È Rocco Papaleo il protagonista del prossimo appuntamento – tra i più attesi – della Stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano. In scena, una delle opere più conosciute e divertenti del teatro russo: L’ispettore generale di Nikolai Gogol’. Una commedia degli equivoci, una satira della burocrazia corrotta della Russia zarista, ma anche una denuncia senza tempo del sopruso e dell’ingiustizia. Scritta quasi duecento anni fa e sempre attuale, L’ispettore generale rivive oggi grazie alla regia di Leo Muscato.
In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, L’ispettore generale sarà al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) da mercoledì 7 febbraio a domenica 11 febbraio 2024, tutti i giorni alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.
I biglietti per lo spettacolo sono esauriti. A partire da mezz’ora prima di ogni recita de L’ispettore generale, verrà stilata una lista d’attesa – redatta in ordine d’arrivo presso il Teatro Sociale – per la messa in vendita di eventuali biglietti di rinunciatari.
Il testo di Nikolaj Gogol’ vede per questa messa in scena la regia e l’adattamento di Leo Muscato. Nel cast Rocco Papaleo nel ruolo del Podestà, e, in ordine alfabetico: Elena Aimone che interpreta il Medico, la Vedova, la Cameriera; Giulio Baraldi nel ruolo di Osip; Letizia Bravi nel ruolo della Figlia; Marco Brinzi nella parte dell’Ufficiale postale; Michele Cipriani che interpreta Bobčinskij, Salvatore Cutrì nel ruolo dell’Attendente e del Mercante; Marta Dalla Via che ha il personaggio della Moglie; Gennaro Di Biase nella parte del Sovrintendente alle opere pie; Marco Gobetti nel ruolo del Giudice; Daniele Marmi interpreta Chlestakov; Michele Schiano di Cola nel personaggio di Dobčinskij; Marco Vergani nel ruolo del Direttore scolastico.
Le musiche originali sono di Andrea Chenna, le scene di Andrea Belli, i costumi di Margherita Baldoni e le luci di Alessandro Verazzi.
Lo spettacolo è una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e TSV – Teatro Nazionale.
L’ispettore generale è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano e ABP Nocivelli.
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In una cittadina qualunque della provincia russa, la notizia della visita di un ispettore generale mette in allarme funzionari e notabili. Bisognerà nascondere le magagne della pubblica amministrazione, far credere che tutto funzioni alla perfezione… Il subbuglio è tale che un giovane di passaggio, lo squattrinato Chlestakov, viene scambiato per il misterioso controllore. Omaggiato da tutti e allettato da offerte di denaro, Chlestakov sfrutta più che può la situazione e si dilegua giusto prima che si scopra il malinteso e venga annunciato l’arrivo del vero ispettore.
L’ispettore generale è una commedia satirica che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene un potere e si ritiene intoccabile. È forse l’opera più analizzata, criticata, incompresa, difesa, osteggiata, della letteratura russa di tutti i tempi. Gogol’ stesso si sentì in obbligo di scrivere diversi testi che fugassero i fraintendimenti sorti al suo debutto.
Non era la prima volta che sulle scene russe venivano rappresentati gli abusi quotidiani dei burocrati statali. Ma tutti i testi precedenti erano basati sulla contrapposizione fra il bene e il male, con personaggi positivi e negativi. Ne L’ispettore generale, invece, per la prima volta, i personaggi sembravano essere tutti negativi, e per gli spettatori dell’epoca, questo era inconcepibile. Persino il finale appariva eccessivamente ambiguo, sia perché sulla scena non venivano rappresentati il trionfo della giustizia e la punizione dei corrotti, sia perché non era esplicitato se il vero ispettore generale, annunciato nell’ultima scena, avrebbe fatto giustizia o si sarebbe comportato come il falso revisore. In realtà, il testo di Gogol’ è più metaforico che naturalistico e denuncia, attraverso riso e comicità, la burocrazia corrotta della Russia zarista: un mondo in cui l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza. Ma non è l’uomo a essere malvagio; è la società che lo rende corrotto e corruttore, approfittatore, sfruttatore, imbroglione.