Tiziana Cucè, messinese, donna di cultura A 4 anni sa già che il suo percorso di studi sarà in campo artistico. Frequenta l’Istituto d’Arte “E. Basile” di Messina – oggi Liceo Artistico – sezione Moda e Costume e si Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Seguono quasi dieci anni di collettive e personali di Pittura e di libera professione come Decoratrice d’Interni in case e ville prestigiose di Messina e provincia.
Contemporaneamente studia senza sosta conseguendo quattro Abilitazioni per l’insegnamento di varie materie artistiche. Dal 2002 al 2010 ottiene il ruolo al Liceo Artistico di Trieste come docente di Progettazione Moda e Costume; durante gli anni triestini insegna Progettazione e Laboratorio di Moda anche al Dams nella sezione di Teatro e Cinematografia. Seguono sei anni di Docenza in Discipline Pittoriche nei Licei di Reggio Calabria e provincia fino al trasferimento nella provincia di Messina, dove tuttora esercita la professione.
Tiziana, da amante di libri e arte ci dici com’è la situazione dei siciliani rispetto al resto del Paese?
La Sicilia prolifera sempre di creativi, di artisti, poeti, scrittori e musicisti. Bisognerebbe far conoscere e far emergere più artisti, investire sull’Arte. Un grande uomo, Antonio Presti, ha per anni lottato per diffondere la devozione alla bellezza. La chiusura dell’Atelier è un’ennesima sconfitta per la nostra Regione che avrebbe dovuto incentivare il suo operato invece di lasciarlo solo, per l’ennesima volta. La situazione dei siciliani rispetto al resto del Paese è che in nessun posto d’Italia e del Mondo avrebbero permesso una cosa simile.
Ogni artista sogna che il suo lavoro, quando finisce nelle mani del mondo lo faccia sentire meno solo. E’ questo il destino che lega magicamente le persone sensibili?
Le persone Sensibili sono legate dall’Empatia e non a caso le scrivo entrambe con la lettera maiuscola. Più vado avanti nel mio cammino più ritengo siano due utopie. Tutti gli artisti e tutti i creativi muovono dal desiderio di lasciare un’impronta del proprio passaggio. Non credo che un’opera nelle mani del mondo ci faccia sentire meno soli. La possibilità di divulgare una propria opera è una grande fortuna, il grido di infiniti messaggi che vorresti fossero compresi da molte più persone ma, proprio per mancanza di sensibilità ed empatia, questo non accade o accade in misura estremamente ridotta. Un vero artista rimane solo, “Sul cuor della terra”, ed è come se non riesca a farsi capire, per questo la sua produzione è incessante: non smette di produrre o sognare la propria opera come se dovesse sempre creare quella giusta, quella che sappia finalmente esprimere il giusto messaggio da lasciare al Mondo.
Sui social hai scritto: ho un brutto carattere perché non sopporto la disonestà. Ho un brutto carattere perché non permetto a nessuno di mancarmi di rispetto, perché allontano dalla mia vita I falsi, gli arroganti, soprattutto i narcisisti e quelli che Dio abbia pietà di loro. Si potrebbe sostenere che è una vera e propria dichiarazione di guerra. Di una che non si accontenta di quel passa il convento…
È la stessa dichiarazione di cui sopra. Non mi accontento della pochezza, della falsità, della mancanza di sensibilità ed empatia, della maleducazione dilagante, del giudizio facile senza conoscere i fatti. A proposito di convento… All’asilo ho avuto la sfortuna di frequentare un Istituto di suore; anche lì non mi accontentavo della mensa, volevo che mia madre mi portasse il cestino con le sue pietanze e lei all’orario c’era sempre, con grande pazienza e amore.
I social hanno rotto molti tabu: siamo dell’idea, però, che l’uso decorativo che si fa delle donne non ha niente a che fare con il vero ruolo delle donne nella società. Che ne pensi?
Il vero ruolo delle donne in società è confuso, di conseguenza è offuscato anche quello degli uomini. Non ci sono più molti uomini veri perché non ci sono più molte donne vere. Non credo allo scambio dei ruoli in tutto e ad ogni costo. La donna cerca sempre protezione, difesa, gentilezza, fedeltà, forza…e libertà di agire in nome dell’Amore. L’uomo cerca sempre una spalla, intuito, senso pratico, dolcezza, fedeltà, complicità…e libertà di agire in nome dell’Amore. Nessuno oggi è disposto ad ammettere queste mancanze che completano l’uomo e la donna. Ancor meno pochissimi dimostrano queste innate qualità di entrambi i sessi. Tradire è molto facile, tutto è globalizzato. I ruoli si sono invertiti, io vedo solo grande confusione e grandissima solitudine. Tutto diventa contorno, decorazione. Nulla è saldo. Ho sempre pensato che l’amore debba durare una vita ma non credo di aver sbagliato persona, ho sbagliato epoca.
La deriva della violenza verbale dove ci porterà?
La deriva dei valori è la vera violenza. Il narcisismo patologico, il nichilismo imperante. La vera deriva è il male spacciato per bene e viceversa e la mancanza di intuito nel decifrare entrambi. La violenza verbale in confronto è poca cosa. Ogni tanto una bella parolaccia è un’ intercalare necessario, non si può sempre parlare in legalese. Se poi pensiamo che viene considerata violenza verbale il rimprovero di un docente a un alunno che non ha mai risposto a una interrogazione per anni… abbiamo la risposta.
Spesso la scuola è qualcosa di surreale dalle nostre parti: una esperienza che ti ha lasciato basita?
Ecco, restiamo in tema… Il buonismo eccessivo, i genitori elicottero che planano a tutte le ore ergendosi a giudici sull’operato dei docenti; lo scarso numero di contenuti rispetto agli specchietti per le allodole che però fanno aumentare gli iscritti in una scuola, tutti hanno voce in capitolo. È lo stesso concetto della confusione tra uomini e donne. Tutti possono permettersi di fare tutto e, di conseguenza, tutto è approssimativo. Per questo tutti pensano non sia poi tanto utile né importante studiare. Questo è già surreale.
Durante la mia vita ho sempre apprezzato quello che c’è oltre le nuvole. L’importanza di non sprecare il tempo e di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Ma anche il coraggio di accettare i propri limiti. Ma pure alzare lo sguardo anche quando si oscura il cielo. A te cosa ha insegnato vivere in Sicilia?
Ho vissuto molto anni all’estremo Nord, in una città asburgica, tutto il contrario della Sicilia. La mia spiccata tendenza alla ricerca dell’ideale di bellezza dei nostri antenati greci trovava affinità nella capacità dei nordici di far funzionare abbastanza le cose. Mi colpiva sicuramente la freddezza e il distacco iniziale ma, con il trascorrere del tempo, comprendevo che anche loro erano capaci di grandi slanci affettivi. La lontananza dalla mia terra mi induceva ad enfatizzare il calore dei Siciliani e a diffondere la favola che da noi tutti sono simpatici, accoglienti, pronti ad aiutare chi ha bisogno, etc.
Tornata qui, ho constatato che tutta questa accoglienza, sincerità, vicinanza, affettuosità rimane patrimonio dei pochi che si riconoscono nel sentire profondo dei siciliani. Il resto, purtroppo, si è uniformato al sentire globale. Troppe poche persone studiano, soprattutto i greci, i miti, le gesta dei personaggi che ti insegnano come si sta al mondo. Una storia triste se si pensa che tutti i siciliani dovrebbero conoscere i loro antenati e la ricerca della bellezza che ci circonda ovunque, in ogni campo.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente….” (Peppino Impastato)…
Lo studio dell’arte non avrebbe permesso scempi inguardabili in campo urbanistico, il senso estetico non permetterebbe a nessuno di buttare una sola carta a terra. Stare in Sicilia mi ha insegnato che devo continuare senza sosta a diffondere la ricerca della bellezza ma è molto faticoso, spesso non apprezzato. Insomma, la confusione di cui sopra è presente ovunque. Inoltre trovo i Siciliani notevolmente incattiviti. Stanno perdendo identità, ed è un gran peccato.
Quale ambizione hai?
Fare una personale in un luogo adeguato alla miriade di messaggi che ho da inviare, con un bel catalogo che parli davvero di me.
Sei d’accordo con chi sostiene che per ogni donna che emerge nel campo lavorativo ce ne sono venti che abbandonano l’obiettivo?
No, abbandonano solo quelle che sono stanche di lottare in un clima di atavico clientelismo che non cambierà mai o quelle come me, che preferiscono non sprecare energie inutili e vorrebbero solo chiudersi in uno studio a dipingere.
Codice rosso: le cronache purtroppo raccontano spesso casi di stupro. Quando si è perso il senso dell’amore?
Da qualche parte abbiamo perso l’anima. Non basterebbe un trattato per cercare di capire dove e come.
Nella tua vita hai sempre seguito l’amore o l’istinto?
Purtroppo l’Amore ma…adesso il messaggio è stato recepito.
Che cosa c’è di più femminile dell’immagine di una donna allo scrittoio che sta leggendo una lettera?
Una donna allo scrittoio che scrive una lettera.
In questi anni sei riuscita a raccogliere tutti i tuoi desideri?
No, anzi. Tranne qualcuno, il resto l’ho congelato per qualcuno che non meritava 1 minuto dei lunghi anni, ero convinta che ne valesse la pena. Mi auguro di avere la voglia e la forza di raccoglierli ancora.
Da quel che posso leggere tra le righe dei tuoi commenti social immagino che sei una simpatizzante di sinistra: com’è la sinistra oggi? Ti senti ben rappresentata o hai perso la speranza?
La tua sensazione è errata ma comprensibile. L’errore è pensare che esista ancora la destra e la sinistra, per questo va tutto a rotoli. Esistono gli uomini e l’intuito di comprendere chi, tra i peggio, è il migliore. Non mi sento rappresentata da una Nazione dove non esiste la Giustizia in generale e dove gli abusi psicologici non sono assolutamente considerati. L’America ha mille difetti ma, nel merito, è insuperabile. Infine, sicuramente non potrei sentirmi rappresentata dalla Schlein che mi sembra un’invasata.
Se dovessi riassumere lo spirito di questa “campagna elettorale” Ponte Sì, Ponte No in una battuta?
Ecco la prova che non sono né di destra né di sinistra. In media stat virtus. Non ho battute per questo argomento. Il Ponte è una catastrofe per me, per noi messinesi. È davvero una tragedia che cambierà in peggio la nostra vita, oltre che distruggere un panorama straordinario unico al mondo e un luogo cult per i messinesi. Non oso pensare agli espropri e ai cantieri infiniti per anni e anni. Se non sei nato e cresciuto in questa città, non ne puoi comprendere il dolore.
C’è una speranza che si possa spezzare il filo che lega i quartieri popolari alla politica clientelare?
Perché esiste una politica clientelare nei quartieri popolari?
Se dovessi scommettere cinque euro su qualcuno per resuscitare la Sicilia, Messina … a chi daresti fiducia?
A te….o a me….😊 con una squadra di collaboratori tedeschi e giapponesi.