Cervello, cuore e reni: una proteina li unisce come un filo rosso. E’ l’endotelina, molecola dalla struttura simile a quella della tossina di alcuni serpenti e la cui eccessiva produzione è collegata allo sviluppo di diverse malattie, tra cui ipertensione e insufficienza renale cronica. Recenti studi, inoltre, evidenziano il ruolo di molecole che ne attivano i recettori influenzando diversi aspetti del sistema nervoso, con benefici anche per pazienti che hanno avuto un ictus.
Allo stesso tempo, la possibilità di modularne l’effetto attraverso i farmaci sta facendo crescere un campo di ricerca che guarda anche alla cura di calvizie e ai disturbi del sonno. A descrivere questa molecola e i filoni di ricerca in corso è stata la diciottesima “Conferenza internazionale sull’Endotelina ET-18”, co-organizzata a Roma dalla Fondazione Menarini: un congresso non incentrato su una malattia o una specifica area medica ma su una molecola ubiquitaria, coinvolta in tantissimi processi dell’organismo e per questo studiata da clinici di diverse aree: cardiologi, nefrologi, neurologi, pneumologi, endocrinologi e oncologi.
“Gli scienziati e i ricercatori – spiega Carmine Cardillo, presidente del congresso e professore di Medicina Interna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – stanno facendo progressi significativi nello studio di questa proteina chiave, prodotta dall’endotelio, organo con una superficie più grande di un campo da tennis e che costituisce il rivestimento interno dei vasi sanguigni. Proprio dei vasi sanguigni l’endotelina regola la funzione, essendo anche coinvolta nella proliferazione delle cellule muscolari lisce. Per questo è collegata a diverse funzioni fisiologiche ed è stata dimostrato un legame tra quantità eccessive nell’organismo e condizioni come ipertensione arteriosa e polmonare, aterosclerosi e malattie coronariche”.
L’endotelina e i suoi recettori sono distribuiti anche in tutto il sistema nervoso, inclusi il cervello e il midollo spinale. A partire da qui, studi hanno dimostrato che gli agonisti dell’endotelina (che potenziano l’azione dei recettori) possono influenzare la sopravvivenza dei neuroni e sono coinvolti in processi come la neuroinfiammazione e la risposta al danno cerebrale, proteggendo dagli effetti devastanti dell’ictus.
Una funzione importante riguarda le malattie renali, come dimostrato già da un team di ricerca dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo. “Anche in queste condizioni, si verifica un’alterazione della produzione e dell’azione dell’endotelina nei vasi sanguigni e nei tessuti di reni. Questo – aggiunge – può portare alla progressiva perdita della funzione renale”.
Interessata anche nel processo di crescita cellulare, l’endotelina potrebbe influenzare anche la caduta precoce dei capelli agendo sui follicoli piliferi e quindi il blocco dei suoi recettori potrebbe aiutare chi soffre di calvizie. “La regressione del follicolo pilifero è una fase naturale del ciclo di crescita dei capelli controllato da complessi meccanismi cellulari e molecolari, e l’endotelina può essere coinvolta in questo processo. Alcune ricerche scientifiche, hanno dimostrato che l’endotelina, può essere presente nel cuoio capelluto di persone affette da calvizie in quantità maggiori rispetto a coloro che non soffrono di questo problema. Tuttavia – precisa Cardillo – la relazione esatta non è completamente compresa e sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire il meccanismo preciso”.
L’endotelina e i suoi recettori sono presenti nelle regioni del cervello coinvolte nel controllo del complesso meccanismo di regolazione del ciclo sonno e della veglia. Ricerche cliniche condotte su pazienti affetti da disturbi del sonno hanno evidenziato un’associazione tra livelli anomali di endotelina nel sangue e la gravità di condizioni come l’apnea ostruttiva del sonno, che può portare a sonnolenza eccessiva durante il riposo. “L’identificazione di biomarcatori specifici legati all’endotelina potrebbe migliorare la diagnosi dei disturbi del sonno e alcuni gruppi di ricerca – prosegue Cardillo – stanno esplorando il potenziale utilizzo di farmaci che modulano l’attività dell’endotelina per migliorare la qualità del sonno nei pazienti con disturbi. Ma è ancora presto per capire se potranno servire a mettere a punto nuove terapie mirate”.
Tra le 45 relazioni di esperti internazionali e oltre 30 poster presentati al congresso co-organizzato dalla Fondazione Menarini, spazio è stato dato anche al ruolo di questa proteina rispetto a malattie autoimmuni, obesità, gestosi (una delle complicanze più serie della gravidanza che colpisce circa il 3-5% delle donne), tumore dell’ovaio e dolore cronico. “Quel che è certo è che 35 anni dopo la scoperta e oltre 34.000 studi scientifici pubblicati, l’endotelina resta ancora un’affascinante campo da esplorare”, conclude Masashi Yanagisawa, professore all’Università giapponese di Tsukuba, presidente onorario del congresso e scopritore dell’endotelina nel 1988.