CATANIA – Urologia e robotica, due mondi sempre più vicini: ogni 26 secondi nel mondo viene eseguito un intervento di chirurgia robotica, e l’urologia è la branca con maggiore incidenza, con un caso ogni minuto e mezzo. Durante l’evento scientifico “Urologia funzionale, mettiamola in pratica – Conoscenze in gara” – che si è svolto in Sicilia sabato 6 luglio presso la sede idipharma di Catania– sono emersi dal confronto le più attuali strategie di cura e le nuove prospettive dell’urologia funzionale, affiancate dalle innovazioni tecnologiche in continua evoluzione e dagli studi che ne rivelano l’efficacia.
«Nel capoluogo etneo abbiamo aperto il confronto con urologi provenienti da tutta Italia – spiega Alessandro Giammò, responsabile Neuro-Urologia Torino e presidente della Società Italiana Urodinamica – abbiamo stimolato l’interazione e colto l’esperienza condivisa con un nuovo format pratico, affrontando controversie e diverse strategie terapeutiche che vertono sulla ritenzione urinaria, sull’incontinenza, sulla vescica iperattiva e sulle complicanze funzionali post intervento chirurgico di prostatectomia radicale. Tra i temi più contemporanei anche la robotica che è entrata nella pratica comune e l’intelligenza artificiale che inciderà sempre di più sullo sviluppo delle cure». «La branca emergente dell’urologia funzionale – afferma Roberto Carone, presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza – incide fortemente sulla cura dell’incontinenza di cui soffrono circa 7 milioni di italiani, cioè il 20-25% delle donne e l’8-10% degli uomini, indipendentemente dall’età. Questa patologia determina alti costi, è uno dei capitoli di spesa maggiori per gli assessorati alla Sanità: si spendono circa 2,5 miliardi di euro per affrontare la gestione e la cura. Prevenirne le conseguenze e curarla è fondamentale: l’incontinenza urinaria rappresenta ancora oggi un tabù, soprattutto le donne la vivono come un problema da nascondere o una normale disfunzione da affrontare con l’età, ma si può guarire con terapie farmacologiche, riabilitative e con interventi chirurgici che risolvono il 70-80% dei casi». Sull’avanzamento della medicina in ambito tecnologico è intervenuto da remoto Giuseppe Carrieri presidente in carica della SIU (Società Italiana di Urologia), che ha sottolineato il ruolo del progresso hi-tech in sanità: «L’Italia è il terzo Paese europeo per numero di piattaforme robotiche installate: erano 111 nel 2019 e oggi sono circa 170. Si contano 25mila interventi chirurgici assistiti da robot nel 2022 in Italia. Affidarsi all’innovazione è una scelta vincente, gli studi sui vantaggi nel campo della prostata ci fanno rilevare minore tempo di degenza post-operatoria, una minore perdita ematica, e vantaggi significativi in termini di continenza e potenza virale». Durante i lavori Ferdinando Fusco dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha evidenziato: «Eseguiamo trattamenti chirurgici per eradicare patologie maligne che preservano la vita, ben venga l’urologia funzionale per innalzare la qualità di vita dei pazienti perchè il nostro corpo deve garantirci delle funzioni, gli individui che soffrono di problemi disfunzionali cronici vivono e lavorano peggio, sono anche una spesa economica gravando sulla società». «Il confronto scientifico sulle più recenti evoluzioni delle cure – sottolinea Alessandro Bottino, amministratore unico di idipharma – è fondamentale per ottimizzare i trattamenti: continueremo nel percorso avviato, riunendo i maggiori esperti e puntando sulla ricerca per sviluppare terapie innovative sempre più performanti». Il dibattito scientifico ed etico tra gli urologi d’Italia è proseguito con una formula unconventional che ha consentito di esaminare i possibili scenari clinici, con diversità di vedute che – seppur muovendosi dentro le linee-guida sanitarie – hanno consentito di far emergere differenti approcci chirurgici e soluzioni terapeutiche sui nuovi target terapeutici con l’intento di ottimizzarne i trattamenti.