Oltre tre milioni di persone affette, il 40% in più soltanto negli ultimi tre anni, un fondo ministeriale da 25 milioni di euro destinato alle Regioni che, però, hanno impegnato soltanto il 59% del finanziamento e speso solo il 3% delle risorse. Sono questi i numeri preoccupanti che fotografano i disturbi del comportamento alimentare in Italia. Un fenomeno che, complici prima i social network e il Covid poi, ha registrato un fortissimo incremento di casi di bulimia nervosa, anoressia e binge eating soprattutto fra i giovanissimi (il 59% si concentra nella fascia di età tra i 13 e i 25 anni, con il 6% che coinvolge individui di età inferiore ai 12 anni).
“In una simile situazione – sottolinea l’iCom, l’istituto per la competitività – non è possibile tralasciare l’attuale carenza di servizi rispetto alla crescente richiesta di aiuto, specialmente per i giovani affetti da tali disturbi. Questa disparità sottolinea la necessità di un miglioramento e di una maggiore accessibilità ai servizi dedicati, considerando l’urgenza di supporto per coloro che affrontano queste sfide complesse e molto debilitanti”.
Per rispondere dunque a una migliore preparazione dei professionisti che, quotidianamente, lavorano nell’ambito dei disturbi alimentari, l’Unicusano da qualche anno organizza il Master in Psicologia del Comportamento Alimentare. Obiettivo del corso la formazione di operatori esperti in psicologia del comportamento alimentare che siano in grado di: fornire strumenti di informazione e apprendimento su alcuni temi riguardanti il comportamento alimentare umano; illustrare e diffondere la conoscenza e l’identificazione dei quadri clinici maggiori, e le possibili vie di cura, attraverso un approccio multidisciplinare; chiarire i processi che influenzano la scelta alimentare e quelli mediante i quali le persone scelgono o rifiutano determinati cibi; analizzare le dimensioni relazionali dell’alimentazione nei giovani, in una prospettiva di analisi educativa; identificare e cambiare i pensieri controproducenti che inducono il soggetto ad arrendersi alle molte tentazioni presenti durante il percorso della perdita di peso; apprendere strategie di sostegno e di risoluzione delle problematiche alimentari con particolare attenzione alla relazione stress-cibo-emozione-corporeità; favorire il processo di consapevolezza di sé, della propria espressività corporea ed emotiva, quali strumenti utili per gli operatori nel lavoro con persone aventi problematicità alimentari.
Per centrare gli obiettivi l’Unicusano si avvale della collaborazione di docenti di grande levatura. Come la professoressa Giulia Vincenzo, biologa nutrizionista premiata con Leone D’Oro di San Marco al Gran Premio Internazionale di Venezia. A lei l’ateneo telematico ha affidato il modulo “L’esperienza del nutrizionista al servizio dello psicologo: le diete tra miti, scienza e pazienti” suddiviso in cinque lezioni.
Se nella prima lezione la docente si focalizza sulle “diete di moda: test delle intolleranze e fake news”, affrontando quelle diete miracolose (come la Dukan, la tisanoreica, la peso-forma) che promettono risultati in brevissimo tempo e smascherando facilmente le fake news per via del loro schema ripetitivo, nel secondo modulo Giulia Vincenzo approfondisce l’effetto “yo-yo” rispondendo principalmente alla domanda: perché, dopo aver seguito una dieta drastica, si riprendono tutti i chili persi? Il problema, per la professoressa, non è mai dimagrire ma mantenersi.
Negli ultimi tre moduli la docente Unicusano si sofferma sui “nutrienti e sintomi psicologici”, ovvero sull’influenza dei nutrienti con le molecole cerebrali come nel caso dell’umore), sui motivi che sono dietro il fallimento di una dieta e, infine, sui principali casi clinici da lei seguiti nel corso della sua carriera professionale.