di Andrea Filloramo
Rispondo a un’email, inviatami in cui mi si scrive: “Troppi sono i casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica. Troppi gli abusi sessuali su minori da parte di vescovi e di sacerdoti, che attraverso la Rete riscuotono una vasta eco mediatica e una considerevole attenzione da parte dell’opinione pubblica. Chiedo gentilmente a Lei: cosa fa la Chiesa per combattere questa piaga? Perché obbliga i preti al celibato?”
Ritengo innanzitutto fare una premessa: l’argomento degli abusi sessuali dei preti, inclusa la pedofilia, sui quale ho più volte scritto in IMGpress, ha attratto sempre e attrae tutt’ora la curiosità – per alcuni anche morbosa – nei confronti di un mondo, quello clericale, che all’esterno appare sempre un mondo impenetrabile e quindi sconosciuto.
Ciò accade particolarmente in questi ultimi tempi in cui l’identità dei sacerdoti, indicata dalla tradizione della Chiesa, è spesso travolta a torto o a ragione dalla modernità, che – come sappiamo – difficilmente lascia scampo a chi, facendo magari memoria dell’ esperienza e testimonianza del passato, impone ai preti canoni di comportamento, giudicati sorpassati e quindi obsoleti.
E’ molto difficile dimostrare, però, aldilà di quello che pensa la mittente dell’email inviatami che ci sia un nesso di causa e d’effetto fra il celibato ecclesiastico e la pedofilia dei preti, anche se il celibato trova la sua matrice e i suoi presupposti anche in un concetto fobico di sesso e di sessualità, che non ha nulla a che fare con il sacerdozio.
Recenti ricerche dimostrano, infatti, che la pedofilia sia praticata anche da ministri di culti non cattolici che non hanno l’obbligo del celibato ed è praticata da alcuni ai quali non è negato l’approccio sessuale con persone adulte.
La Chiesa cattolica, in modo particolare durante il pontificato di Papa Francesco, si è impegnata e continua ad impegnarsi per cancellare questa “macchia” vergognosa che imbratta da secoli le sue vesti.
Non passa tuttavia giorno senza che giungano a noi episodi di abusi sessuali da parte di preti e vescovi, che vivono con problematiche sessuali anche gravi, che nascondono, che non riescono o che non vogliono affrontare e spesso, quindi, cascano nella rete del vizio.
Se osserviamo con una certa attenzione scopriamo che di essi molti appartengono alle vecchie generazioni, quando si entrava in Seminario da bambini e si usciva a 24/25 anni senza alcuna formazione umana, utile per affrontare i problemi del mondo, ma anche molti di loro hanno scelto la vita clericale dopo aver conseguito un diploma o addirittura una laurea o esercitato una professione, ben consapevoli, quindi, di quel che era la vita che avrebbero dovuto vivere dopo la loro ordinazione presbiterale.
Da quanto fin’ ora detto una considerazione: la vita sessuale dei presbiteri non è diventata ancora una questione abbordabile seriamente da parte della Chiesa, che forse non è pienamente consapevole che il problema sessuale sentito dai sacerdoti riguarda la sua stessa credibilità.
Ritengo che non si debba mai temere di insistere sull’umanità del sacerdote e sulla sua fragilità.
Si deve tener conto del fatto che non esistono e mai forse sono esistiti veri problemi “sacerdotali”.
Tutti i problemi dei preti sono problemi umani, che riguardano persone che sono uguali in tutto alle altre persone.
I preti – è bene evidenziarlo – sono uomini come tutti gli altri. Ad essi, però, si attribuiscono super poteri e super ideali che non hanno e che mai potranno avere.
Non è l’imposizione delle mani fatte dal vescovo nel giorno dell’ordinazione a disumanizzare il prete e a renderlo “eunuco” per il regno dei cieli, a farlo diventare un “alter Cristus” o renderlo capace di agire “in persona Christi”.
Scrive Foucault: “nella Chiesa tutte le volte che si parla di sessualità, arrivano sempre i sessuofobi, disposti a regalare agli altri i precetti, la vergogna, l’insonnia, gli incubi, pronti a mettere volutamente e ipocritamente in dubbio le acquisizioni scientifiche, antropologiche, psicologiche fatte nell’ultimo secolo, relative a quest’aspetto fondamentale dell’esistenza umana, che deve essere libero da coercizione, da discriminazioni e violenza. Per i sessuologhi per nulla valgono e forse li ignorano gli studi che riempiono le biblioteche”.
Certo che fra tutti gli abusi sessuali quello della pedofilia è il più grave.
La pedofilia clericale, non si sa se è un difetto, un vizio o una malattia di cui tanto oggi si parla, si discute e si scrive nei giornali.
Da qualche decennio le contestazioni rivolte alla Chiesa di Roma sul tema della pedofilia clericale sono state frequenti.
L’accusa principale è quella di aver prima prodotto e poi protetto sacerdoti pedofili, ignorando le denunce e limitandosi al massimo a trasferirli in altre parrocchie.
Su tutte le testate giornalistiche italiane e internazionali, pertanto, si è parlato di “copertura dei casi di abusi sessuali”, di “interventi ritardatari da parte delle autorità ecclesiali”, di “processi segreti”, di “ottenimenti di “lasciapassare”, di “scarsa considerazione delle denunce mosse dalle vittime” e di “trasferimenti di sacerdoti accusati di molestie sessuali”.
Una cosa è certa: i preti pedofili non erano e non sono oggi da considerare delle “mele marce” come dicono alcuni vescovi e la stessa CEI.
La pedofilia clericale, in tutte le sue forme, anche quella “dolce”, occulta e silenziosa è più diffusa di quanto si possa pensare.
Basta, infatti, mettere insieme i tasselli del mosaico, dispersi nelle cronache locali e poi dimenticati, per fare emergere un quadro di violenza endemica che riguarda ogni ambito della vita della Chiesa e molti anzi moltissimi preti.
Troviamo, infatti, preti che approfittano del loro potere per allungare le mani sui ragazzini in sacrestia, durante le lezioni di catechismo o le prove del coro, in campeggio o nei centri estivi, nelle comunità di recupero, nei centri di ascolto, nelle scuole cattoliche.
Ci sono anche preti molestatori seriali in attesa di giudizio per induzione alla prostituzione minorile e violenza privata.
Si aggiungono a loro sacerdoti che promettono cocaina in cambio di prestazioni sessuali e offrono pochi spiccioli e una ricarica del telefono in cambio di una marchetta o di un video hard: fanno loro credere che la mano che li fruga sia una mano benedetta.
Gli stupri operati sui minori non di rado si protraggono per anni, a volte anche per decenni, lasciando segni indelebili nelle vittime, costrette spesso a fare i conti con le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza per il resto della vita.
Oggi, dinnanzi al montare dei molti casi di pedofilia clericale denunziati dai media, occorre prendere atto dolorosamente di questo dramma ecclesiastico la cui soluzione determinerà il futuro della Chiesa.
Occorre finalmente raccogliere le provocazioni che provengono anche dal mondo laico.
Non si può evitare di toccare gli aspetti più scabrosi della vita della Chiesa.
È il rapporto tra magistero ecclesiale e sfera della sessualità a creare assurdi imbarazzi mantenendo storici pregiudizi.
Ogni cristiano ed ogni comunità deve portare il proprio contributo critico alla vita della Chiesa.
All’attesa si devono accompagnare la riflessione, la provocazione, la protesta, la proposta, l’impegno, la testimonianza, la condivisione.