Un piccolo memoriale della Shoah nel parco di Land Art di Fossombrone (PU)

Anche le Marche hanno, finalmente, un piccolo, ma significativo Memoriale della Shoah. L’opera, in cemento, alluminio e colore acrilico è opera di Roberto Malini e Dario Picciau e fa ora parte del Cammino di Sant’Anna – Land Art al Furlo, nel novero delle iniziative per “Pesaro Capitale della Cultura 2024. «Le Marche hanno ricordato in diverse occasioni i martiri della Shoah – spiegano Malini e Picciau – attraverso l’installazione di “pietre d’inciampo” (iniziativa creata dall’artista tedesco Gunter Demnig), l’apposizione di targhe in memoria, la dedica di giardini e altri luoghi urbani.

A Senigallia vi è, dal 1985, un monumento ad Anne Frank, opera di Romolo Augusto Schiavoni, mentre è stato significativo il riconoscimento dell’ex campo di prigionia di Servigliano come monumento nazionale. Fino a oggi, tuttavia, mancava un memoriale dedicato a tutte le vittime delle persecuzioni nazifasciste e siamo lieti che la Casa degli Artisti di Fossombrone abbia selezionato il nostro progetto, che le ricorda a nome della comunità marchigiana, come recita la targa applicata all’installazione in cemento, metallo e colore: “Le Marche ricordano le vittime dell’Olocausto”». Dopo aver incontrato Andreina De Tomassi e Antonio Sorace, fondatori e promotori del parco naturale artistico della Gola del Furlo, Roberto Malini e Dario Picciau, assistiti dallo stesso Sorace, a propria volta artista attento agli aspetti civili ed educativi dell’arte, si sono recati presso il Cammino di Sant’Anna, dove hanno scelto una piazzola in cemento.

«Andreina ci ha consigliato una piazzola realizzata da poco, ancora circondata dallo stampo in legno. Siamo stati subito d’accordo con lei – proseguono Malini e Picciau -, perché si trova in un punto del Cammino esposto al sole, sotto alcuni alberelli di acacia. Un sito ideale per ottenere, grazie alla superficie riflettente dell’alluminio, particolari giochi di luce e ombra. Così abbiamo scritto in lettere tridimensionali, su una superficie di cemento che ricorda quello di Auschwitz, l’espressione “Never Again”, “Mai più”, la stessa che da quasi ottant’anni ripetono nelle scuole e in ogni occasione pubblica i testimoni dell’Olocausto. Sulle piazzole si procede a piedi nudi e ci è sembrato molto efficace, più un grido che un sussurro, fare in modo che i visitatori del parco lo leggano con gli occhi, ma lo sentano anche sotto la pelle dei piedi e magari lo tocchino con le mani.

Il tempo, inesorabile, sta cancellando la memoria della Shoah e di tutti i delitti contro l’umanità compiuti dai nazifascisti. Si nega, si riesamina, si falsifica, si uniforma. Così noi, che abbiamo incontrato nelle nostre vite decine di testimoni, intervistandoli e preservando i loro ricordi, ci impegniamo affinché la memoria resti viva in tutti coloro con cui interagiamo». Gli autori dell’opera sono attivi da tanti anni in un’opera di educazione alla Memoria, lavorando a stretto contatto con i principali musei memoriali del mondo, a partire da Yad Vashem di Gerusalemme. «Yad Vashem è molto vicino al nostro lavoro – confermano gli autori -, ci ispira costantemente ed ha accolto nei suoi archivi il frutto delle nostre ricerche e del nostro lavoro di recupero testimoniale. Non tutti lo sanno, ma oltre 100 ebrei vennero deportati dalle Marche, senza tener conto delle famiglie ebree che provenivano da fuori e cercavano rifugio nella nostra regione e senza considerare nel computo che non abbiamo dati sufficienti per valutare quanti furono gli ebrei deportati dalla provincia di Pesaro.

Sappiamo che vi furono anche giusti come Buonasera Grilli, antifascista di Fossombrone che nascose e protesse alcuni ebrei, fra cui Alfred Wiesner, il primo proprietario dell’industria produttrice di gelati Algida, con la moglie Edith. E sappiamo che, dopo l’armistizio di Cassibile, vi furono deportazioni anche fra i militari italiani: uno di loro era il ventenne Mario Tinti, anche lui di Fossombrone, che non tornò mai dal lazzaretto di Zeithain, sottocampo del famigerato Stalag IV B di Mühlberg. Servono simboli di memoria e riscoprirli per poi divulgarli è il motore del nostro lavoro di ricercatori, educatori e artisti”.

 

Nelle foto di Dario Picciau, Antonio Sorace con Roberto Malini presso il piccolo memoriale sul Cammino di Sant’Anna;