Questura di Monza e della Brianza – Nella nottata di giovedì 3 agosto alle ore 3.45, presso la centrale operativa della Questura perveniva una segnalazione di “alert” che segnalava la presenza in una struttura recettiva del capoluogo di una persona che risultava essere ricercata.
Immediatamente la nota veniva girata ad un equipaggio dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico- Squadra Volanti della Questura di Monza, che si recava presso l’albergo da cui era scattato l’allarme, accertando come una ospite risultava essere destinataria di un ordine di Esecuzione Penale emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia, dovendo scontare una condanna a 9 anni di carcere per reati contro il patrimonio e la persona.
La donna 32enne, aventi origine bosniache, aveva prenotato una stanza dell’Hotel per la notte tra mercoledì 2 agosto e giovedì 3 agosto e lì si trovava a pernottare unitamente al compagno. Da ulteriori accertamenti nelle banche dati i poliziotti riscontravano come la donna risultava essere gravata da numerosi precedenti di polizia.
Infatti a far data dall’anno 2004, e dunque fin da ragazzina e già dall’età di 13 anni, aveva iniziato a commettere decine e decine di furti e scippi, oltre a violazioni in materia di armi e reati in materia di immigrazione.
Più volte nelle città italiane le era stato vietato di accedere a determinati luoghi urbani, quali stazioni e metropolitane a causa dei continui tentativi di borseggio e nel marzo 2023 il Questore di Milano le aveva inibito l’accesso all’intera rete metropolitana e ferroviaria compresi gli accessi di superficie e le immediate vicinanze degli stessi per la durata di 12 mesi.
Risultavano inoltre alcuni precedenti per false attestazioni delle proprie generalità per aver più volte dichiarato di chiamarsi in modo differente, di essere cittadina bosniaca o francese, ovvero di essere nata in luoghi e date differenti.
Le numerose condanne per i plurimi reati commessi dalla donna tra il 2004 e il 2022 avevano determinato l’adozione di un provvedimento giudiziario di unificazione delle pene inflitte con un contestuale ordine di esecuzione per un totale di anni 7, mesi 11 e giorni 9 di reclusione ancora da espiare ed una multa di importo pari a 4060,00 euro.
Tuttavia, nonostante le Forze di Polizia avessero più volte fermato la donna per l’esecuzione della pena, la stessa risultava sempre essere in situazioni personali o familiari tali da non consentire, di poter procedere al collocamento della donna presso una struttura carceraria ai fini di espiare la pena residua irrogatale.
Gli Agenti della Volante hanno così identificato la coppia, verificando come la donna sia risultata essere madre di nove figli ed in attesa del decimo figlio, circostanza sussistendo la quale non si procede a dare esecuzione all’ordine di carcerazione, attesa l’incompatibilità del suo stato con il regime carcerario.
A riprova dell’evidente stato di gravidanza la donna, esibiva certificato medico ed oggettivata tale situazione i poliziotti, terminati gli accertamenti del caso, e preso atto del non luogo a procedere, notiziavano la procedente Autorità giudiziaria al fine di disporre un nuovo differimento dell’esecuzione della pena residua di 9 anni da espiare.