L’11 luglio 1852 nasceva il Corpo delle guardie di Pubblica Sicurezza per far fronte alle crescenti esigenze di ordine pubblico, dovute anche agli esiti della prima Guerra d’Indipendenza. Si trattava di un Corpo militarmente organizzato, unico esempio nell’Europa del tempo.
Quello stesso Corpo, nel 1981, con una riforma epocale, confluì nella moderna e attuale Polizia di Stato, caratterizzata da un’anima civile e non più militare, e nella quale le donne, arruolate già negli anni ’60, ottengono la parificazione con i colleghi uomini.
“La bacinella delle menzogne”
Mastro Geppetto & Pinocchio
Co – autore Sebastiano De Salvo
Il libro sarà presentato alle ore 0,25 del giorno… a … … presso la Trattoria Sora Lella (Sora Lella Fabbrizi, sorella di Aldo)
Mi chiamo Sebastiano De Salvo, già appartenente al glorioso corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, poi diventato Polizia di Stato: sono stato arruolato il 15 dicembre 1973 (inquadrato il 20 gennaio 1974), – e ho posto fine al mio incarico, il 1 dicembre 2015.
E’ la storia di un uomo che ha trascorso 41 anni, 10 mesi e 15 giorni in divisa, storia che potrebbe pensare qualcuno, terminata quel dì: vivaddìo!, l’ispettore De Salvo ha girato l’ultima pagina. Non è così: troppo semplice liquidare la vita con … si chiude la copertina e si ripone l’esistenza di un uomo in un cassetto, nel dimenticatoio. Non sono stato mai un burattino, mai!, così oggi posso raccontare le menzogne che ho raccolto nei 41 anni, 10 mesi e 15 giorni da operaio nel già citato glorioso corpo: storie che ho conservato in una bacinella. Per coloro che non conoscono il gergo criminale la bacinella rappresenta il posto dove confluiscono i cosiddetti guadagni provenienti dalle attività illeciti (estorsioni, rapine, furti, sequestri, ricatti, omicidi, bische, ecc…). Soldi che in seguito, il capo della banda, divide con i suoi sodali.
Perché scrivere un libro e chiamarlo La bacinella delle menzogne? Nessuno chiede il pensiero degli operai di pubblica sicurezza, come il sottoscritto. Siamo persone poco pubbliche, poco presenti nella cultura ormai solo televisiva, varietà e canzonette. Eppure viviamo da uomini della strada, immersi nella realtà. Io tifo per il Milan, non capisco chi tifa Juventus o Inter. Giro molto a piedi e vedo un’umanità di cui non si tiene conto, ma che è il vero tessuto della città. Zone come Giostra, Camaro o il Cep, sono territori resi autentici dall’esigenza di sopravvivenza, zone vivibilissime anche senza nobiltà architettonica, zone vere per quanto è finto in buona parte il centro storico. Sono luoghi da rivalutare.
Ai tempi di mio padre si diceva: guai a finire sul giornale. Adesso guai a non finire sul giornale, meglio ancora in tv, anche a raccontare le proprie corna. E’ terribile questa ricerca di vita pubblica, senza alternative. A Messina, c’è una distanza enorme fra chi sta bene e chi fa fatica, cioè quasi tutti. Dopo anni di euforia drogata c’è una situazione di straordinaria vaghezza. Abbiamo meno sicurezze. C’è più diffidenza che fiducia. E in queste condizioni, lo dico con tristezza, gli imbroglioni hanno vita facile: li giudicheremo dai fatti, quelli sì sono buoni o cattivi.
Mi torna in mente una filastrocca: “…E il vecchio Pinocchio di legno dov’è nascosto?, chiede Pinocchio divenuto bambino. Là, risponde Geppetto, e accenna a un burattino appoggiato alla seggiola… Pinocchio si volta, e dopo averlo guardato, dice dentro di sé: Com’ero buffo, quando ero un burattino!. E ora sono contento di essere diventato un ragazzino perbene!”… Sono in pensione, non sono più un ispettore però la mia storia non è finita, anzi, si può dire che proprio da lì è cominciata. Non capita tutti i giorni di conoscere personaggi che avrebbero potuto uscire da un libro delle fiabe: la favola di Pinocchio.
La storia di Andrea Manganaro ci faccia aprire il cuore oltre l’ignoto!
Cosa c’è di vero in tante storie che ci raccontano eroi, intrepidi condottieri? Quasi niente. Mille avventure frutto di pura fantasia. Capita perché con il passare del tempo, quelli che le raccontano ci mettono tutto quello che gli passa per la mente. Per far sembrare più dignitosa una vita passata a non scontentare anima viva. La sola cosa vera è che, come mastro Geppetto voleva avere un bambino e non potendolo fare, da bravo falegname, realizzò un burattino, chiamandolo Pinocchio, loro hanno pensato che se il mondo è pieno di stupidi creduloni perché non far credere a tanti di loro di essere stati pure dei super eroi?
Penserete perché sono così bravo a scoprire i tanti Pinocchio che ho incontrato lungo il cammino? Penso come loro e scopro le loro menzogne. E poi, diciamoci la verità, come Arlecchino, Pinocchio è la maschera fondamentale per la storia di questo Paese. In fin dei conti, come le ciliegie, una bugia tira l’altra.
Vi confido un segreto: ho deciso di raccogliere le menzogne dentro una bacinella per senso del dovere: lo sento come il compito della mia esistenza. Lo so da quando, emozionato sino alle lacrime, ho indossato la divisa quel 15 dicembre del 1973. Ho servito lo Stato, ho combattuto il crimine, ho rischiato la vita non so quante volte, perché volevo scrivere la storia in questa terra. La polizia è stato il mio calice. E ho conservato queste menzogne affinché queste storie non si perdano.
Molti poliziotti vivono a Messina. Qualcuno famoso, qualcuno un po’ meno. Stare in questo mondo è difficile sembra rivivere la Divina Commedia di Dante: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ma di fesserie quante ne ho sentite e lette: i peggiori sono quelli che si spacciano per eroi. Son tutti scrittori, poeti, perché è un popolo di mitomani. Come direbbe qualcuno: chi è fuori di sé non teme nulla quanto il rientrare in sé.
Attenzione, però, non ho raccolto le menzogne nella bacinella per diventare famoso e ricevere premi… da quando ho tolto la divisa da poliziotto, non l’indosso più: non si può se sei andato in pensione. Per rispetto al ruolo. Questa è la regola del Ministero degli Interni. Chi lo fa, lo trovo ingiusto e l’ingiustizia mi dà ai nervi: ogni rovescio ha la sua medaglia. Qui s’è dato il via a un’operazione di riesame critico. Denunciare il male e combatterlo è un segno di grande vitalità.
L’idea di questo libro mi è venuta un giorno per strada nell’apprendere storie e vicende fasulle. E ho deciso di così di far conoscere a tutti il contenuto della bacinella. Mi dispiace non averlo fatto prima da una prospettiva diversa. Per fortuna, non tutti sono dei Pinocchio: ci sono uomini che combattono per la giustizia e la sicurezza di tutti. La gente che fa il proprio dovere c’è: pesa sulla realtà ma non conta in politica. In una società fondata sul denaro, dovremmo ricordarci che il benessere, il boom, lo crea la gente che lavora, non chi lo amministra passando la vita all’ingrasso. Se cala ancora un po’ la fiducia della gente, la Sicilia diventerà una jungla.
Il mio ottimismo non vacilla nemmeno se penso a tutto ciò che ho visto e provato sulla mia pelle. C’è solo questa vita e ogni presente vale la pena di essere vissuto. Attenzione, nelle forze dell’ordine ci sono persone in gamba anche se sono demoralizzate per via dell’io io io’ e dell’individualità come misura di tutto. Saltiamo i soliti discorsi sull’efficienza, l’equità, la pulizia, la corruzione… Chiudiamo il nostro compito verso le Istituzioni, con rispetto. Non scherziamo con la vita delle persone: è già stato fatto!
Sono sicuro che la mia storia, la nostra storia, interesserà a molti perché la vera libertà per un individuo è la conoscenza dei fatti.
Continua…
La storia di un uomo dello Stato: A Leonforte il Memorial Andrea Manganaro