Questa è la storia di Valeria e di suo figlio Youssef, del loro amore incondizionato e della fede all’Islam, che pure li lega: è la storia del tentativo di una madre di comprendere e fermare la deriva radicale del figlio.
In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, Valeria e Youssef sarà al Teatro Mina Mezzadri di Brescia (Contrada Santa Chiara 50/a) dal 9 al 14 aprile 2024, tutti i giorni alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.
Una nuova produzione firmata Centro Teatrale Bresciano, che vede il testo di Angela Dematté e la regia di Andrea Chiodi; sul palcoscenico Mariangela Granelli e Ugo Fiore. Le scene sono di Guido Buganza, le luci di Cesare Agoni, i costumi di Ilaria Ariemme, i video di Sergio Fabio Ferrari, le musiche di Daniele D’Angelo; Elisa Grilli è assistente alla regia.
Uno spettacolo che si ispira a una storia vera, quella di una madre e di un figlio, del loro amore e di una fede che determinerà il loro destino. È la storia di Valeria Collina e di suo figlio Youssef Zaghba, uno dei terroristi coinvolti nell’attentato di Londra del 3 giugno 2017. Angela Dematté ha incontrato Valeria, e da questo incontro è nato lo spettacolo.
Valeria non è musulmana, si è convertita per amore di un uomo, l’ha fatto con convinzione e determinazione, e ha poi educato i suoi figli a quella fede.
L’adesione all’Islam di Valeria è un’evoluzione della sua personale ricerca di senso, di totalità, iniziata ancor prima di sposarsi, ai tempi dell’esperienza del Terzo teatro.
Youssef ora ha vent’anni, e anche lui è in cerca della stessa totalità, di una pienezza di significati, ha sete di giustizia sociale e pretende per sé e per il mondo una dimensione sacra.
Madre e figlio si confrontano. Il dialogo tra i due è serrato, i pensieri sono profondi, le domande dense di aspettativa. Ma qualcosa non è come Valeria l’aveva immaginata, c’è una zona d’ombra inquietante e spaventosa nelle parole di Youssef. Mentre parla con lui, si rende conto che, nel suo percorso verso la conversione a una fede che credeva grande e potente, ha rimosso la parte laica di sé e non ha trasmesso a suo figlio categorie di pensiero fondanti.
Quello stesso figlio, ora, chiede risposte e relazione, ma ha nuovi maestri: sono i propagandisti del mondo musulmano radicalizzato.
Al centro dello spettacolo c’è il tentativo di una madre di comprendere e fermare la deriva radicale del figlio. Ma anche l’espressione delle terribili conseguenze della ricerca e del bisogno di senso di un ragazzo di vent’anni, e un’intensa riflessione sulle manipolazioni di un sistema di potere che usa il sacro per affermare se stesso.
Valeria e Youssef è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano e ABP Nocivelli.