La Commissione Europea bolla il “ddl Lollobrigida” sulla carne coltivata promulgato lo scorso 1° dicembre e la rispedisce al mittente per avere violato il diritto Ue. Lo evidenzia l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) da subito scesa in campo a favore dell’apertura dei mercati a un prodotto innovativo in grado di abbattere la filiera degli allevamenti, soprattutto intensivi, fonte di sfruttamento degli animali e causa di emissioni inquinanti dal forte l’impatto climatico.
La violazione del diritto europeo e la richiesta di una rendicontazione degli sviluppi dati al disegno di legge sono al centro della motivazione della nota n. 2023/675/IT con cui la Commissione Europea ha chiuso, in anticipo rispetto ai tempi previsti, la procedura Tris relativa alla legge italiana che vieta la produzione e la commercializzazione della carne coltivata e impedisce di usare termini meat sounding per prodotti a base di proteine vegetali.
La norma violata cui fa riferimento la Commissione, spiega l’Oipa, è l’articolo 6 della direttiva Ue 2015/1535 che impone di sottoporre agli Stati membri un disegno di legge considerato non in linea con il mercato unico europeo, attraverso la procedura Tris, prima della sua approvazione. Come già evidenziato, aggiunge l’associazione, nel caso del ddl sulla carne coltivata il Governo ha ritirato il provvedimento dalla procedura prima che il Parlamento italiano lo approvasse, per cui la Commissione ha invitato lo Stato membro “a informarla del seguito dato, anche alla luce della giurisprudenza pertinente della Corte di giustizia”.
«Questo è un ddl Lollobrigida ideologico e fuori dal tempo. La carne coltivata derivante da cellule offrirebbe una soluzione a diversi problemi correlati alla produzione della carne: sarebbe un prodotto che non lede il benessere animale, la sostenibilità ambientale, tanto più in un contesto di crisi climatica, e la sicurezza alimentare», commenta l’Oipa.
Ora il Governo dovrà conformarsi alle osservazioni giunte dalla Commissione e auspichiamo una maggiore riflessione sul tema, conclude l’Oipa.