A Messina è ormai politica “cabaret”. La campagna elettorale per le Europee è iniziata da settimane per poter ancora far finta di niente: il gioco è questo, questi gli uomini e questa anche la recitazione comica che si è costretti ad assistere. Ma ultimamente, purtroppo, c’è uno sbandamento generale, come una clamorosa caduta di gusto, di civiltà, un’esasperazione improvvisa d’agonismo (e di imbecillità) a cui pochissimi riescono a sottrarsi.
E’ bizzarra la strategia di Cateno De Luca che da un letto d’ospedale (auguri di pronta guarigione!) denuncia ammutinamenti tra le sue truppe e non offre un solo supporto a favore di una tesi caldissima; è violenta la decisione dello stesso Scateno di far aprire un’inchiesta sulla lealtà dei suoi pena la consegna delle dimissioni di tutti i componenti delle partecipate e dei singoli assessori per aprire la fase già preannunciata da tempo di un naturale tagliando a due anni dall’insediamento dell’Amministrazione del sindaco Basile!
Ed è da cabarettista quella furia dei suoi fedelissimi che, per salvare la poltrona, in omaggio all’agonismo del “Capo”, trasforma ogni comunicato stampa in una sorta di tackle in una clownesca caccia all’uomo. E’ come se la recita comica, il bisogno di essere pittoreschi, caro a Scateno, si fosse lentamente spostato dal teatrino di avanspettacolo social ai banchi di Palazzo Zanca fra assessori, tecnici e consiglieri gli unici ormai che in uno stanzone possono ancora godere di libertà non vigilata. Nessuno sembra infatti preoccuparsi di loro, nessuno sembra aver voglia di giudicarli. Il sindaco Basile giurò all’insediamento che sarebbe stato il riferimento di tutti i cittadini adesso è presumibilmente troppo impegnato a mescolare le carte per accorgersi della marea di inciviltà che sta crescendo.
Di sicuro nessuno dice niente e la lotta continua. Si moltiplicano i calci, le offese, le polemiche, si moltiplicano gli errori di valutazione e i premi da ultima spiaggia, ma si moltiplica soprattutto il silenzio da parte di chi dovrebbe controllare, da parte di tutti, il rispetto delle regole. Il Palazzo sembra aver deciso che comunque non succede niente e archivia quello che accade in Consiglio e nei corridoi, come una calda, inevitabile routine, incidenti di percorso dolorosi, ma insopprimibili. Dimenticando apertamente e pervicacemente che anche questo silenzio è codardia e di quella più subdola, più pericolosa. Che politica è questa dove comanda solo chi grida di più, dove si fa carriera solo per maleducazione? Chi ci guida, chi dirige? Chi ha il coraggio di dire basta, di prendersi responsabilità impopolari e mandare nell’angolo amministratori furiosi o consiglieri troppo prodighi di parole, fossero anche scienziati?