Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Matteo 25,35-44
di Rosario Andò
Messina – Accade così che fuori dal santuario la carità cristiana ogni giorno accompagni e sostiene emarginati, poveri, sofferenti. Ogni giorno e per tutto l’anno solare un piccolo esercito formato da cento volontari si alterna nella preparazione della cena, che puntualmente alle 17,30 viene offerta ai 110 fratelli bisognosi, di nazionalità diverse, in situazione di disagio, ma con alcuni non occorre impegnarsi per farsi capire, perché parlano la nostra lingua, il nostro dialetto, e questo la dice lunga, su quanta povertà c’è anche a Messina.
La fede e la religiosità sono i cardini di un progetto a lungo respiro che ha conosciuto diverse fasi sotto il profilo organizzativo e realizzativo. Oltre al pasto consumato direttamente nel salone della struttura, si pensa anche a quei 150 bisognosi che preferiscono consumare il tutto a casa, per questioni di privacy, o perché impossibilitati a venire alla Mensa essendo anziani o troppo piccoli. Il pasto viene così messo dentro delle buste con all’interno dei contenitori ermetici, pronti per il consumo.
Si capisce bene, da questi numeri (250), quale sia il dispendio di energie e di ore dedicate a questi fratelli: l’obiettivo è sempre il medesimo, fare in modo che quando escono dal cancello di Via Ghibellina – o dalla porta di via Aurelio Saffi – possono riprendere la via con passo svelto e il cuore leggero.
Naturalmente, i Padri Rogazionisti non nascondono le preoccupazioni e le difficoltà nel mantenere questo servizio: solo nel 2023 le richieste d’aiuto sono cresciute del 25% e nonostante la generosità di molti benefattori, del Banco Alimentare o dei semplici commercianti, si arriva a fine giornata con molte difficoltà. Nonostante le tante difficoltà incontrate, ma con dedizione, umiltà e un lavoro incessante, sono riusciti a portare a termine delle opere di grande significato. Il mondo oggi ha fame non solo di cibo, ma di tutto ciò che questo rappresenta: generosità, bellezza, amore. Perché la fede senza le opere è morta!
L’Amministrazione comunale non elargisce nessun tipo di sostegno da tempi remoti; per quanto riguarda la Regione siciliana solo tante promesse senza che queste si trasformino in cibo per le famiglie più fragili. Ciononostante, lo spirito caritatevole dei Padri Rogazionisti: anzi, il Padre direttore Giorgio Nalin rilancia creando un servizio di rete, oltre allo sportello di ascolto che gestisce insieme a psicologi, avvocati per far fronte alle tante esigenze che derivano dallo stato di necessità in cui si trovano persone di ogni estrazione sociale che hanno bisogno di cibo, farmaci, pagamento di bollette e soprattutto assistenza sanitaria. Proprio per far fronte a questo ha creato un servizio medico, grazie alla collaborazione di 15 medici volontari “amici di San’Antonio” che cura queste persone e là dove ce ne fosse bisogno, li segue anche nel loro percorso ospedaliero.
Anche in tempi di crisi insomma i Padri Rogazionisti svolgono un intenso studio di ricerca fino a trovare spiragli di luce per illuminare il cammino di fede e dare ancora un seguito al nostro itinerario di solidarietà. È da qui che bisogna partire è quella la scintilla di speranza, è attraverso l’umiltà che possiamo di nuovo alimentare la passione e il sogno nella nostra città.