle mestruazioni, venivano considerate in una condizione di completa impurità e, per tal motivo, erano per gli Ebrei le più lontane da Dio. A tal proposito, un proverbio ebraico diceva: “è meglio che tutte le Bibbie brucino in un rogo piuttosto che una sola venga salvata da una donna”. Ciò perché, siccome la donna è impura, se tutte le Bibbie bruciano e una sola viene salvata da una donna, la donna, toccando la Bibbia, la rende impura.
Non era assolutamente quello che pensava Gesù.
Nei Vangeli le donne non solo vengono eguagliate ai maschi, ma sopravanzano i maschi stessi perché sono le uniche a compiere la stessa azione che nella simbolica ebraica era riservata ai sette angeli del servizio divino. Dio era nella sfera inaccessibile, lontana, i più vicini a Dio erano gli angeli. L’Evangelista, scrivendo delle donne alle quali era stato riservato l’annuncio della resurrezione dice, infatti, che sono loro che devono «dare l’annuncio» (¢pagge‹lai).Il termine «annuncio» ha la stessa radice della parola «angelo», l’angelo è il nunzio, indica che le donne non solo sono equiparate agli uomini, ma sono equiparate agli esseri più vicini a Dio.
Ecco, quindi, il paradosso: quelle che la società ebraica riteneva le più lontane da Dio, per il Vangelo sono le più vicine a Dio. Le donne hanno avuto il compito di dare l’annunzio della risurrezione e hanno svolto, perciò, l’attività degli angeli.
Cambierà, quindi, la dottrina della Chiesa Cattolica e ammetterà al presbiterato anche le donne come è avvenuto in altre Chiese cristiane?
Nessuno lo può pretendere. Il cambiamento avverrà quando il clericalismo che è tipicamente maschile cederà il passo ad un cristianesimo vero e autentico in cui, come leggiamo in Gal. 3,28: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”