Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’ictus (World Stroke Day), malattia cerebrovascolare acuta causata dall’improvvisa ostruzione (da parte di un trombo o di un embolo; ictus ischemico) oppure dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo.
La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta perdita dell’autosufficienza.
La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale.
L’ictus rappresenta un’importante problematica di salute pubblica per la sua diffusione nella popolazione e per la gravità delle conseguenze sulle persone colpite e comporta spesso un notevole coinvolgimento dei familiari del paziente e dei caregiver con rilevanti costi economici e sociali.
Obiettivo della Giornata 2023 è quello di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione di questa grave patologia cerebrale, sottolineando che si stima che il 90% degli ictus potrebbe essere prevenuto agendo sui principali fattori di rischio modificabili
I dati epidemiologici
La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta perdita dell’autosufficienza. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale.
A livello globale: si stima che nel 2019 l’ictus abbia causato 6,55 milioni di decessi (84,2 per 100.000), risultando la seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica, con una incidenza di 12,2 milioni di casi (150,8 per 100.000) e una prevalenza di 101 milioni di casi (1.240,3 per 100.000).
Più frequente è la forma ischemica di ictus, che ha provocato 3,29 milioni di decessi (43,5 per 100.000) con una incidenza di 7,63 milioni di casi (94,5 per 100.000) e una prevalenza di 77,2 milioni di casi (951 per 100.000). Seguono l’emorragia intracerebrale, causa di 2,89 milioni di decessi (36 per 100.000) con una incidenza di 3,41 milioni di casi (41,8 per 100.000) e una prevalenza di 20,7 milioni di casi (248,8 per 100.000), e l’emorragia subaracnoidea, causa di circa 373 mila decessi (4,7 per 100.000) con una incidenza di 1,18 milioni di casi (14,5 per 100.000) e una prevalenza di 8,4 milioni di casi (101,6 per 100.000).
In Europa: la quinta edizione dello European Cardiovascular Disease Statistics indica l’ictus come la seconda causa di morte in Europa, con 405.000 decessi (9%) negli uomini e 583.000 (13%) decessi nelle donne.
In Italia: nel 2020 sono stati registrati 76.890 ricoveri per acuti in regime ordinario per ictus (codice 014 – Emorragia intracranica o infarto cerebrale) e 57.631 decessi per malattie cerebrovascolari (23.139 maschi e 34.492 femmine), che rappresentano il 7,7% di tutti i decessi verificatisi nel nostro Paese in quell’anno in cui peraltro iniziò la pandemia di COVID-19.
Grazie al miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche e assistenziali dell’ictus e dei correlati fattori di rischio, inclusa la maggior diffusione su tutto il territorio nazionale dei Centri Ictus o Stroke Unit, negli ultimi decenni si è osservata una progressiva riduzione dell’incidenza e della mortalità per malattie cerebrovascolari.
Cosa fare in caso di comparsa di sintomi riferibili all’ictus
Prevenire è fondamentale, ma è anche importantissimo sapere cosa fare in caso di improvvisa comparsa di sintomi riferibili all’ictus. L’ictus, infatti, è una patologia “tempo-dipendente”: in corso di ischemia prima si interviene e più cellule cerebrali si possono salvare (“il tempo è cervello”), consentendo una migliore ripresa dall’ictus. La massima efficacia dei trattamenti di riperfusione si ottiene se vengono intrapresi entro 4.5-6 ore dall’esordio dei sintomi.
Pertanto, in caso di COMPARSA di uno o più sintomi riferibili all’ictus quali
- improvvisa riduzione o perdita di motilità e di forza e/o improvvisi deficit sensitivi (formicolii, perdita di sensibilità) alla metà inferiore del viso (con asimmetria della bocca che appare “storta” soprattutto quando il paziente prova a sorridere), al braccio e/o alla gamba di un lato del corpo
- improvvisa difficoltà nel parlare e/o nel comprendere il linguaggio altrui
- improvvisi disturbi visivi a carico di uno o di entrambi gli occhi
- improvvisa perdita di coordinazione dei movimenti, sensazione di vertigine, di sbandamento e/o caduta a terra
- improvviso mal di testa lancinante e inconsueto
è necessario CHIAMARE IMMEDIATAMENTE IL 112/118 per il trasporto urgente al Pronto Soccorso di un Ospedale dove si eseguono le cure specialistiche per l’ictus (Stroke Unit). Non aspettare di vedere se i sintomi migliorano spontaneamente, non contattare il medico di medicina generale (MMG) o la Guardia Medica e non recarsi in Pronto Soccorso con mezzi propri, anche per evitare di presentarsi in un Ospedale dove non sia attiva una Stroke Unit.
L’acronimo FAST, usato dagli americani, consente di ricordare facilmente alcuni test da fare quando si sospetta che una persona sia stata colpita da ictus (Cincinnati Prehospital Stroke Scale):
- F (come Face: faccia): chiedere alla persona di sorridere e osservare se un angolo della bocca non si solleva o “cade” e la bocca appare “storta”;
- A (come Arms: braccia): chiedere alla persona di alzare entrambe le braccia e osservare se presenta difficoltà/incapacità a sollevare un braccio o a mantenerlo alzato allo stesso livello dell’altro;
- S (come Speech: linguaggio): chiedere alla persona di ripetere una frase semplice e valutare se il suo modo di parlare risulti strano (parole senza senso) o biascicato;
- T (come Time: tempo): se è presente uno qualunque di questi segni, bisogna CHIAMARE IMMEDIATAMENTE IL 112/118.
I principali fattori di rischio modificabili
Tra i fattori di rischio modificabili si ricordano:
- tabagismo (fumo e uso di altri prodotti del tabacco e con nicotina);
- sedentarietà/insufficiente attività fisica;
- scorretta alimentazione (non equilibrata e ipercalorica; ricca di grassi, zuccheri e sale; povera di frutta e verdure);
- sovrappeso e obesità;
- ipertensione arteriosa;
- dislipidemie (valori aumentati di colesterolemia e/o di trigliceridemia);
- diabete mellito;
- fibrillazione atriale;
- cardiopatie (cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, patologie delle valvole cardiache, forame ovale pervio, aneurisma del setto interatriale);
- vasculopatie (lesioni ateromasiche dell’arco aortico, delle carotidi e dei vasi intracranici; aneurismi cerebrali).
Altri fattori di rischio modificabili sono i disordini emorragici e trombofilici, l’anemia a cellule falciformi, la malattia renale cronica (MRC), la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), l’uso di contraccettivi orali, la terapia ormonale sostitutiva (Hormone Replacement Therapy, HRT) in menopausa e l’assunzione di droghe (cocaina; metanfetamina o prodotti simili quali ecstasy e anfetamina; oppiacei, in particolare eroina).
La Prevenzione
La prevenzione rappresenta l’arma più efficace per ridurre i casi di ictus e di altre malattie cardio-cerebrovascolari e si basa essenzialmente su:
- adozione e sul mantenimento di stili di vita salutari (non fumare e non consumare altri prodotti del tabacco; praticare regolarmente un’adeguata attività fisica; evitare il consumo rischioso e dannoso di alcol; seguire una sana alimentazione, varia ed equilibrata, prediligendo il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e pesce e limitando l’assunzione di sale, carne rossa, grassi di origine animale e zuccheri; mantenere un peso corporeo ottimale),
- identificazione precoce e adeguata gestione di eventuali fattori che aumentano notevolmente il rischio di ictus, quali ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete mellito, fibrillazione atriale, cardiopatie e vasculopatie.
Il Ministero della Salute sostiene la prevenzione dell’ictus e, più in genere, delle malattie cardio-cerebrovascolari come obiettivo prioritario per il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili in particolare attraverso il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 e l’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari.
- Il Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025
Il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025, adottato con Intesa Stato-Regioni del 6 agosto 2020, in continuità con i precedenti conferma l’approccio intersettoriale, per setting e per ciclo di vita, consolidando l’impegno delle Regioni alla promozione della salute, alla prevenzione e al rafforzamento degli interventi finalizzati all’individuazione precoce dei soggetti in condizioni di rischio per le malattie croniche non trasmissibili, tra cui le malattie cardio-cerebrovascolari, e al loro indirizzo verso un’adeguata “presa in carico”.
Tutte le Regione e le Province Autonome hanno predisposto e adottato entro il 31 dicembre 2021 il proprio Piano Regionale della Prevenzione (PRP), in cui sono stati declinati contenuti, obiettivi e linee di azione del PNP 2020-2025; è in corso l’implementazione dei PRP all’interno dei contesti territoriali.
- L’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari
Si tratta di un’Alleanza volontaria che mira ad avvicinare il livello istituzionale a quello clinico, riunendo in un tavolo di confronto permanente tutti i principali stakeholder con il comune obiettivo di favorire e implementare interventi di promozione della salute, prevenzione e controllo delle malattie cardio-cerebrovascolari, in linea con il Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, il Piano Nazionale della Prevenzione e il Piano Nazionale Cronicità, al fine di ridurne l’incidenza, la morbosità e la mortalità nel lungo periodo.
È stata costituita il 18 maggio 2017 presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero e ad essa aderiscono attualmente quarantotto tra Federazioni/Società di cardiologia e neurologia, medicina interna, medici di medicina generale, pediatri, farmacisti, nonché Associazioni di pazienti e altri Enti.
Nell’ambito delle attività svolte dall’Alleanza sono stati redatti il documento di carattere scientifico “Prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita”, il “Documento informativo per il cittadino sulla prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita”, e due leaflet informativi (“Le malattie cerebrovascolari – Cosa sono e cosa fare per prevenirle e affrontarle” e “Le malattie cerebrovascolari – Come prevenire l’ictus nella donna”).
Di recente sono state definite le nuove linee operative dell’Alleanza e attivati 4 Gruppi di lavoro, uno dei quali è specificatamente impegnato nella elaborazione di un modello di presa in carico riabilitativa a bassa intensità per l’assistenza a lungo termine delle persone sopravvissute a un ictus; anche gli altri gruppi riguardano tematiche importanti per le malattie cerebrovascolari: aderenza terapeutica come strumento necessario per garantire un percorso efficace di cura; valutazione del rischio cardiovascolare individuale: esame dei calcolatori disponibili ed adozione degli strumenti più congeniali ed utilizzabili nel nostro Paese; impatto dell’inquinamento atmosferico sulle malattie cardiovascolari.