Ljdia Musso: la fotografia è una cosa semplice, a patto di avere qualcosa da dire

Ljdia Musso è nata a Catanzaro, laureata cum laude in scienze della comunicazione, specializzata in comunicazione e marketing della moda e dei beni di lusso e Fotografa. Si è formata nelle città di Roma, Barcellona, Parigi e Milano. Consulente esterno di comunicazione e marketing e web marketing, fotografa e attivista. È ideatrice di un progetto di moda sostenibile realizzato gratuitamente in collaborazione con Emmaus Catanzaro, selezionato da Emmaus Europe come progetto di attivismo attraverso la moda.

Tra il 2019 e il 2020 come fotografa e attivista ha organizzato, sul tema dell’emarginazione, 12 mostre personali di fotografia documentaria (Marginalità ritratti di invisibili) un evento, realizzato in collaborazione con Emmaus Catanzaro e il csv Catanzaro, e delle performance di arte di strada. Ha partecipato a collettive di pittura e fotografia a livello internazionale. La fotografia ha il potere di educare e sensibilizzare le persone su questioni importanti e complesse.

 

Ljdia Musso, che cosa fa di un fotografo un vero artista?
Un fotografo non so quando diventa un vero artista, ma posso dire che ho di fronte un autore quando quella persona riesce a trasmettere emozioni, pensieri e concetti attraverso le proprie immagini. L’arte fotografica va oltre la semplice registrazione di una scena o di un soggetto; la fotografia, ma qualsiasi linguaggio scegliamo per comunicare, richiede una visione personale, una sensibilità estetica e un messaggio da comunicare. Insomma per citare Mario Giacomelli “La fotografia è una cosa semplice, a patto di avere qualcosa da dire”.

Un ritratto personale?
Un ritratto personale è un’immagine che cattura l’essenza di una persona, andando oltre l’aspetto fisico e rivelando la sua personalità, le sue emozioni o la sua storia. È un’opportunità per esplorare la profondità dell’individuo e comunicare la sua unicità attraverso la fotografia.

Che cosa può fare la fotografia contro l’ignoranza e la maleducazione?
La fotografia ha il potere di educare e sensibilizzare le persone su questioni importanti e complesse. Attraverso immagini potenti  e significative, può raccontare storie, documentare eventi e mettere in luce realtà spesso ignorate. La fotografia può essere un mezzo efficace
per promuovere la comprensione, la compassione e il cambiamento sociale. Può anche essere utilizzata per denunciare l’ignoranza e la maleducazione, mettendo in evidenza comportamenti negativi o problematici. Non per nulla, la fotografia, è diventata, al di là della documentaria in senso stretto, uno strumento in grado di affiancare, supportare e amplificare anche altre forme d’arte come la
performance artistica che di per sé è uno strumento che per esperienza personale è molto potente perché implica l’uso del corpo. La fotografia svincola il messaggio dal qui e dall’ora e lo rende trasversale a luoghi e tempi diversi.

Il continuo confronto con altri tuoi colleghi ti lusinga o ti annoia?
Il continuo confronto con i colleghi è una fonte di ispirazione e crescita professionale. Mi lusinga perché mi permette di vedere il mio lavoro da diverse prospettive e imparare dagli altri. Il confronto con colleghi stimolanti può spingermi a migliorare le mie abilità e a essere
sempre più creativa. Non mi annoia affatto, anzi, lo ritengo fondamentale per la mia crescita artistica.

Chi è per te, senza ipocrisia, il più bravo?
È difficile identificare una singola persona come “la più brava” in fotografia, poiché ogni artista ha la propria unicità e le proprie specializzazioni. Ci sono molti fotografi incredibilmente talentuosi in tutto il mondo, ognuno con il proprio stile e approccio. Quello
che apprezzo è la diversità e la ricchezza dell’arte fotografica, quindi, non posso identificare una sola persona come la migliore.

Una foto che per te è una bella scarica di adrenalina?
Ho detto di recente che una fotografia deve essere sempre in grado di dare qualcosa almeno una buona fotografia. Non deve essere solo bella o perfetta tecnicamente, ma deve essere in grado di generarmi un’emozione e francamente tra una fotografia che dà una carezza è una che dà uno schiaffo preferisco sempre la fotografia che dà uno schiaffo quello in grado di fare massa critica, non per nulla sono figlia di un sociologo.

C’è ancora poesia in una fotografia oppure la tecnologia ha fatto perdere di vista l’obiettivo?
Credo che ci sia ancora molta poesia nella fotografia, anche se la tecnologia ha cambiato il modo in cui la pratichiamo. La fotografia digitale ci ha dato nuove possibilità e strumenti, ma ciò che conta veramente è la visione dell’artista. Io dico sempre che alla fine tutto si riduce a una questione di identità, di espressione di identità, di dialogo tra identità diverse. L’obiettivo della fotografia rimane quello di comunicare, emozionare e ispirare, e la tecnologia può essere utilizzata per migliorare queste capacità. Quindi, se utilizzata con sensibilità e intelligenza, la tecnologia non fa perdere di vista l’obiettivo, ma può arricchire l’espressione artistica. Se invece al fondo dei nostri progetti non c’è espressione di sé non c’è prima di tutto conoscenza di sé. Allora sì siamo praticamente sostituibili dalle intelligenze artificiali.

Ci sono volte in cui ti domandi: chissà come sarebbe stato se avessi preso un’altra strada?
Sono una di quelle persone che non guarda al passato con rimpianti. Sicuramente, a volte in passato, ho rinunciato a me stessa ma da quando ho finito il liceo ho fatto la scelta di non andare mai più contro me stessa: questo mi ha portato a non avere rimpianti perché in tutte le cose che facevo c’ero io. Sicuramente un io diverso in evoluzione: talvolta mi capita piuttosto di non riconoscermi ma non ho mai rimpianti per le cose che ho fatto.

Il tuo è un lavoro o un bisogno di esprimersi?
Per me, è entrambe le cose. La fotografia è il mio lavoro, ma è anche una profonda necessità di esprimere me stessa e comunicare con gli altri. È una forma di espressione artistica che mi permette di connettermi con il mondo e condividere le mie visioni e le mie storie.
Poi, io non faccio più distinzione alcuna tra lavoro e tempo libero il mio lavoro è la mia passione, è la mia passione è esprimermi non per nulla ho scelto di studiare comunicazione. Non potrei vivere senza. La fotografia è solo uno dei tanti linguaggi che mi consentono di darmi costantemente alla luce, di prendere forma.

Come scegli le persone che fotografi?
Scelgo le persone che fotografo in base al progetto o all’idea che sto sviluppando. Posso selezionare soggetti che si adattano alla storia che voglio raccontare o che incarnano un certo concetto o stile. La scelta dei soggetti è fondamentale per trasmettere il messaggio desiderato attraverso le mie fotografie.

La regola per mettere a nudo l’anima di una donna?
La regola principale per mettere a nudo l’anima di una donna (o di chiunque) è creare un ambiente sicuro e di fiducia. Deve essere un’esperienza collaborativa in cui il soggetto si sente ascoltato e rispettato. L’empatia e la sensibilità sono essenziali per catturare
l’autenticità e la profondità dell’anima di una persona.

Ti consideri una femminista?
Sì, mi considero una femminista. Credo nella parità di diritti, opportunità e rappresentanza per le donne in ogni ambito della società, compresa la fotografia. Cerco di utilizzare la mia arte per promuovere la consapevolezza e l’empowerment delle donne ma non solo. Anche quando insegno fotografia la mia principale preoccupazione è che le persone prima ancora di preoccuparsi di Che cos’è uno spettro elettromagnetico si preoccupino di farsi la domanda: Chi sono?

Quale, tra i tuoi tanti progetti, ti ha regalato le maggiori soddisfazioni?
Ogni progetto ha avuto il suo significato e le sue soddisfazioni uniche. I miei primi progetti, in cui ho creduto molto, ho rivolto il mio obiettivo a documentare il mondo esterno, storie di resilienza, lotta e speranza mi hanno particolarmente commosso e soddisfatto. Vedere come la mia fotografia può influenzare positivamente la vita delle persone è una grande gratificazione. Questo desiderio è rimasto ma sono cambiate le modalità ora non mi limito a documentare da esterna alle realtà a cui mi approccio, mi piace molto entrarci dentro e trovo che la forma del ritratto sia lo strumento più efficace, ritratto inteso in senso ampio perché io faccio un uso molto ibrido del ritratto fotografico utilizzando tecniche diverse, come sovrapposizione di immagini, collage, tutto per comunicare dei messaggi specifici. I miei schiaffi sono le foto che mi danno più soddisfazione.

Una leggenda metropolitana nella tua professione?
Nelle professioni creative, spesso circolano storie e leggende su grandi maestri o fotografi leggendari che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia. Queste storie possono essere fonte di ispirazione per i fotografi emergenti e contribuire a mantenere
viva la passione per l’arte fotografica. In questo momento non mi viene da citarne nessuna.

La pubblicità più originale?
La pubblicità più originale è quella che riesce a catturare l’attenzione del pubblico in modo unico e memorabile. Non c’è una singola pubblicità che possa essere considerata la più originale, poiché la creatività pubblicitaria è in continua evoluzione. Tuttavia, le pubblicità che
sfidano gli stereotipi, utilizzano l’umorismo o hanno un approccio creativo fuori dagli schemi tendono a essere considerate tra le più originali. Ricordo ancora gli studi di semiotica è la pubblicità della vodka Absolute.

Prossima tappa?
Dobbiamo usare per forza il plurale perché ho tante tappe già prefissate. Sicuramente c’è la creazione di questo nuovo progetto, l’area didattica Slow foto che sto organizzando per Camera Service Italia qui a Napoli dove vivo il lavoro, e di cui mi occuperò come coordinatrice e docente. Saranno sicuramente tantissimi i progetti e le collaborazioni che nasceranno all’interno di Camera Service Italia e da Slow foto.
Stanno già nascendo ma ancora non c’è nulla di definito. Altra tappa sicura e il mad photo fest di Catania 2023 a cui partecipo con tre appuntamenti a ottobre la presentazione del progetto Ritum la danza della metamorfosi che avverrà attraverso una vostra personale a Caltagirone nel museo diocesano, mostra che inaugura l’8ottobre alle 10:30, un workshop di ritratto ambientato e di fotografia analogica, che si svolgerà giorno sabato 7 ottobre. Le prenotazioni sono aperte e il workshop promette di darmi parecchie soddisfazioni. Innanzitutto mi ha consentito di stabilire una collaborazione con il mondo della lomografia e in particolare con la realtà di Lomography Italia. Sempre sabato 7 su svolgerà la presentazione del libro d’Artista che ho creato a partire dal materiale fotografico di Ritum e la presentazione del catalogo della mostra presso la libreria Antica libreria di Catania.