Il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani – sarà perché ci si avvicina alla riapertura delle scuole e perché era alla festa di Comunione e Liberazione – ha ricordato che essere maggioranza religiosa comporta imporre la fede cosiddetta dominante (la cattolica romana) ovunque. Il crocifisso – secondo Tajani – va mantenuto nelle aule scolastiche e in tutti gli uffici pubblici, simbolo di identità e di forza (1). Questo il suo concetto e pratica di democrazia liberale (aggettivo che lui usa spesso per caratterizzarsi).
Il problema, come sanno tutti, è che il nostro ministro si sente legittimato dall’art. 7 della Costituzione e dal Concordato. Quest’ultimo, rivisto, sarebbe anche logico ci fosse, ma l’art.7 è lì come un macigno, tipico di regimi confessionali. Solo un processo di revisione costituzionale potrà portarci a liberazione e legittimazione della libertà religiosa che, ipocritamente, si enuncia sempre in Costituzione e nelle leggi. Si pensi, oltre lo spirituale, a tutti i favoritismi che nascono come conseguenza giuridica e culturale di questo clericalismo della Costituzione.
C’è un legislatore non autoritario che si ponga l’obiettivo di cambiare la Costituzione? Per farlo non è necessario non essere religioso o non cattolico romano, ma solo ragionare e agire da persone libere, cancellando l’art.7 che, anche dopo che nei nostri codici la religione cattolica romana non è più considerata come di Stato, è orpello oscurantista.
Se così fosse, i Tajani di turno, forse si sentirebbero meno legittimati a manifestarsi al pari dei crociati tra XI e XIII secolo. Allora gli infedeli venivano uccisi, oggi agli infedeli il nostro ministro dice “zitto e taci, tu che sei minoranza”. Il nostro ministro democratico e liberale.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – Adnkronos 23/08/2023