INCHIODATO E PROCESSATO DAL “POLITICAMENTE CORRETTO”

La questione del presunto insulto razzista del calciatore dell’Inter, Francesco Acerbi nei confronti del calciatore napoletano Juan Jesus tiene banco sui giornali sportivi e non solo. Attenzione, condanno qualsiasi frase offensiva che viene detta in campo o fuori dal campo. Ho giocato tante partite, capisco che talvolta non è facile mantenere la calma, tuttavia non ho mai utilizzato frasi offensive contro nessuno.

Mi è capitato di ascoltare qualche passaggio di una nota radio sportiva, un giornalista rispondeva alle domande dei radioascoltatori. Con un accorato sermone antirazzista cercava di convincere il radioascoltatore che metteva sullo stesso piano le due invettive: “Italiano di…” con “Africano di…”. Il giornalista si affrettava a dire che non sono la stessa cosa, perché chi dice all’altro “Africano di…” significa che sta emettendo un giudizio etico razzista, in pratica pensi che la tua razza bianca, occidentale, sia superiore a quella africana. Pertanto è giusto che venga sanzionata la seconda invettiva e non la prima. In questo modo si arriva così a processare le presunte intenzioni con un passo didattico e ortopedizzante, direbbe qualcuno. Qualcosa di simile succede in Scozia, dal 1 aprile con la legge ,“Hate crime Act”, i crimini d’odio. Una legge che tende a punire i pensieri e le opinioni. “il pericolo concreto è che ogni idea contraria all’ideologia dominante divenga perseguibile penalmente”.

Non credo di esagerare ma il pensiero di quel giornalista risente di quel senso di colpa dell’uomo bianco occidentale; l’Occidente è sempre colpevole, per il partito del “Politicamente corretto”. Oggi è diventato impossibile fare un discorso di appartenenza senza essere tacciato di etnocentrismo, di imperialismo culturale, se non di razzismo. Praticamente «tra gli intellettuali, politici, classi dirigenti si è imposto un relativismo culturale che condanna a priori qualsiasi gerarchia di organizzazione sociale, di costume, di valore». Ricordo sempre tanti anni fa quando una collega mi riprendeva a scuola perché io sostenevo che gli Atzechi con i sacrifici umani non potessero essere considerati popoli civili.

Tornando al caso dei due calciatori (i due ragazzi, perché di questo si tratta) alla fine della partita si sono riappacificati, come capita in tante altre partite. Ma questo non basta ai paladini del pensiero unico, per i giornalisti e il sistema che guida la FIGC, l’Uefa. Soprattutto per certi giornalisti sportivi, ossessionati ideologicamente, succubi anche loro del “politicamente corretto”, ne approfittano di questo presunto insulto razzistico per “buttarla in politica”. Questa volta, anche la giustizia sportiva, ha scelto che non può fermarsi deve procedere. Il metodo è sempre quello si mette in moto il linciaggio mediatico, isolando il soggetto interessato, attribuendogli frasi e concetti che questi non ha mai pronunciato. Un pensiero per i tifosi interisti, magari per quelli della “Curva”, encomiabile il vostro sostegno al calciatore, ma sappiate che la “Polizia del Pensiero”, ha già deciso. E probabilmente anche la società Inter si piegherà al partito del politicamente corretto, abbandonando il calciatore al suo destino. Praticamente sia Acerbi che Juan Jesus sono finiti in un “tritacarne mediatico”, in una querelle più grande di loro. Forse neanche il calciatore napoletano voleva arrivare a tanto. Probabilmente dopo la bolgia che si è scatenata, si è già pentito.

L’uomo bianco che si è permesso di apostrofare l’uomo di colore dev’essere punito così ha deciso la “Polizia del Pensiero”. Non basta chiedere scusa, caro Acerbi, secondo la polizia del pensiero unico, devi essere punito con una pena esemplare. Sembra di essere a Teheran, con la “Polizia morale”, pronta a intervenire. Addirittura un radioascoltatore auspicava una pena più severa delle fatidiche dieci giornate di squalifica. Del resto ai tifosi che si sono macchiati di razzismo, gli viene impedito per anni di accedere allo stadio, per un calciatore, per un professionista che deve dare l’esempio, la pena dev’essere più estesa. Una volta si diceva “colpirne uno per educarne cento”.

I giudici ad Acerbi probabilmente non gli riconoscono nessuna attenuante, nemmeno quella che lui è stato provato dal cancro. Il “Tribunale” della Polizia del pensiero unico non vuole sentire ragione, Acerbi si è macchiato del peggior crimine, quello di essersi allontanato dal cosiddetto pensiero del partito politically correttista, che decide che cosa è giusto o sbagliato. Forse qualcuno potrà pensare che sto esagerando, qualche anno fa è uscito un interessante libro del professore Eugenio Capozzi, “Politicamente corretto. Storia di un’ideologia, Marsilio (2018) Qui il professore napoletano spiega bene che cos’è il “partito” del politicamente corretto, che ormai condiziona in ogni settore la nostra vita sociale. Leggendolo potremmo capire quello che sta succedendo in questi giorni al tesserato dell’Inter. Azzardo un invito alla lettura, anche se so che in certi ambienti significa proporre l’impossibile. Tuttavia per chi è interessato può trovare una sintesi del testo nel mio blog (mimmobonvegna1955.altervista.org).

Chiudo il mio intervento precisando che oggi non esiste un pericolo razzista in Italia e in generale in Europa. Certo esistono degli “scappati di casa”, che possono essere definiti razzisti, ma si trovano soltanto negli stadi pronti a fischiare i giocatori di colore e in pochi altri luoghi significativi. Anche se qui io credo che non si tratta di vero e proprio razzismo, perché ormai i calciatori di colore sono presenti in tutte le squadre. E se ci sono cori razzisti sono solo strumentali a favore della propria squadra. Purtroppo servono e “allarmano” solo i giornalisti e intellettuali, a volte, anche “religiosi” animati da velleità ideologiche, alle varie sinistre che cercano di creare un clima di odio fondato sul pericolo razzista, del quale la gente normale neppure si avvede. Tuttavia si dovrebbe stare attenti a non creare questo clima di odio artificiale. Molti giovani diventano per reazione violenti, magari simpatizzando anche politicamente verso movimenti estremi para militari, utilizzando simboli razzisti e nazisti, senza nulla capire di questi movimenti.

 

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com