Milano – Una sala gremita di 350 oncologi ed esperti multidisciplinari provenienti da tutta Italia arrivati a Milano per due giorni di tavole rotonde, challenge e incontri per favorire lo scambio reciproco di idee ed esperienze, per identificare le priorità dell’oncologia del futuro e per confrontarsi su possibili soluzioni, connessioni e partnership per affrontarle insieme.
Con il patrocinio di Cipomo-Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri, Fondazione Roche, Associazione Periplo e Siapec-Iap, Roche Italia rinnova ancora una volta il suo impegno in campo diagnostico, terapeutico e assistenziale attraverso ‘Roche Connections: new pathways for oncology’, convegno aperto il 10 ottobre proprio per fare il punto sullo stato dell’arte dei percorsi di presa in carico dei malati oncologici nel nostro Paese e per riflettere su come migliorare la gestione dei singoli pazienti.
I nuovi percorsi alla base della metafora del viaggio scelta da Roche per l’evento hanno degli snodi rappresentati dalle cifre del tumore in Italia. Nel solo 2022 sono state registrate poco meno di 400mila nuove diagnosi, ma il connubio tra diagnostica avanzata e applicazione terapeutica ha fatto sì che, nel corso degli ultimi decenni, l’approccio alla malattia sia completamente cambiato. Oggi dal cancro si guarisce sempre di più, con alte percentuali di sopravvivenza, e da questo traguardo scaturiscono sfide e priorità a livello sociale, come quella legata al cosiddetto diritto all’oblio oncologico, per garantire che le persone guarite da un tumore non siano tenute a fornire informazioni sulla malattia pregressa in caso di stipule di contratti per servizi bancari, finanziari e assicurativi e in altre situazioni, come nella sfera lavorativa, dove oggi queste informazioni vengono richieste.
“Siamo la patria di Umberto Veronesi e Gianni Bonadonna”, ha detto Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana dei Medici Oncologi, tra i relatori della prima tavola rotonda ospitata da ‘Roche Connections’. “Se prima in oncologia per molti c’erano poche speranze, ora per fortuna di cancro si muore sempre meno”.
“Oggi i malati di cancro hanno una diversa attenzione per la qualità della vita proprio perché si guarisce. Ciò significa che il paziente ha bisogno di tornare al lavoro e di fare una riabilitazione che consenta un recupero totale”, aggiunge Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia.
‘Roche Connections’ ha dato vita anche a una sessione interattiva di ‘Challenge’ che ha coinvolto 350 partecipanti e 37 tra relatori e facilitatori, suddivisi in 17 gruppi di lavoro. Sistematizzando i contributi raccolti, insieme a tutti gli spunti emersi dalle sessioni di confronto, sono emersi i macro ambiti di intervento che delineano le priorità di una roadmap condivisa per migliorare i percorsi di presa in carico dei pazienti oncologici nel prossimo futuro.
Il primo passo non può che essere la prevenzione, promossa anche grazie alle campagne di screening promosse dal Sistema Sanitario Nazionale. Il professor Cinieri ha delineato i gap da colmare in questa direzione: “Prendiamo in considerazione la prevenzione precoce del cancro della mammella. L’adesione allo screening si presenta a macchia di leopardo, con tassi che vanno dal 75% del nord Italia al 25% del Sud. Dobbiamo promuovere una maggiore partecipazione alle campagne di questo tipo, perché sono fondamentali per individuare il tumore quando la massa è ancora molto piccola. Uno dei problemi grossi è la domanda- ha aggiunto Cinieri- L’accesso allo screening avviene ancora con le lettere. Nel 2023 questo metodo non ha più senso. Un sistema alternativo potrebbe essere costituito dagli SMS del governo che sono stati usati durante la pandemia”.
La seconda priorità è la multidisciplinarietà, seguita dall’organizzazione delle reti oncologiche, soprattutto su base regionale. “Bisogna diversificare le risposte adattandole alle esigenze dei pazienti e sensibilizzare tutti gli interlocutori del sistema sull’importanza dell’oncologia territoriale- ha affermato Luigi Cavanna, Past-President del Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri- Anche questo permette un più alto livello di qualità della vita dei malati”.
Gli attuali livelli di guarigione o comunque di cronicizzazione dei tumori sono diventati realtà grazie ai progressi fatti dalla ricerca. Da qui l’esigenza di sostenerla, identificata come la quarta priorità della medicina che verrà. “Siamo tra le prime aziende a investire in attività di ricerca e sviluppo: 46 milioni di Euro nel solo 2022. Il nostro obiettivo ambizioso è puntare a una diagnosi e a un trattamento precoce del cancro in modo che un numero sempre più alto di pazienti possa vivere libero dalla malattia. Vogliamo collaborare con società scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni per far sì che quelle che sono le sfide dell’oncologia del futuro possano essere affrontate insieme e risolte così che il percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti sia il più fluido possibile”, ha detto Anna Maria Porrini, Direttore medico di Roche Italia.
Ultima delle priorità, ma solo per ordine e non certo per importanza, è l’ascolto dei malati, la cui esperienza in questi anni è stata determinante proprio per permettere il cambiamento in atto. “Ascoltare la voce del paziente e raccoglierne le istanze con misurazioni validate come quelle dei Patient reported outcomes (PROs), può portare benefici importanti per la salute. Il dato riportato dal paziente permette, tra i vari benefici, di considerare gli aspetti relativi al benessere della persona, monitorare l’andamento di un trattamento (potenzialmente migliorando l’aderenza terapeutica), facilitare l’interpretazione dei risultati di studi clinici e misurare la qualità dei servizi sanitari- ha spiegato Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO- Per questo auspichiamo che, in un’ottica di futura evoluzione dei percorsi in oncologia, i PROs possano essere sempre più utilizzati, anche in ambito regolatorio, così da migliorare l’esperienza di cura del paziente e la capacità del medico di ascoltarlo, capirlo, assisterlo”.
Ma quali sono le difficoltà che al momento impediscono di raggiungere tali obiettivi, almeno nel brevissimo termine? “Abbiamo bisogno di più medici, di più spazi fisici, di più ambulatori, perché per fortuna riusciamo a guarire e a cronicizzare moltissimi pazienti- ha spiegato il dottor Cinieri- Abbiamo bisogno di snellire la burocrazia e di intraprendere più attività, perché abbiamo un numero maggiore di persone da gestire e più pazienti che speriamo di poter guarire”.
Eccolo, allora, uno dei tanti percorsi da seguire e che ‘Roche Connections’ ha individuato: quel bisogno di fare rete a partire dal territorio per raggiungere quante più persone possibili innanzitutto con gli screening, senza dimenticare l’importanza della collaborazione tra strutture pubbliche e private che abbiano al loro centro l’interesse dei singoli pazienti. L’oncologia del futuro ha appena iniziato la sua marcia verso il domani.