“Se i social rappresentano un rischio, siamo in guerra questo è evidente”. Così ha dichiarato lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet nel corso di ‘L’Italia s’è desta’, programma radiofonico condotto da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani su Radio Cusano Campus. Nel corso della trasmissione, Crepet ha analizzato la vicenda giudiziaria negli USA che sta coinvolgendo i colossi dei social network. “Se qualcuno, e mi pare ci sia più di qualcuno, indica questi come almeno parzialmente responsabili di disagio, psicopatologie e addirittura morte per suicidio, allora certo non è un’esagerazione parlare di guerra in corso”, ha proseguito lo psichiatra.
E in merito all’accusa di ‘avere le mani sporche di sangue’ rivolta dal senatore Linsey Graham a Mark Zuckemberg, CEO di Meta, Crepet ha spiegato: “In USA è accaduta la stessa cosa un paio d’anni fa con Instagram. Ci fu anche un timidissimo tentativo di accuse da parte della commissione europea, del resto i suicidi non ci sono solo negli Stati Uniti. Ora, basti guardare alla copertina dell’Economist che titola ‘La morte dei social’. Ma non è proprio così”, ha voluto ribadire Crepet.
“È del tutto evidente che la morte annunciata dei social prevede la nascita di qualcos’altro, e qualcuno che ne sa di più sa che si chiama Rabbit o Human. Cioè nuove forme di device che funzionano solo con l’intelligenza artificiale, lo schermo, il palmo della mano e sono cose che sono già in vendita. Succederà che tutti i ragazzini e le ragazzine, ma forse non solo loro, useranno queste tecnologie che sono molto più invasive. L’AI pretende di conoscerti: fino a ieri facevamo delle domande e avevamo delle risposte dalla rete, oggi non è più così e lo vediamo già con la ricerca nei nostri telefonini.
La tecnologia digitale è un cambiamento antropologico – ha continuato Crepet – qui non parliamo di elettrodomestici,ma questi gadget o device rappresentano dei cambiamenti radicali. Su Human puoi fotografare un frutto e domandare quanto zucchero contenga. Immediatamente ti verranno detti i grammi di zucchero che ci sono per poi però sentirti dire che quella quantità è troppa per il tuo organismo e non puoi mangiarlo. Allora la domanda è: ma la trasgressione dove finirà? Diventeremo tutti normali, non ci sarà neanche più carnevale”.
Si è parlato infine della relazione tra arte e intelligenza artificiale: la nostra creatività è quindi a rischio atrofizzazione? “L’arte, da che mondo e mondo strabilia non replica. Se tu fai quello che hanno fatto gli altri un po’ meglio, non si chiama arte. Ad esempio, in meno di un minuto si può scrivere una canzone, testo e musica, per Sanremo. Arriveremo al Festival di Sanremo Orwelliano”, ha concluso Paolo Crepet.