Se non è proprio una clamorosa inversione ad “U”, poco ci manca. Per la prima volta nella lunga storia del Grande Oriente d’Italia un candidato alla Gran Maestranza si presenta ai quasi 20mila “maestri” elettori del G.O.I. con un programma che, al suo primo punto, promette la lotta alla mafia, alla ‘ndrangheta e alla camorra.
Non solo, nel mirino anche quella “mentalità mafiosa” «che costituisce un morbo velenoso e mortifero che non deve trovare dimora nel Tempio della Fratellanza».
Insomma, tempi duri per il G.O.I. targato “Michele Morelli” di Vibo Valentia! la Loggia calabrese al centro di un serrato dibattito per aver ospitato diversi affiliati indagati per reati riconducibili alla criminalità organizzata, come le cronache del quotidiano on-line “Il Vibonese” hanno ampiamente documentato in questi anni.
La Lista
Alla guida della Lista “NOI INSIEME” è l’ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato Leo Taroni, personaggio di notevole spessore massonico e dai mille contatti internazionali. Suo “secondo” sul ponte di comando è il notaio messinese Silverio Magno, eccellente professionista dal notevole carisma iniziatico.
In caso di affermazione della Lista, Silverio Magno ricoprirà il prestigioso incarico di Grande Oratore, sostituendo così il “non pervenuto” Michele Pietrangeli, grembiulino cagliaritano ricordato più che altro per le bizzarre Tavole d’Accusa proposte, a ripetizione, in danno dei “fratelli” di ogni latitudine e longitudine dello Stivale (e qualcuno già mormora che di questo comportamento sarà chiamato a rispondere di fronte alla Giustizia civile).
I punti programmatici
Altri punti programmatici di rilievo sono la solidarietà, declinata come dinamica auspicabile all’interno del più ampio percorso iniziatico tradizionale, e la laicità, quale espressione della libertà dell’uomo di fronte alle morali confessionali. Il tutto declinato nell’ottica del recupero di un “libero pensiero” che sappia essere innanzitutto antidogmatico, oltreché aperto ai grandi temi etico-sociali del nostro tempo.
Tra le novità anche il “mandato unico” per il Gran Maestro e la seria riforma della Giustizia massonica, divenuta negli anni strumento di repressione interno, attraverso il quale sono stati spazzati via quei “fratelli” che hanno inteso esprimere la propria libertà di coscienza e di critica.
Tra gli impegni assunti da Leo Taroni e Silverio Magno anche quello di riportare al Grande Oriente d’Italia quella credibilità, soprattutto nei confronti delle Istituzioni civili del nostro Paese, drammaticamente smarrita nel corso dell’ultima Gran Maestranza.